La nomina dell’ex europarlamentare era nell’aria da mesi. L’uscente spiega di dover lasciare per stare con le figlie e per onorare altri impegni professionali, da professore e scrittore. Al gabinetto del sindaco torna il dirigente che si era dimesso dopo il video-shock pubblicato dal Foglio: fuori da un ristorante di Frosinone, protagonista di una lite furibonda con un broker a cui diceva: «Chiedi scusa o t’ammazzo»
Giro di valzer inaspettato al Campidoglio. Massimiliano Smeriglio, ex europarlamentare indipendente del Pd, poi candidato ma non rieletto nelle liste di Avs, è il nuovo assessore alla Cultura del Comune di Roma. Sostituisce Miguel Gotor, che a stretto giro pubblica sui social per spiegare il motivo della rinuncia: «Non per ragioni politiche – che non sussistono dal momento che è pieno e convinto il mio sostegno a questa Amministrazione e continuerà a esserlo – », scrive, ma per ragioni «di carattere personale e professionale». Quelle personali: l’impegno a tempo pieno con la città stride «con il fatto che ho due figlie di 8 e 13 anni le quali, trovandosi in un’età preziosa della crescita che sia per loro sia per me non tornerà, hanno bisogno di una presenza più assidua del padre». Quelle professionali sono gli impegni universitari ed editoriali presi prima di diventare assessore. Quando gli è arrivata la proposta del sindaco, tre anni fa, racconta, «se avessi rifiutato mi sarei sentito un disertore». Ma gli impegni «dopo tre anni, bussano alla porta e richiedono un’assunzione di responsabilità da parte mia perché sento l’esigenza di riprendere il mio percorso di professore e di studioso, partendo dall’atto di umiltà che nessuno è indispensabile né insostituibile».
L’ex europarlamentare scrittore
Nessun giallo, dunque. Smeriglio prende il suo posto. Un’ipotesi che circolava da tempo, anche da prima delle scorse europee. L’ex europarlamentare è scrittore e docente universitario. Il suo ultimo libro, Mio padre non mi ha insegnato niente (Fuoriscena), come i precedenti, sono intensi racconti della Roma dei quartieri lontani dalla «grande bellezza» del centro storico. A Bruxelles è stato coordinatore dei Socialisti e Democratici nella Commissione Cultura, e Special Rapporteur del dossier Europa Creativa. Come amministratore ha una lunga esperienza da assessore in provincia e alla Regione Lazio, dov’è stato a lungo il vice e braccio sinistro di Nicola Zingaretti. Dalla Pisana ha firmato progetti come l’Hub culturale Moby Dick e l'Officina delle arti cinematografiche Gian Maria Volonté. Sui social, ringraziando Gualtieri per l’incarico, cita i suoi “grandi” predecessori Renato Nicolini e Gianni Borgna, assessori alla cultura che hanno segnato stagioni della Capitale, e annuncia un giro di ascolto della città, «dai municipi agli operatori e le operatrici culturali, dalle associazioni alle imprese creative, dall’intellettualità diffusa alla cultura popolare, dalle università al sistema scolastico, dalle parrocchie ai centri sociali».
Lascia la giunta Andrea Catarci, come Smeriglio ex presidente del Municipio Ottavo – il cui epicentro politico e culturale è la mitica Garbatella rossa – che da assessore al Personale diventa direttore del nuovo Ufficio di scopo “Giubileo delle persone e Partecipazione”. Al suo posto in giunta arriva Giulio Bugarini, attuale capo della segreteria.
Il ritorno di Ruberti
Ed è qui che arriva la vera notizia. A capo della segreteria del sindaco Gualtieri torna Albino Ruberti. Si era dimesso nell’agosto del 2022, dopo la pubblicazione da parte del Foglio di un video-shock in cui era protagonista di una accesissima lite fuori da un ristorante di Frosinone, con il broker Vladimiro De Angelis, fratello di Francesco, dirigente del Pd e gran collettore di voti di quella zona, Adriano Lampazzi, sindaco di Giuliano, e la compagna Sara Battisti, oggi consigliera regionale del Pd.
Ruberti in precedenza era stato capo di gabinetto di Zingaretti alla Regione. Dimesso dopo l’incredibile video, non è stato lasciato a piedi: è stato nominato vicepresidente di Acea Ato 2, amministratore unico di Risorse per Roma, infine commissario straordinario dell’Ipa, l’Istituto di previdenza e assistenza per i dipendenti di Roma Capitale.
Per la cena con minacce era stata aperta un’indagine, una decina gli interrogati, Ruberti non figurava fra gli indagati. Nel filmato lo si vedeva fuori di sé pronunciare parole pesanti: «Mo te dico che m'ha detto tu fratello a tavola: ‘Me te compro‘. Sto pezzo di m…'Me te compro'. A me? Deve venire a chiedere in ginocchio, pietà, adesso», «Vi sparo, t'ammazzo. Cinque minuti, qui in ginocchio, tutti e due».
Parole che sembravano alludere a un tentativo di ricatto, a cui verosimilmente Ruberti aveva risposto in maniera per così dire, ruvida e a sua volta minacciosa. I protagonisti avevano in seguito spiegato la scena con una lite calcistica. E l’indagine non ha portato a nulla, è finita con un’archiviazione.
Tutto dimenticato? Ruberti lascia gli incarichi in Acea e in Risorse per Roma, «che ha svolto bene», dicono i collaboratori del sindaco. Torna al suo posto «con umiltà», dicono ancora. Al Campidoglio del resto lo rimpiangevano per le sue doti di grande organizzatore. Che oggi sono indispensabili Gualtieri. C’è la città nel delirio dei cantieri. E c’è, forse soprattutto, la prospettiva far partire subito la marcia verso il secondo mandato.
© Riproduzione riservata