Per i pm, il primo cittadino avrebbe alterato alcuni appalti per favorire un’azienda che poi avrebbe ricambiato la cortesia assegnando subappalti alla sorella del politico
Franco Alfieri, presidente della provincia di Salerno e fedelissimo del governatore Vincenzo De Luca, è stato arrestato per corruzione e turbativa d’asta. L’esponente del Pd è diventato famoso al grande pubblico perché indicato proprio da De Luca, in un incontro per la battaglia referendaria del 2016, come signore delle clientele costruite a colpi di fritture di pesce.
Torniamo all’indagine. L’operazione della guardia di finanza, coordinata dalla procura di Salerno, ha coinvolto sette persone, imprenditori e tecnici comunali, e in cinque sono finiti ai domiciliari. La storia che emerge dalle carte dell’inchiesta, in attesa dei prossimi pronunciamenti giudiziari visto che siamo ancora in una fase preliminare delle indagini, è un incrocio tra familismo e conflitto d’interessi. Le contestazioni riguardano Alfieri nel suo ruolo di sindaco del comune di Capaccio Paestum e ruotano attorno a due appalti per l’illuminazione stradale.
Cosa sostengono, attraverso testimonianze e intercettazioni, i magistrati guidati dal procuratore Giuseppe Borrelli? Le aggiudicazioni alla ditta Dervit sarebbero state irregolari, una turbativa d’asta in cambio di un patto corruttivo. In pratica, in cambio delle irregolarità nell’assegnazione, la spa di Vittorio De Rosa avrebbe concesso, in un appalto simile indetto dal comune di Battipaglia (non oggetto di contestazioni), il subappalto alla ditta di Elvira Alfieri, sorella del sindaco Franco.
Il subappalto, dal valore di 250mila euro, sarebbe il prezzo della corruzione, «contratti non sorretti da alcuna giustificazione di natura economica o tecnica», si legge nelle carte dell’indagine. Un raffinato meccanismo per risollevare l’impresa di famiglia del politico che versava in una situazione di difficoltà economica.
Ai domiciliari sono finiti la sorella del primo cittadino, l’imprenditore De Rosa e il procuratore della ditta, Alfonso D’Auria, il dipendente comunale e “messaggero” del sindaco, Andrea Campanile, e il responsabile del settore illuminazione del comune, Carmine Greco. I militari hanno anche disposto il sequestro di 293mila euro nei confronti di De Rosa e di 250mila euro nei confronti degli Alfieri.
Le carte
Le indagini sono state condotte attraverso l’utilizzo di intercettazioni, relazioni tecniche e perquisizioni effettuate nel gennaio di quest’anno. A seguito delle quali Franco Alfieri ha disposto una bonifica dei suoi uffici, ma soprattutto ha cominciato ad adottare alcune accortezze comunicative con i suoi interlocutori, fino alla «trasmissione di veri e propri “pizzini”», si legge nell’ordinanza firmata dalla giudice Valeria Campanile.
Ai giornali Alfieri ripeteva una frase manifesto: «Cielo sereno non teme tempesta». Poi è arrivato uno tsunami. Le relazioni tecniche hanno confermato le anomalie nelle procedure di affidamento, gli inquirenti parlano di «ampio contesto illecito, caratterizzato dalla costante ingerenza del Sindaco di Capaccio Paestum nelle procedure di affidamento dei lavori pubblici. Ingerenza finalizzata a far sì che le relative gare fossero aggiudicate ad imprese a lui “vicine” e disponibili a corrispondergli altre utilità in cambio».
Questa è una storia, prima ancora che giudiziaria, di un modello politico fondato sui conflitti d’interesse, il familismo e la clientela. Non serve consultare le intercettazioni, basta il racconto di un ex sodale politico di Alfieri, già presidente del consiglio comunale, Carmelo Pagano. Cosa ha detto agli inquirenti? «Alfieri controlla e determina ogni decisione afferente alla vita amministrativa dell’ente, con particolare riferimento al settore degli appalti pubblici», prima di elencare nomi e cognomi di funzionari amici e di ditte legate al sindaco e alla sua azienda di famiglia.
Le fritture
Non bisogna dimenticare che di Alfieri si era ampiamente parlato, visto che era stato pubblicamente osannato da Vincenzo De Luca, durante un incontro politico. «Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare. Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Che cosa bella.
Ecco, l’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso», diceva Vincenzo De Luca prima del referendum costituzionale del 2016. Nel 2019 Alfieri vince le elezioni comunali, in strada a festeggiare le ambulanze dell’imprenditore amico, poi coinvolto in una inchiesta.
E il Pd? La segretaria dem, Elly Schlein, predicava rinnovamento, ma sono rimasti tutti al loro posto, ora il partito ha sospeso Alfieri dopo l’arresto.
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