La raccolta delle firme a sostegno della richiesta del referendum abrogativo della legge Calderoli per l’Autonomia regionale differenziata è partita, dovrà concludersi entro il 30 settembre. 500.000 firme sono un obiettivo impegnativo in poche settimane e in periodo feriale. L’inizio è incoraggiante ma occorre accelerare e avere presto a disposizione anche la modalità online.
Il referendum abrogativo è la conseguenza ovvia della forte opposizione nella società, in particolare nelle regioni del Sud, come confermano le dichiarazioni allarmate per gli effetti nefasti di questa legge, imposta dalla Lega, da parte del presidente della regione Calabria di Forza Italia, Roberto Occhiuto, che rivelano dissensi a destra.
Italia lacerata
Purtroppo il parlamento, malgrado una forte opposizione, non è riuscito a bloccare l’approvazione di questa legge sbagliata, che rischia di lacerare l’Italia negando diritti fondamentali come sanità e istruzione a una parte del paese.
Possono rimediare solo elettrici ed elettori con il referendum che si svolgerà nella primavera del prossimo anno. Il premio di maggioranza scattato nel 2022 ha “regalato” alle destre il 59 per cento dei parlamentari con solo il 44 per cento dei voti ed è stato usato come una clava per imporre questa legge sbagliata, che porterà anche al Nord un risultato opposto a quello propagandato. In cambio Giorgia Meloni avrà l’elezione diretta del presidente del Consiglio.
Il patto di potere tra Lega e Fratelli d’Italia si regge sull’approvazione di queste leggi.
Il primo passo
Presentare il quesito abrogativo è solo il primo passo, per quanto importante, perché sarà necessario convincere la Corte costituzionale ad ammettere il referendum.
Si dovrà dimostrare che abrogare questa legge impedirebbe la crescita senza controllo delle differenze nell’esigibilità dei diritti costituzionali da parte dei cittadini in tutto il paese e che saltino i conti pubblici per un meccanismo che trasferirebbe fondi dello stato sulla base di un accordo a due tra la regione e il governo senza riguardo al servizio del debito pubblico.
Inoltre questa legge sottrae al parlamento, al governo, a partire dal ministero dell’Economia e dalla Ragioneria, il controllo dei conti pubblici visto che una commissione mista tra la regione e il governo definirebbe i trasferimenti e il ricalcolo annuale. Questo, come ha dimostrato Stefano Fassina, avrebbe conseguenze dannose anche per le regioni del Nord, a cui è stato promesso un guadagno che in realtà si trasformerà nel suo contrario.
Per di più la legge Calderoli ha un rapporto finto con la legge di Bilancio, a cui è stata agganciata solo per rendere più difficile la richiesta del referendum abrogativo, visto che esclude aumenti di spese per lo stato.
Diritti uguali per tutti
Per garantire diritti fondamentali uguali a tutti gli italiani ed evitare una deriva fuori controllo per i conti pubblici è necessario che elettrici ed elettori abroghino la legge Calderoli con il referendum.
Dopo il disco verde della Corte partirà il lavoro per arrivare alla maggioranza più uno di elettori partecipanti al voto. Votare questa volta sarà decisivo per il futuro dell’Italia, come lo è stato altre volte in passato (divorzio, aborto, acqua pubblica, nucleare) e nello stesso giorno si voterà anche per abrogare norme che negano diritti fondamentali ai lavoratori.
Il Si all’abrogazione unificherà gli obiettivi della tornata referendaria. Se il referendum fermerà l’Autonomia differenziata potrebbe esserci anche il blocco delle nefaste modifiche costituzionali delle destre.
Il premierato
La Camera deve esaminare la modifica costituzionale approvata dal Senato per eleggere direttamente il presidente del Consiglio, che taglia poteri del presidente della Repubblica e riduce il parlamento a un ruolo servente e subalterno.
Concentrare l’attenzione sul referendum abrogativo della Calderoli non deve distrarci dall’attenzione su questo tentativo di stravolgimento della nostra Costituzione contro cui deve esserci un’opposizione netta.
La Camera ha iniziato ad ascoltare esperti ma il governo vorrebbe che l’esame del testo iniziasse dimenticando che la ministra Elisabetta Casellati si era impegnata al Senato a presentare la proposta di legge elettorale prima dell’esame del premierato.
Il governo deve dire quale legge elettorale propone. Non può fare il gioco delle tre carte. Deve chiarire la sua proposta al parlamento e al paese e a quel punto sarà chiaro che il contrasto è di fondo se si vuole restare una Repubblica parlamentare democratica e antifascista.
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