Con un emendamento di Forza Italia è stato eliminato il tetto dei tre mandati previsto per i vertici federali. A beneficiarne è anche Paolo Barelli, capogruppo dei berlusconiani alla Camera e storico numero uno della Federnuoto. Intanto il partito porta il cognato di Lotito, Marco Mezzaroma, alla presidenza di Sport e Salute
Forza Italia fa un bel regalo al proprio capogruppo alla Camera, Paolo Barelli, fedelissimo del leader Antonio Tajani. Con un emendamento al decreto Pa bis, firmato dal suo vice a Montecitorio Raffaele Nevi, è stato infatti eliminato il tetto dei tre mandati per i presidenti delle federazioni sportive, uno dei capisaldi della riforma voluta dall’ex ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora.
Il più classico dei blitz parlamentari, compiuto in piena notte, su un tema che a Barelli, storico presidente della Federnuoto (Fin), sta molto a cuore. Certo, attualmente sulla sua testa pende la sospensione fino al 2025 decisa dalla Fina, l’organismo internazionale del nuoto, che lo accusa di comportamenti indebiti.
Lui respinge al mittente gli addebiti e tira dritto. Entro fine mese dovrebbe arrivare la sentenza del Tas ma, nell’attesa di porre fine al contenzioso, lo storico presidente della Fin incassa la possibilità di ricandidarsi grazie alla modifica approvata dalla maggioranza in commissione Affari costituzionali alla Camera. Un colpo da maestro, che garantisce il beneficio anche a un altro deputato di FI, Maurizio Casasco, attuale presidente della Federazione medico sportiva italiana.
L’operazione dei berlusconiani a Montecitorio blinda di fatto i vertici dello sport, rendendoli una sorta di monarchi assoluti: possono restare in carica a vita. La notizia è molto gradita, tra gli altri, ad Angelo Binaghi, numero uno della Federtennis, che vanta ottimi rapporti con il centrodestra (nel 2019 si era ipotizzata anche una sua candidatura a presidente della regione Sardegna). Ma è l’intera “casta dei presidenti” a tirare un sospiro di sollievo, dopo aver trovato lo strumento per non perdere la tolda del comando. Nella seconda parte del 2024 potranno affrontare le elezioni interne. La forzatura dell’emendamento alla Camera anticipa, peraltro, il pronunciamento della Corte costituzionale, chiamata in causa per un ricorso sulla presunta illegittimità sul numero di mandati.
Il salva-Barelli
Sulla questione il ministro dello Sport, Andrea Abodi, era rimasto sempre prudente. Diceva di non appassionarsi alla vicenda. Intanto le pressioni dei capi delle federazioni sono aumentate a dismisura, da mesi si ragionava su come realizzare l’intervento. Qualcuno aveva addirittura progettato un cambio di denominazione e di ragione sociale per azzerare l’attività, compreso il numero dei mandati presidenziali. Ed ecco la “soluzione Nevi”. C’è però chi non ha gradito. «Ci sono presidenti federali attualmente in carica da sei mandati, ovvero da quando in Italia esisteva ancora la lira», dice Mauro Berruto, deputato del Pd.
Nel dettaglio l’emendamento “salva-Barelli”, elimina la norma che fissava il tetto a 3 mandati (ciascuno di 4 anni). L’unico limite è che i presidenti intenzionati a candidarsi per la quarta volta devono avere una maggioranza qualificata, pari a tre quinti dei voti espressi. Un compito facile per chi ha tra le mani, per decenni, le leve delle strutture federali. «Chi ha visto un’elezione federale sa di cosa parlo: scatoloni di deleghe e pullman stipati per portare le persone alle urne», attacca ancora l’ex ct dell’Italvolley Berruto.
Forza Sport
Ma l’operazione “mani sullo sport” di Forza Italia si è estesa anche a Sport e Salute, la società in house del ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti. Era stato proprio il dirigente della Lega a creare la società nel 2018, costruendola in ottica anti-Malagò. Il compito istituzionale era di erogare i fondi alle federazioni, sottraendoli alla disponibilità del Coni, e promuovere lo sport di base, i corretti stili di vita, per incrementare la pratica sportiva.
Dopo quasi dieci riunioni andate a vuoto, è stata indicata la nuova governance con il siluramento dell’attuale presidente e amministratore delegato, Vito Cozzoli. A sostituirlo Diego Nepi Molineris, il “principe” del Foro Italico (che gestisce da anni), indicato come amministratore delegato. Un profilo apprezzato da Giorgetti, con il placet di Abodi, e con la benedizione del presidente del Coni, Giovanni Malagò.
Ed è proprio lui a uscire ulteriormente rafforzato dal giro di nomine e dall’indebolimento di Sport e Salute che, con la riforma del governo, fungerà da bancomat senza poter stabilire le modalità di erogazione delle risorse. Malagò è sempre più una sorta di ministro ombra, approfittando del fatto che Giorgetti è alle prese con altri problemi e non può dedicarsi a lui.
In questo clima Marco Mezzaroma è stato designato nuovo presidente di Sport e Salute. E sul suo nome si staglia l’ombra di Forza Italia nella persona del senatore Claudio Lotito. Mezzaroma è suo cognato ed è stato il patron della Lazio a farlo diventare presidente della Salernitana quando ne era il proprietario. A completare il quadro ci sono gli ottimi rapporti dell’imprenditore con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Con simili sponsorizzazioni, Mezzaroma ha superato la concorrenza di Giuseppe De Mita, a lungo dato come possibile favorito all’incarico. Non aveva scelto la compagnia giusta: quella di una Forza Italia pronta a prendersi lo sport. Facendo anche più di Abodi.
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