Se non si ricorrerà al voto, per l’esponente della coalizione di sinistra, si rischia «l’assalto dei barbari come a Washington». Con il sì incondizionato al nuovo esecutivo inoltre il centrosinistra perderà terreno: «Confermi che sei sostanzialmente al servizio e non esprimi niente di originale» e apprezza Giorgia Meloni. Ridimensiona il pericolo contagio paventato da Mattarella: «Non ci sono prove scientifiche in questo senso»
- Stefano Fassina, il deputato parte di LeU con la sua fazione minoritaria sotto la sigla “Patria e costituzione”, va controcorrente: «Sto parlando con il Pd e con il Movimento per convincerli a condizionare il sì a Draghi alla data delle elezioni. Tra i Cinque stelle questa posizione sta trovando attenzione».
- Per lui «questo permetterebbe di aderire alla proposta del presidente Sergio Mattarella senza però cancellare la residua autonomia della politica». Su questo «c’è sintonia con Bettini» anche se non è la linea dei dem.
- Fassina critica il Pd perché sta cercando di portare tutti verso il sì incondizionato a Draghi, invece apprezza una parte del centrodestra: «Giorgia Meloni brilla per autonomia politica perché riesce a sottrarsi a questa morsa culturale».
Stefano Fassina, il deputato parte di LeU con la sua fazione minoritaria sotto la sigla “Patria e costituzione”, va controcorrente: per lui il sì a Draghi è possibile solo in vista di elezioni a settembre.
«Questo passaggio non deve compromettere l’alleanza di tutte le parti con il centrosinistra con il Movimento 5 stelle: una proposta che potrebbe allineare le posizioni è quella di votare a favore del governo Draghi con l’impegno di tutti i partecipanti di arrivare allo scioglimento delle camere a luglio e al voto a settembre. Questo permetterebbe di aderire alla proposta del presidente Sergio Mattarella senza però cancellare la residua autonomia della politica».
Secondo lei è praticabile? Per molti una figura come Mario Draghi non può essere associata a un governo a tempo.
E allora se è così andremo su posizioni diverse. Con un problema che non riguarda solo l’alleanza Pd-LeU-M5s, ma anche la democrazia. Questo è un governo promosso dal presidente, che non nasce in Parlamento, che ha senso solo davanti all’emergenza. Se diventa un governo di legislatura per quanto mi riguarda è la completa perdita di dignità della classe dirigente che farà fatica a chiedere fiducia alle elezioni.
Se la proposta è un governo che va oltre luglio voterà no.
Esatto. Con un governo che non preveda elezioni a settembre.
Ne ha parlato nel suo gruppo LeU? Ci sono anche Articolo 1 e Sinistra italiana.
È una questione che ho posto. Le posizioni che abbiamo sono diverse.
Le altre quali sono?
Come detto dal capogruppo, Federico Fornaro, vogliono verificare le proposte di Draghi. Questo può portare a una differenziazione nel voto. Vedremo cosa accadrà.
Lei come si sta muovendo?
Sto parlando con il Pd e con il Movimento per convincerli a condizionare il sì a Draghi alla data delle elezioni. Tra i Cinque stelle questa posizione sta trovando attenzione.
Da parte di chi?
Non voglio mettere in difficoltà gli interlocutori, ma ne hanno discusso anche nell’assemblea congiunta di ieri sera. Per quanto mi riguarda sto cercando di portare avanti questa posizione sia con il Pd che con il Movimento 5 stelle.
Draghi non le piace?
Ho un’ottima opinione di Draghi, ma il punto non è quello. In democrazia i governi li indicano i parlamentari scelti dagli elettori. Dopodiché è un liberale, quindi ha un’impostazione politica con la quale dialogo ma che certamente non è l’espressione degli interessi dei lavoratori.
L’ex capo politico Luigi Di Maio nella riunione del Movimento di ieri sera ha detto che vuole un governo politico. Senza spiegare che cosa intende. Se Draghi mettesse in campo una formula di governo politico sarebbe diverso?
