Il fratello Pietro Orlandi ha partecipato alla seduta: «Vedere tutti applaudire verso di noi mi ha commosso». Non si spegne intanto l’eco mediatica anche all’estero dopo il documentario Netflix Vatican Girl. Mercoledì è arrivata la notizia che la produzione è stata nominata ai Bafta, il premio britannico equivalente agli Oscar statunitensi
Dopo quarant’anni di misteri, la Camera dei deputati ha deciso di approvare all’unanimità l’istituzione della Commissione di inchiesta per il caso di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa nel 1983. Il fratello, Pietro Orlandi, ha partecipato alla seduta: «C'è la volontà a fare chiarezza. Oggi ho sentito la vicinanza delle istituzioni e devo dire anche l'affetto, perché vedere tutti i presenti in aula, al termine della votazione, alzarsi e applaudire rivolgendosi tutti verso la tribuna dove stavamo noi, mi ha colpito e, ammetto, commosso».
La proposta di legge
Il relatore di uno dei disegni di legge confluiti in quello definitivo, Francesco Silvestri (M5s), l’ha definita «una giornata storica». Una presa di posizione dello stato italiano che ha contato su 245 voti a favore sui 245 deputati presenti e che adesso passerà al Senato prima che si avviino i lavori. Nel testo del disegno di legge si fa esplicito riferimento alle reticenze della chiesa.
Intanto, dopo la morte del papa emerito Benedetto XVI, come hanno notato parecchi commentatori, anche il Vaticano a gennaio ha deciso di avviare delle indagini partendo dai ripetuti esposti della famiglia.
La commissione parlamentare, così come fortemente voluto da Roberto Morassut (Pd), anche lui firmatario di una delle proposte iniziali, ha chiesto e ottenuto che fosse inserita negli ambiti di indagine anche la scomparsa di Mirella Gregori, avvenuta poche settimane prima di quella di Emanuela Orlandi: «Il diritto a seppellire i propri cari nella speranza che da quel luogo essi possano risorgere. Forse, Emanuela e Mirella, e le tante ragazze e ragazzi scomparsi e mai denunciati sono ancora vivi, noi lo speriamo; ma se così non fosse meritano un degno riposo».
La storia
Il 22 giugno del 1983 Emanuela sarebbe dovuta tornare a casa una volta terminata la sua lezione di flauto e canto alla scuola di musica Ludovico da Victoria in piazza Sant’Apollinare, tra piazza Navona e Palazzo Madama. Qualcuno, racconterà in una telefonata alla sorella, le ha offerto una grossa cifra per distribuire prodotti Avon alla sfilata delle sorelle Fontana. Da quel momento di lei si sono perse le tracce.
Il 3 luglio, san Giovanni Paolo II, allora papa, ha espresso durante l’angelus la sua vicinanza ai familiari per la scomparsa della giovane, e ha chiesto senso di umanità in chi aveva «responsabilità» in questo caso. Lui il primo ad aprire alla possibilità del rapimento piuttosto che alla fuga o a un incidente.
Due giorni dopo, la sala Stampa Vaticana ha ricevuto la telefonata di un uomo dall'accento anglosassone, ribattezzato dalla stampa l'Americano. Disse di avere in ostaggio la ragazza e che l'avrebbe liberata solo dopo che a Mehmet Alì Agca, l'uomo che sparò a Karol Wojtyla il 13 maggio 1981, fosse stata concessa la libertà. Agca sarebbe dovuto uscire dal carcere entro il 20 luglio.
Intanto si sono aggiunte altre piste. Una legherebbe il rapimento a un presunto rapporto tra Banda della Magliana e Vaticano per questioni economiche irrisolte, tra la crisi dello Ior, lo scandalo del Banco Ambrosiano e l’omicidio del banchiere Roberto Calvi. Sabina Minardi, compagna del boss Enrico “Renatino” de Pedis, ha confermato il rapimento della ragazza a opera della banda per oscuri intrecci con il Vaticano. Nel frattempo si è fatta spazio l’ipotesi di episodi di pedofilia ai livelli più alti del clero, versione ribadita al blog Notte Criminale da un sodale di De Pedis. Nessuna ricostruzione finora è risultata decisiva.
Nel 2017, Emiliano Fittipaldi – oggi vicedirettore di Domani – ha pubblicato un documento inedito proveniente da una cassaforte vaticana: una sorta di elenco di note spese dello stato pontificio per l’allontanamento domiciliare di Emanuela Orlandi dal 1983, anno del rapimento, fino al 1997-1998, l’anno in cui il resoconto è stato firmato. Testo che il Vaticano si è affrettato a definire «falso e ridicolo». Questioni su cui adesso il parlamento dovrà cercare risposte.
L’eco mediatica
Non si spegne intanto l’eco mediatica anche all’estero, dopo il successo del documentario Netflix Vatican Girl, ricostruzione che ha avvalorato ancora una volta il tema della pedofilia. Tra i testimoni intervenuti nelle puntate, anche un’amica della ragazza che ha parlato di come Orlandi le avesse raccontato di essere stata importunata nei giardini vaticani da un prelato. Mentre il mistero approda in parlamento, mercoledì è arrivata la notizia che il documentario è stato nominato ai Bafta, il premio britannico equivalente agli Oscar statunitensi.
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