- Nel corso dei suoi incontri con i parlamentari Cinque stelle, Beppe Grillo ha speso parole poco amichevoli nei confronti di Giancarlo Cancellieri, l’eletto che si accinge a correre di nuovo nelle primarie comuni con il Pd in programma per il 23 luglio.
- Nonostante ciò, il Movimento non può fare a meno di lui, che nel tempo è diventato la personificazione dei Cinque stelle in Sicilia. Pur avento passato gli ultimi tre anni a Roma, infatti, ha continuato a lavorare per la sua regione.
- Oggi, che Giuseppe Conte e Grillo stanno cercando il modo per garantirgli la possibilità di partecipare alla corsa, sia detrattori che simpatizzanti confermano che nonostante le sue due sconfitte, Cancelleri è l’unico candidato.
Il Movimento 5 stelle non ha ancora un candidato per le primarie siciliane, in cui sfiderà il Pd in vista delle elezioni regionali che si svolgeranno in autunno. Ieri il garante dei Cinque stelle, Beppe Grillo, ha speso parole poco gentili nei confronti del più probabile candidato alla corsa, Giancarlo Cancelleri. «Della sua ricandidatura in Sicilia per me non se ne parla», ha detto. Il comico è poi tornato sui suoi passi, tirando in ballo un possibile deroga per i consiglieri regionali che corrono per la presidenza della loro regione. Proprio quella che servirebbe a Cancelleri, che ha già esaurito i due mandati imposti dallo statuto interno del M5s.
Ormai tutta la discussione sulla deroga ruota intorno a lui, una situazione curiosa se si considera che Cancelleri ha già corso per la presidenza della sua regione due volte, e due volte ha perso.
Nel 2012, con una delle prime candidature regionali dei Cinque stelle, Cancelleri portò a casa il 15,4 per cento. Nel 2017, prese il 34 per cento delle preferenze, che gli garantirono solo il secondo posto dietro a Nello Musumeci. L’anno successivo, nelle elezioni politiche, il M5s ha raccolto in Sicilia quasi il 50 per cento. Tra le due votazioni sono intercorsi soltanto quattro mesi: sta qui la prova dell’incapacità di Cancelleri di capitalizzare il favore che aveva in quel periodo il Movimento. Oggi i consensi sono calati, ma i vertici non hanno altre carte da giocare.
La storia
Nel 2012 il geometra nisseno Cancelleri scriveva nel suo curriculum che si divertiva a scrivere canzoni «cercando di ricercare l’ispirazione in ciò che mi circonda». Da allora, l’artista ha creato una struttura solidissima e ha passato un mandato e mezzo all’Assemblea regionale siciliana, salvo fare poi il salto a Roma nel 2019, dove è stato prima viceministro e poi sottosegretario nei governi Conte 2 e Draghi. La sua carriera ha contribuito a renderlo il primo e unico vero referente in Sicilia del suo partito.
Cancelleri ha saputo anche creare ottimi rapporti con tutti i maggiorenti più potenti in ogni fase del Movimento. È stato uno dei primi ad accogliere Grillo dopo la sua attraversata a nuoto dello Stretto di Messina e ha aiutato a organizzare il primo V-Day a Caltanissetta. Quando il capo politico dei Cinque stelle era Luigi Di Maio, Cancelleri ha stretto i rapporti con lui, salvo diventare contiano con il nuovo corso. Con un post sul suo profilo Facebook, dopo la scissione ha augurato a Di Maio «mille vittorie, il meglio», pur giurando fedeltà al presidente Conte.
Oggi, il ministro degli Esteri è più lontano, mentre i rapporti con Grillo si sono definitivamente guastati dopo un commento di Cancelleri al video diffuso nella primavera del 2021 dal comico in difesa di suo figlio, accusato di stupro: «Il Beppe Grillo che conosco non avrebbe mai fatto quel video. È evidente che si trova in un momento di grande pressione anche familiare, più che disperato mi è apparso esasperato» disse allora il nisseno.
Al governo
Per cementare la sua presa sul Movimento siciliano, Cancelleri non ha esitato a sfruttare anche i suoi incarichi al ministero delle Infrastrutture. A giudicare dal suo profilo social, la grandissima parte dei suoi interventi hanno avuto effetti positivi soprattutto in Sicilia.
In una fotografia lo si vede guardare pensieroso verso l’orizzonte, nella didascalia annuncia la consegna dei lavori per il nuovo terminal del porto di Augusta. In un’altra è ritratto durante i sopralluoghi della Ss 640 e quelli della Palermo-Agrigento. Durante il governo Conte 2 è riuscito a rendere la Catania-Ragusa opera d’interesse nazionale, con il risultato di farla finanziare totalmente da Roma. Al ministero ha lavorato anche per il raddoppio del binario dell’alta velocità sulla Catania-Palermo.
Il 10 giugno è lui, da nisseno, a chiudere la campagna elettorale di Franco Miceli a Palermo. Ci sarebbero stati anche altri parlamentari palermitani disposti ad accompagnarlo, ma del tour elettorale di Conte si è occupato Cancelleri. Stesso discorso per l’incontro di Conte, mediato dal sottosegretario, con Confindustria di Messina: la città esprime anche un’altra sottosegretaria del Movimento, Barbara Floridia, e altri sei parlamentari, ma all’incontro partecipa Cancelleri. Il sottosegretario è il padrone del Movimento siciliano: «Riesce ad andare a cena con gli agricoltori alla stessa maniera come con gli imprenditori», dice un eletto che lo conosce bene.
Per non lasciare nulla al caso, ha messo a capo del gruppo Cinque stelle dell’Assemblea regionale siciliana un suo fedelissimo, Nuccio Di Paola, poi nominato coordinatore regionale per volere di Giuseppe Conte. Quando nel 2019 è arrivato a Roma, ha trovato ad attenderlo alla Camera sua sorella Azzurra, deputata alla seconda legislatura e storica attivista del Movimento. Suo marito Santino Lo Porto ha trovato posto al ministero dell’Economia già durante il Conte 1, chiamato dalla viceministra allora Cinque stelle Laura Castelli: dopo la nomina, però, la Corte dei Conti chiede lumi riguardo al contributo che un architetto può dare alla pianificazione economica. L’incarico viene rinegoziato a una cifra più bassa ad agosto 2019, ma dopo pochi giorni il governo cade e Lo Porto con lui.
Insomma, in Sicilia non si muove foglia senza che Cancelleri ne sia a conoscenza e l’isola resta ancora l’ultimo bacino di voti del Movimento. Conte non può rischiare di veder dire addio ai Cinque stelle anche il sottosegretario e le sue truppe, magari diretti verso le braccia del vecchio amico Di Maio. E dunque la sua candidatura alle primarie assume tutto un altro significato, che rende accettabile il prezzo pesante di una deroga alla regola aurea del Movimento sul terzo mandato.
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