- Il dossier immigrazione è già caldo, come confermato dalle parole del premier Mario Draghi pronunciate martedì durante la visita in Turchia. Ma il nuovo fronte potrebbe aprirsi durante l’iter del decreto Semplificazioni.
- Con il via libera al provvedimento c’è un allentamento delle maglie sulle misure che regolano l’arrivo in Italia dei lavoratori stranieri, cancellando procedimenti penali e amministrativi.
- Il testo è stato approvato dal governo, con il via libera dei ministri leghisti, ma i deputati del partito di Salvini hanno presentato un emendamento per sopprimere la norma inserita.
Tra i partiti che compongono la maggioranza potrebbe aprirsi un nuovo fronte di scontro, quello sulla gestione dell’immigrazione da parte del governo. Un’altra grana che si andrebbe a sommare alle tensioni tra il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte il premier e Mario Draghi. E non solo a causa della stagione estiva, solitamente favorevole agli sbarchi, ma anche se non soprattutto per un provvedimento alla Camera, il decreto Semplificazioni attualmente nelle commissioni Bilancio e Finanze a Montecitorio. Un testo su cui i deputati della Lega hanno già annunciato battaglia, sotto forma di emendamenti, chiedendo di sopprimere le aperture sull’accoglienza di lavoratori provenienti dall’estero, in particolare per i comparti che necessitano di maggiore manodopera. Una richiesta che peraltro era stata avanzata anche dal ministro del Turismo, il leghista Massimo Garavaglia. Agli atti ci sono degli emendamenti che bocciano senza mezzi termini una parte del provvedimento già varato dal governo, e che vede un esponente della Lega, Massimo Bitonci, nei panni di relatore. E quindi chiamato a esprimere i pareri sulle proposte di modifica.
Oggi Matteo Salvini incontrerà i suoi deputati, e tra i temi oggetto della riunione c’è anche la questione dei migranti, in particolare le norme previste dalla proposta di legge sullo ius scholae.
Le fazioni nel partito
Insomma, un’ampia fetta del gruppo della Lega alla Camera segue a ruota la posizione di Fratelli d’Italia, che ha presentato degli emendamenti soppressivi sui punti più contestati. Il rischio è quello di mettere ancora una volta di fronte la Lega contro la Lega, ossia l’ala più movimentista del partito di Matteo Salvini con quella più vicina alla linea di palazzo Chigi, che vede il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, come punto di riferimento principale. Una tensione che avrebbe inevitabili ricadute sulla tenuta della maggioranza.
Il dossier, del resto, è già caldo, come confermato dalle parole di Draghi durante la sua visita in Turchia. «Forse siamo il paese meno discriminante, ma anche noi abbiamo limiti e ora ci siamo arrivati», ha detto, lasciando intendere un cambio di passo sulla questione.
Parole che sono suonate come una rassicurazione per Salvini, che da qualche settimana è tornato a battere, sui social, sul tema dei migranti. E per questo il decreto Semplificazioni rischia seriamente di diventare una mina per la maggioranza durante il cammino a Montecitorio.
Le norme contestate
Il provvedimento prevede un allargamento delle maglie sulle misure che regolano l’arrivo in Italia dei lavoratori stranieri. Nel dettaglio c’è una parte del testo che introduce la sospensione «dei procedimenti penali e amministrativi nei confronti del lavoratore» in relazione all’eventuale «ingresso e il soggiorno illegale nel territorio nazionale fino alla conclusione dei procedimenti relativi al rilascio dei permessi di soggiorno».
Dunque, nell’attesa di completare l’iter dell’effettivo rilascio del permesso, si mettono tra parentesi, fino alla potenziale estinzione, le contestazioni giuridiche per soggiorno illegale.
Tra le novità, viene poi stabilito che durante la «definizione dei procedimenti di regolarizzazione, lo straniero non può essere espulso», salvo che per motivi di comprovata gravità. Un passaggio che ha portato un gruppo di ventisette deputati della Lega a presentare emendamenti per cancellare le disposizioni.
Tra questi ci sono Claudio Borghi, il più scettico nei confronti del governo Draghi, ma anche esponenti di primo piano come l’ex sottosegretario, Claudio Durigon e il tesoriere del partito, Giulio Centemero, insieme ad Alberto Gusmeroli e Vanessa Cattoi.
Il governo ha motivato questa decisione per rispondere alle richieste avanzate dalle associazioni di categoria e dalle parti sociali, che «hanno indicato alcuni settori produttivi con forti carenze di personale», tra cui «i settori meccanico e metalmeccanico, delle telecomunicazioni, ma anche i settori alimentare, del lavoro domestico e dell’assistenza alla persona», si legge nelle relazione che accompagna il provvedimento.
Dunque, con questa ratio in Consiglio dei ministri sono state introdotte le deroghe, con il placet dei ministri leghisti, al decreto flussi, che resta lo strumento principale con cui il governo decide ogni anno, sulla base delle indicazioni contenute nella disamina compiuta, il numero massimo di lavoratori stranieri che possono arrivare in Italia.
Solo che, nel caso specifico, si ritiene insufficiente. Per questa ragione è stata pensata questa corsia preferenziale da inserire nel decreto Semplificazioni. Ma con un effetto da non sottovalutare sulla Lega. E quindi sulla tenuta della maggioranza che già traballa.
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