Ma no, bisogna riconoscere la straordinarietà della fase. La differenza con Conte è rilevante – anche se la mia posizione so che è marginale. L’ex premier era stato proposto dai partiti, sia la prima che la seconda volta, mentre Draghi è stato indicato per l’emergenza. Quando devi ricostruire un paese dopo il Covid-19 c’è bisogno di farlo con un mandato popolare: questo è un punto di democrazia che mi colpisce che non venga considerato. Questo prescinde la squadra di governo. Oppure ci arrendiamo al fatto che la sovranità popolare per qualcuno è un danno che va evitato il più possibile.
Mattarella dice che il voto in questo momento fa aumentare il contagio.
Non ci sono prove scientifiche in questo senso, e non c’è un’analisi che colleghi il contagio al voto. Comunque nei prossimi mesi sono previste elezioni in Calabria e nei comuni. Abbiamo votato a settembre l’anno scorso. Il punto è capire qual è il male minore: se la sovranità popolare è l’ultima delle variabili da prendere in considerazione non ci stupiamo se ci sono le invasioni dei barbari nei palazzi delle istituzioni a Washington.
Anche in Italia si rischia quello che è accaduto a Capital Hill?
Mi auguro di no, ma sono evidenti i rischi. Chi ha vinto le elezioni nel 2018 ha vinto su uno spartito diverso da quello interpretato da Draghi.
Qualcuno all’interno del centrosinistra la vede come lei?
La sintonia più larga l’ho trovata nel post che ha fatto Goffredo Bettini (dirigente del Pd, ndr).
Anche lui vorrebbe elezioni a settembre?
Sì certo, mi è sembrato abbastanza esplicito.
Quindi Draghi potrebbe spaccare il Pd?
No, lo escludo. Comunque voterà compattamente. Il Pd non ha imparato niente dalla lezione del governo Monti: anzi cercherà di attrarre tutti sulla posizione, come sta già cercando di fare, con un errore micidiale, perché se il Movimento 5 stelle diventerà un Pd meno competente, il valore aggiunto sociale si rattrappisce e la destra avrà praterie. Perché i Cinque stelle hanno raccolto quel consenso sulla base di un messaggio che non era la linea nell’establishment del paese. Se li omogeinizzi, anche se poi ci fai l’alleanza, il loro valore aggiunto diventa nullo.
Prevede un complessivo arretramento del centrosinistra rispetto al centrodestra insomma.
Sì, per ragioni di autonomia. Perdi autorevolezza: confermi che sei sostanzialmente al servizio e non esprimi niente di originale. Dicendo no a Draghi paradossalmente brilla - e lo dico con sofferenza e distanza culturale - Giorgia Meloni: brilla per autonomia politica perché riesce a sottrarsi a questa morsa culturale.
Anche se alla fine decidesse di astenersi per non allontanarsi troppo dagli alleati…
Giustamente fa politica. Ci tiene a non rimanere isolata: capisco la sua posizione. Per questo centrosinistra e Movimento potrebbero votare a favore del governo Draghi ma in vista di elezioni, così da non rimanere isolati e salvaguardare la coalizione senza smarrire quel minimo di autonomia politica che è condizione di sopravvivenza.
LeU, la coalizione di sinistra, invece, ha detto Fratoianni nel corso del congresso di Si, non è riuscita a diventare un partito e non è diventata di peso nel panorama politico. Vedremo questa coalizione esplodere?
Questo è un dato di realtà. Per il primo anno dopo elezioni ho provato ripetutamente, ho trovato indisponibilità da parte di Sinistra Italiana e Articolo 1. Ora c’è un cambio di rotta di Si, ed è positivo. LeU ha un senso come soggetto politico autonomo dal Pd se ha qualcosa di distintivo da dire. La mia posizione viene caricaturizzata come “sovranismo di sinistra”, però se vuoi fare il soggetto autonomo rispetto al Pd ma sei sullo stesso schema con un’interpretazione naive e giovanilista, non vai oltre il 2-3 per cento.
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