Tajani le ha offerto di presiedere la Consulta del segretario nazionale di Forza Italia. L’ex sindaca di Milano si era candidata con il terzo polo alle regionali in Lombardia ma ha rotto con Renzi e Calenda a causa della collocazione europea: «Mi riconosco nel Ppe, loro in Renew Europe»
Un fulmine a ciel sereno rischiara Forza Italia: Letizia Moratti, mitologica ex sindaca di Milano e berlusconiana della prima ora che poi si è allontanata dalla strada maestra, è rientrata nel partito.
Per accoglierla, si è scomodato addirittura il segretario Antonio Tajani, che per lei ha temporaneamente lasciato la Farnesina proprio mentre è ancora in corso il conflitto a fuoco in Israele.
Entrando nella sede dei gruppi di FI ha confermato che domani sarà in Egitto «per incontrare il presidente Sisi e il ministro degli Esteri, perchè è importante mantenere il dialogo anche con i Paesi arabi moderati» e che, poco prima della conferenza stampa ha parlato «con il ministro degli Esteri turco».
«Le ho proposto di entrare nella Consulta del segretario nazionale di Forza Italia, organismo di cui per statuto fanno parte persone di prestigio della comunità», ha detto Antonio Tajani, che ha aggiunto: «Non scherzavo quando dicevo che FI vuole arrivare al 20 per cento dei consensi, è raggiungibile e a questo sto lavorando, per questo cerco persone di alto livello».
Moratti presiederà la consulta e Tajani le ha chiesto di concentrarsi su clima, lavoro ed economia, producendo proposte politiche e studi in coordinamento con i gruppi parlamentari.
Formalmente, Moratti presiederà la consulta e Tajani le ha chiesto di concentrarsi su clima, lavoro ed economia, producendo proposte e studi in coordinamento con i gruppi parlamentari: un ruolo inedito ma di prestigio interno, che le permetterà di avere accesso a ogni livello del partito.
L’ex sindaca di Milano, sorridente nel suo completo azzurro scuro, ha accettato
«con spirito di responsabilità e servizio, per Forza Italia e per il paese».Poi ha elencato le sue buone ragioni per un ritorno alle origini: prima di tutto in forza del «legame personale e politico con Silvio Berlusconi», poi per realizzare l’obiettivo di «forte rilancio del partito».
Non una parola di più, non una di meno: Moratti ha glissato con eleganza sulla domanda rispetto alle critiche che proprio da Forza Italia le erano arrivate quando, appena qualche mese fa, si era candidata con il terzo polo per guidare la Lombardia. «Un tradimento consumato solo per il capriccio di una ricca signora, annoiata e in cerca di una poltrona», aveva tuonato all’epoca la presidente dei senatori azzurri, Licia Ronzulli. A cui deve essere costato molto, ieri, rilasciare una nota di augurio di buon lavoro: «Siamo certi che sarà in grado di dare il suo apporto determinante in Forza Italia, così come ha fatto in passato in tutte le sue esperienze dirigenziali e politiche». La vendetta, del resto, è un piatto che va gustato freddo.
Il ritorno dopo il terzo polo
Algida e schiva ma certa dei suoi mezzi, Moratti non si è mai tirata indietro da nessun incarico. Tra i più prestigiosi, la presidenza della Rai tra il 1994 e il 1996, il ministero dell’Istruzione tra il 2001 e il 2006. Due poltrone in posti chiave per gli allora governi Berlusconi che all’epoca l’hanno proiettata nella galassia dell’alta dirigenza del partito del Cavaliere.
Oggi, con il suo ritorno in Forza Italia, Moratti chiude la luna di miele mai davvero scattata tra lei e il terzo polo, che l’anno scorso la candidò come indipendente alle regionali in Lombardia contro il leghista Attilio Fontana.
Lei, convinta di sfondare, si fermò invece un soffio sotto la doppia cifra, al 9,9 per cento, infrangendo così l’illusione del secondo posto – o addirittura di sabotatrice della Lega per una vittoria del centrosinistra – che alcuni sondaggi le avevano attribuito.
