Gli anni d’oro di Mario Zurlo non sono quelli da ex soldato dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar), una delle più note organizzazioni eversive neofasciste che ha seminato morte e terrore a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Piuttosto sono quelli della sua seconda vita da imprenditore. Un’esistenza lontana dai riflettori, trascorsa in un anonimo condominio di Roma nord, al civico 39 di una via da cui transita un flusso milionario, che tramite società e associazioni italiane ed estere viaggiano da un capo all’altro del continente. A spostare capitali tra Roma e Londra sono organizzazioni collegate anche a Roberto Fiore, il capo di Forza nuova arrestato per l’assalto alla Cgil. «Con Fiore ci conosciamo da quando eravamo bambini», conferma Zurlo.
La prima puntata sulla cassaforte nera dei neofascisti
A partire dal 2016 e almeno fino al luglio del 2018, secondo i documenti consultati da Domani, sul conto corrente di Zurlo e su altri intestati alle società a lui collegate, quasi tutte domiciliate allo stesso indirizzo della capitale, si sono riversati decine di bonifici: a versare regolarmente sono soprattutto trust inglesi collegati al leader di Forza nuova.
Zurlo dice di non sapere nulla della rete di trust che attraverso diversi canali e passaggi da conto corrente a conto corrente ha fatto fluire a società a lui collegate quasi due milioni di euro in meno di due anni. Eppure nei bilanci 2015-2016 di uno dei trust, il Saint Michael Archangel (fondato da Fiore nel 1995), è registrato un pagamento di mille euro nei confronti dell’ex Nar Zurlo per «aver collaborato alla campagna di raccolta fondi». Come spiegarlo? «Ma forse avrò dato una mano per qualche cosa a Roberto...», taglia corto l’imprenditore romano.
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Dio, patria e milioni
Una delle società centrali in questa trama di vecchi camerati divisi tra lotte contro il green pass e affari immobiliari si chiama Super Mario Gestioni Immobiliare, domiciliata al solito civico 39 dove vive Zurlo, procuratore della Super Mario. Sul conto corrente dell’azienda, solo nel 2016, il trust britannico intitolato a san Michele arcangelo ha versato più di 97mila euro. Ma quando le cifre si fanno più consistenti il percorso seguito dal denaro si fa più tortuoso: nello stesso anno, per esempio, l’associazione Ad Majora riceve dal trust britannico di Saint Micheal poco meno di 800mila euro e quasi 200mila euro da un secondo trust dedicato a Saint Mark the Evangelist. «Ad Majora è un’associazione culturale che fino a prima della pandemia si occupava anche di organizzare corsi di catechesi», spiega Zurlo, che nega di essere l’amministratore, ruolo che invece risulta dai documenti che abbiamo visionato.
La video inchiesta sulla cassaforte dei neofascisti
Tra il 2016 e il 2018 anche l’Opera San Michele Arcangelo, un’associazione benefica cattolica collegata all’ex soldato dei Nar, ottiene dal trust Saint Micheal, fondato dal neofascista Fiore, 740mila euro. La somma incassata delle due associazioni legate a Zurlo è di oltre 1,5 milioni di euro. Tesoretto che viene successivamente ripartito tra aziende ancora una volta nell’orbita dell’ex militante amico di Fiore: Da.Do. Srl riceve una cifra superiore a 250mila euro; a Super Mario Gestioni immobiliari vanno 235mila euro; 200mila euro sono prelevati in contanti mentre quasi 500mila euro finiscono sui conti di Christian Albert Lindgreen. «Lind...che? Non so chi sia», dice Zurlo. Strano, perché Lindgreen, danese di nascita e romano di adozione, ha un doppio ruolo in questo intreccio finanziario, al pari di Zurlo. Da una parte risulta amministratore del Trust Saint Mark (considerato sempre della galassia neofascista), dall’altra è stato socio di Zurlo, con cui aveva fondato una fiduciaria che portava i loro nomi: LZ fiduciaria di Lindgreen e Zurlo. Inoltre per diversi anni anche Lindgreen aveva il domicilio nella medesima strada di Roma nord dove troviamo il nome sul campanello di Zurlo e i domicili delle società e associazioni. È probabile che Lindgreen condivida gli stessi ideali di Zurlo e Fiore, nel 2017 ha finanziato la fondazione Europa Terra Nostra, espressione del partito europeo dei neofascisti fondato da Fiore: Alliance for peace and Freedome.
A partire da quegli anni era molto attiva un’altra sigla: Opera San Michele Arcangelo, associazione benefica cattolica, di cui Zurlo è amministratore, secondo quanto dichiara al suo istituto di credito. L’Opera gira 166mila euro sui conti correnti della società specializzata in ristorazione e catering Da.Do. Srl., sede a Roma, che ha come amministratore e socio un altro cittadino nato in Danimarca come Lindgreen: si chiama Christian Albert Bertone. L’ultimo bilancio disponibile della società risale al 2012, e sappiamo che all’assemblea dei soci era presente anche Zurlo, incaricato da Bertone di fare il segretario. Alla Da.Do. in ogni caso arrivano fondi, 102mila euro, anche dall’associazione culturale Ad Majora. Altri 304mila sui conti della srl arrivano dal trust britannico fondato da Fiore, il Saint Michael. Lo stesso trust che tra il 2015 e il 2016 aveva versato sui conti di Da.do. Srl 35mila euro. Il motivo lo spiega il bilancio del trust: «Ha organizzato conferenze e convegni a Roma, Milano, Napoli, Catania, Verona e opere sociali in aree disagiate». Di questo tesoretto, 199mila euro arrivano sui conti dell’ex militante dei Nar, Zurlo.
