Il presidente ha ringraziato chi accoglie i migranti e ha ricordato che «organizzazioni della società civile e istituzioni religiose si prodigano nel nostro paese per assistere i rifugiati» e ha invitato alla solidarietà. Bergoglio ha fatto esplicito riferimento al Myanmar
Il presidente della repubblica Sergio Mattarella e papa Francesco uniti dai corridoi umanitari per far arrivare in sicurezza i rifugiati. In occasione della Giornata mondiale del rifugiato Mattarella ha dettato la linea dell’accoglienza: «Il diritto internazionale prevede protezione per coloro che sono costretti ad abbandonare la propria casa e il proprio paese in ragione di conflitti, persecuzioni, condizioni climatiche, calamità naturali e carestie» e ha deciso di ringraziare la società civile che si prodiga per i migranti: «Vorrei ricordare altresì la generosità con cui privati cittadini, organizzazioni della società civile e istituzioni religiose si prodigano nel nostro paese per assistere i rifugiati, anche promuovendo esperienze innovative quali i corridoi umanitari, significativo esempio in materia di accoglienza a livello europeo».
L’invito alla solidarietà
Mattarella ha citato i dati del rapporto dell’Unhcr divulgato venerdì: nel 2020 il numero di persone costretto a scappare da guerre e violenze è ulteriormente aumentato: «Oltre 80 milioni di persone sono in fuga, secondo l’Alto Commissario delle Nazioni Unite che, ad oggi, si trova a proteggere quasi 100 milioni di individui», e ha ammonito: «La giornata odierna impone una riflessione per rendere effettivo l’esercizio di questa responsabilità internazionale». Per il presidente della repubblica adesso serve la solidarietà: «Storie individuali e di popoli, anche geograficamente vicini, fanno appello al nostro senso di solidarietà, ancorato ad alti doveri morali e giuridici». In un passaggio, il presidente della repubblica ha ringraziato anche le autorità internazionali. «Rivolgo un sentito ringraziamento alle donne e agli uomini delle varie amministrazioni che, con dedizione e spirito di servizio, assicurano quotidianamente l’operatività della protezione internazionale».
«La protezione della vita umana – ha proseguito – il salvataggio dei profughi, il sostegno ai sofferenti nelle crisi umanitarie, l’accoglienza dei più vulnerabili, sono impegni cui la Repubblica italiana, in collaborazione con l’Unione europea e le organizzazioni internazionali, non si è mai sottratta, anche nei tempi recenti segnati dalla pandemia».
La posizione di Bergoglio
Papa Francesco, l’unico leader ad essersi espresso con durezza dopo la morte di centotrenta migranti nel Canale di Sicilia lo scorso aprile, al termine dell’Angelus di oggi ha invitato alla solidarietà e ha detto che chi si è trovato ad affrontare i pericoli delle traversate per terra e per mare è un esempio: «Apriamo il nostro cuore ai rifugiati, facciamo nostre le loro tristezze le loro gioie, impariamo dalla loro coraggiosa resilienza e così tutti insieme faremo crescere una comunità più umana, una sola grande famiglia». Ha ricordato anche la tragica situazione in cui versa il Myanmar, la cui popolazione è vittima di repressione a seguito di un colpo di stato: «Unisco la mia voce a quella dei vescovi del Myanmar che hanno lanciato un appello richiamando all’attenzione del mondo intero l'esperienza straziante delle migliaia di persone che sono sfollate e stanno morendo di fame». Loro stessi stanno chiedendo «con tutta la gentilezza di permettere i corridoi umanitari e che le chiese le pagode i monasteri le moschee i templi, così pure scuole e ospedali siano rispettati come luoghi neutrali di rifugio. Che il cuore di Cristo tocchi il cuore di tutti portando pace».
Nell’ultimo rapporto annuale Global Trends dell’Alto commissariato delle nazioni unite si legge che il numero di persone in fuga da guerre, violenze, persecuzioni e violazioni dei diritti umani ha raggiunto gli 82,4 milioni.
Si tratta di un aumento del quattro per cento rispetto alla cifra record di 79,5 milioni di persone in fuga, toccata alla fine del 2019. Il 2020 è stato il nono anno di aumento ininterrotto dei movimenti forzati nel mondo. Oggi, l’1 per cento della popolazione mondiale è in fuga e ci sono il doppio delle persone costrette ad abbandonare le proprie case rispetto al 2011, quando il totale era poco meno di 40 milioni. Più di due terzi di tutte le persone che sono fuggite all'estero provengono da soli cinque paesi: Siria (6,7 milioni), Venezuela (4,0 milioni), Afghanistan (2,6 milioni), Sud Sudan (2,2 milioni) e Myanmar (1,1 milioni). I paesi europei non sono tra i più accoglienti, a eccezione della Germania.
Per il settimo anno consecutivo, la Turchia ha ospitato il numero più alto di rifugiati a livello mondiale (3,7 milioni di rifugiati), seguita da Colombia (1,7 milioni, compresi i venezuelani fuggiti all’estero), Pakistan (1,4 milioni), Uganda (1,4 milioni) e Germania (1,2 milioni).
I reinsediamenti
Chiara Cardoletti, rappresentante per l’Italia, la Santa sede e San Marino dell’Unhcr ha scritto su queste pagine che «la pandemia ha avuto inoltre un impatto negativo sulla disponibilità di posti messi a disposizione dagli stati per il reinsediamento dei rifugiati sui loro territori, che ha raggiunto il livello più basso nel corso degli ultimi 20 anni». Si tratta di 34mila persone a livello globale. «È un dato terribile» spiega Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato.
Infatti i reinsediamenti, ovvero gli spostamenti di rifugiati in un paese più sicuro, servono ad accogliere prioritariamente le persone più fragili: madri sole con i propri figli, persone malate o disabili.«Nei prossimi mesi l’Unione europea ne discuterà e avrà l’occasione di aumentate le quote».
Il presidente Mario Draghi ha dichiarato che l’Italia spinge per i corridoi umanitari, e avrà modo di dimostrarlo. Mattarella e papa Francesco si sono già espressi.
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