Eppure – a riprova della sua trasversalità - alla vigilia della campagna elettorale il suo nome era stato ipotizzato anche da una parte del Pd milanese, nella speranza di insidiare così sul serio il primato del centrodestra.
L’addio contribuisce a smembrare un progetto centrista mai veramente decollato e
funestato dalle liti.Serafica, l’ex sindaca ha detto di «non rinnegare nulla del mio passato politico» e ha confermato gli abboccamenti con i leader di Italia Viva e Azione. Ma «con molto rispetto e stima per entrambi», la sua strada torna a tingersi d’azzurro. «La mia scelta è stata determinata soprattutto alla collocazione a livello europeo di FI nel Partito popolare europeo, in cui mi riconosco. Renzi e Calenda, invece, guardano a Renew Europe».
Il riferimento alla sua prospettiva europea potrebbe far pensare ad una sua candidatura alle prossime europee ma Moratti ha detto chiaramente che non si candiderà. Eppure, dentro il partito le porte sarebbero aperte: «Se vorrà farlo saremmo tutti felici», ha detto il vicecoordinatore di Forza Italia Alessandro Cattaneo.
Del resto, il ritorno è un colpo importante per FI
a caccia disperata di consensi per superare lo sbarramento del 4 per cento alle europee e scongiurare l’eclissi politica. Moratti sarebbe la candidata perfetta per i l collegio nord-ovest, con un elettorato consolidato in Lombardia, la possibilità di organizzare una campagna costosa e il feeling storico con la destra e personale con la premier Giorgia Meloni.I piani futuri
Invece, i piani di lady Moratti potrebbero essere anche più ambiziosi. «Le europee sono un passaggio importante ma quello a cui aderisco con Forza Italia è un progetto che guarda più in là», si è limitata a dire lei.
Fonti interne alla galassia di Arcore, però, suggeriscono che questo sguardo oltre possa tradursi in un’opa sul partito con la benedizione dei figli del Cavaliere, che da tempo starebbero ragionando di come disimpegnarsi rispetto alla creatura politica del padre. Il secondogenito Piersilvio avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di una successione, ma sondaggi interni lo avrebbero scoraggiato.
Moratti, invece, avrebbe tutte le carte in regola: un profilo trasversale in grado di attirare gli storici militanti di FI ma anche il mondo centrista che il terzo polo non è riuscito a entusiasmare e ottimi rapporti con Meloni. Più una cosa che solo lei potrebbe mettere in campo: una forza economica personale in grado di rilevare Forza Italia. Tutte suggestioni, per ora. Intanto, il suo ritorno tra le file di FI è stato accolto con entusiasmo dai dirigenti, segno che qualcosa ha ricominciato a muoversi.
Riserva della repubblica
Il ritorno di Moratti può considerarsi un colpo importante per Forza Italia. Lei, infatti, è uno dei volti più trasversali nella galassia moderata del centrodestra, stimata però anche da Fratelli d’Italia.
Considerata una delle riserve della repubblica sul fronte conservatore, il suo nome era stato fatto balenare nella corsa al Quirinale del 2022 e a ipotizzarlo a sorpresa era stata la galassia che faceva riferimento a Giorgia Meloni.
L’attuale premier e Moratti, infatti, hanno un feeling storico che viene addirittura dagli anni di An: a proporla come candidata sindaca a Milano nel 2006, infatti, non fu Forza Italia (che pure l’aveva portata al governo) ma proprio Alleanza Nazionale.
I guai giudiziari
Nel passato di Moratti c’è anche qualche guaio giudiziario. Nel 2017 la Corte dei conti l’ha condannata per aver assegnato incarichi irregolari durante i suoi anni da sindaco di Milano – doppi incarichi a consiglieri regionali, spese pletoriche per un ufficio stampa da venti persone – e nelle motivazioni alla sentenza d’appello si legge che lei avrebbe avuto «uno scriteriato agire, improntato ad assoluto disinteresse dell'interesse pubblico alla legalità e alla economicità dell'espletamento della funzione di indirizzo politico-amministrativo spettante all'organo di vertice comunale».
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