La Dichiarazione universale dei diritti umani è stata approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni unite il 10 dicembre 1948. Il testo completo è stampato in tutte le lingue. Non contempla alcun diritto della nazione di perseguire il proprio “destino” – riconosce i diritti alle persone. Non contempla il diritto di soccorso tra stati per perseguire gli “scafisti” – soprattutto prima che questi siano riconosciuti come criminali secondo norme e procedure degne di uno stato di diritto, non con giustizia alla carta.
L’identificazione di “scafista” con un delinquente deve rientrare in un reato provato secondo norme riconosciute da tutti gli stati, non sventolata quando si vedono all’orizzonte migrati in arrivo. Pagare una compagnia aerea e pagare un individuo che possiede e/o guida uno scafo è pagare per usifruire di un servizio. Se uno è scafista perché non guida un panfilo e i clienti sono immigrati e quindi crimimali perché neri, assiepati e laceri, deve trattarsi di un tipo nuovo di criminale.
La contraddizione
Secondo questa logica, ne consegue che i sostenitori dei trafficanti sono anche coloro che aiutano quelle creature quando i barconi su cui viaggiano sono in avaria – aiutare chi annega è aiutare gli scafisti. Si aiuta chi è in mare solo se non viaggia in quelle determinate condizioni. Il dovere morale e giuridico di soccorso è contingente. Ma davvero il capo di un governo democratico europeo può sostenere questi tesi? Può chiedere aiuto alla società internazionale perché venga in soccorso a chi non vuole salvare?
Parlare all’Assembla plenaria delle Nazioni unite per chiedere aiuto ai paesi africani affinché respingano indietro coloro che vogliono uscire dai loro paesi per andare dove pensano di potere vivere meglio sembra ironico. Come chiedere ai caschi blu di essere impiegati a pattugliare il Mediterraneo per respingere chi viene dall’Africa su barconi. Sarebbe come cancellare la Dichiarazione universale dei diritti umani.
La nostra presidente del Consiglio non deve aver chiara la natura dell’Onu né che parte delle Nazioni unite è l’agenzia per i rifugiati, la quale fornisce loro protezione internazionale e assistenza materiale, e persegue soluzioni durevoli per la loro drammatica condizione; e il cui compito è salvare vite umane, senza chiedere se hanno pagato un biglietto o indagare da chi sono trasportati – proteggere i diritti di milioni di persone che cercano rifugio fuori dal proprio paese. È certamente vero che non tutti i migranti sono rifugiati. Ma per saperlo bisogna prima salvarli.
Un nuovo nemico
L’agenzia è stata fondata il 14 dicembre 1950 dall’Assemblea generale a Ginevra; a essa aderisce anche il nostro paese.
La nostra presidente del Consiglio ha identificato un nuovo “nemico” al quale chiede al mondo di dichiarare “guerra” – ignorando che la “guerra” per essere tale deve essere definita dal diritto internazionale e che, a tutt’oggi, non esiste ancora un “nemico” dell’umanità chiamato “scafista” tanto da giustificare una guerra.
La nostra leader si è presentata all’Onu col suo codice di guerra, di nemici, di scafisti, di “nazioni di destino”. Forse pensa di parlare all’Europa, dove chi arriva da paesi non conformi all’etnia bianca e cristiana viene messo in centri di detenzione senza aver compiuto alcun crimine, per tempi lunghissimi e vivendo in condizioni disumane (mentre una pletora di locali lucra sui suoi bisogni vitali). Detenzione per esistere e aver osato attraversare deserti e mari. La colpa del viaggio deve essere espiata. E l’Onu, nel vangelo umanitario di Giorgia Meloni, dovrebbe avere questo compito.
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