Sfumature di nero
I trust che tra 2016 e 2018 hanno riversato centinaia di migliaia di euro sulle società legate all’ex dei Nar trasformatosi in imprenditore e sfuggito dalla scena dell’attivismo politico, sono tutti legati alle attività economiche o associative dei neofascisti che hanno vissuto a lungo in Gran Bretagna, sull’esempio di Fiore, fuggito a Londra per evitare l’arresto e dribblare la successiva condanna. L’ex terrorista nera dei Nar, Francesca Mambro (condannata per la strage di Bologna), ha accusato Fiore di essere scappato all’epoca con la cassa della destra eversiva. Accusa ribadita nel 2018 durante una delle udienze del processo contro il quarto uomo dell’attentato.
Il trust di Saint Michael Archangel, per esempio, ha tra gli amministratori Beniamino Iannace, ex socio del leader di Forza nuova Fiore. Tra gli amministratori del trust Saint Mark c’è appunto Lindgreen.
Si tratta, insomma, di società legate agli amici di Zurlo che riversano fondi ad associazioni culturali, di cui Zurlo è il rappresentante legale, o direttamente sui conti dell’imprenditore che, come lui stesso dice, è amico del leader di Forza nuova fin da quando era bambino.
I documenti che Domani ha ottenuto mostrano anche l’utilizzo fatto da Zurlo di quell’enorme mole di finanziamenti arrivati dall’estero. Da Roma hanno seguito il percorso inverso, attraverso carte prepagate, prelievi in contanti o dirottandoli con nuovi bonifici, l’amico di Fiore ha riportato buona parte di quei soldi di nuovo all’estero soprattutto verso una società di cui lui stesso è socio: quasi un milione di euro, infatti, sono stati dirottati verso una società londinese chiamata Lions Marketing Ltd. Fino alla cessazione dell’attività, avvenuta nel 2019, gli amministratori della Lions erano lo stesso Zurlo e Stefano Pistilli, molto vicino alla famiglia Fiore e fondatore di uno dei movimenti integralisti pro vita d’Europa, la Coalition pour la vie et la famille collegata alla più nota associazione Pro Vita & Famiglia, i cattolici conservatori in prima linea contro aborto e a difesa della famiglia tradizionale. In sostanza in meno di due anni, Zurlo e le società a lui connesse triangolano 1,8 milioni dalla Gran Bretagna all’Italia, e ancora da Roma a Londra, attraverso un sistema di scatole che servono soprattutto al passaggio dei denaro in arrivo dai trust londinesi legati al leader di Forza nuova ora in carcere per l’assalto alla Cgil del 9 ottobre scorso.
Case ai camerati
In questo intrigo neofascista manca ancora un personaggio, che rinforza la saldatura di Zurlo al nuovo protagonismo negli affari degli ex militanti della destra eversiva. Zurlo non è solo amico di Fiore, lo è anche di Riccardo Brugia e di Massimo Carminati, entrambi già militanti dei Nar e condannati nell’inchiesta “Mondo di mezzo” ribattezzata Mafia capitale, seppure il reato di associazione mafiosa non sia stato riconosciuto dai giudici. Zurlo nelle carte dei quell’indagine è emerso per alcuni contatti con Brugia mentre parlavano di business immobiliari all’isola di Ponza. Era il 2012.
Isola dove voleva investire anche la famiglia Fiore. L’anno prima, infatti, risulta un preliminare di compravendita per una casa a Ponza tra Super Mario Gestioni (dove Zurlo ha un ruolo) e Alessandro Fiore, figlio di Roberto, avvocato molto attivo nel movimento pro life: per conto dei cattolici oltranzisti ha depositato una relazione presso la commissione sul disegno di legge Zan contro l’omofobia. Sull’immobile di Ponza alla fine Fiore e Zurlo non sono andati oltre al preliminare. C’è stato però un passaggio di denaro «insolito», sottolineano gli investigatori dei carabinieri del Ros in un’informativa. La caparra di Fiore e di un suo amico era un assegno addebitato sul conto di Super Mario Gestioni, cioè la parte venditrice collegata all’ex Nar. Chi ha fatto l’inchiesta all’epoca non sa dire se poi fu restituito e per quale motivo fu il venditore a versare la caparra. Di certo questo episodio non ha avuto conseguenze penali. Aiuta, tuttavia, a comprendere il rapporto di fiducia tra la famiglia Fiore e Zurlo fin da allora. Tutte le strade portano alla cassaforte nera dei neofascisti. (2- continua)
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