- La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lanciato come «vero» liceo del Made in Italy l’isitituto agrario. Pochi giorni prima il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha incoraggiato i percettori di reddito di cittadinanza a intraprendere una carriera come agricoltori.
- Anche in parlamento gli incentivi per spingere il ritorno ai campi non mancano.
- Da iniziative come la legge sull’agricoltore custode del territorio e la promozione dell’agricoltura giovanile passando per i fondi stanziati in legge di Bilancio, il governo ha assicurato una priorità altissima al tema.
Per il governo Meloni, l’agricoltura è una cosa serissima. Soprattutto quella praticata dai giovani: l’idea di avvicinare ragazzi e giovani adulti al mondo dell’agricoltura sembra avere alta priorità nella maggioranza, almeno a giudicare da quanto spesso il tema viene sollevato dagli esponenti dell’esecutivo e dall’impegno che profondono i parlamentari di destra per sottolinearne il prestigio e sovvenzionarlo.
L’ultima in ordine di tempo è stata proprio Giorgia Meloni stessa, che ha rilanciato la proposta che già le stava a cuore in campagna elettorale del liceo del Made in Italy. Che poi sarebbe l’istituto tecnico agrario, secondo la premier (che ha frequentato un istituto professionale alla Garbatella): «Il vero liceo è il vostro. È quello più legato alla cultura italiana» ha detto, rivolgendosi agli allievi degli istituti agrari presenti al Vinitaly di Verona.
A dire il vero, quel che emerge da un disegno di legge della sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti e della senatrice di FdI Carmela Bucalo è un istituto un po’ diverso, con più attenzione al contesto economico del made in Italy, ai «modelli di business nella moda, nell’arte e nell’alimentare». Ma tant’è: l’approvazione della proposta è ancora lontana e per il momento la patente di italianità di Meloni va all’istituto agrario.
L’auspicio di Lollobrigida
Ma la premier non è l’unica che nelle ultime settimane è pervasa da un’ispirazione bucolica. A spingere giovani e meno giovani verso l’agricoltura è stato anche il ministro della Sovranità alimentare (e dell’agricoltura) Francesco Lollobrigida. Sempre dal palco del Vinitaly, il ministro ha detto: «Voglio lanciare un messaggio chiaro. I giovani italiani devono sapere che lavorare in agricoltura non è svilente». Per dissipare gli ultimi dubbi rimasti, ha fatto un’aggiunta: «Lo dico a chi è sul divano, mentre prende il reddito di cittadinanza».
Insomma, invece di lamentarsi del fatto che l’esecutivo ha cancellato il sussidio, che è stato sostituito soltanto in parte da un nuovo progetto del governo Meloni, chi fatica a trovare un impiego dovrebbe valutare la possibilità di dedicarsi ai campi dove, ha segnalato la Coldiretti, ci sarà presto bisogno di «almeno 100mila lavoratori».
Senza scomodare precedenti noti come Walther Darré, l’ideologo agroindustriale che guidò la nobilitazione della classe contadina nella Germania nazista, il governo della destra sembra molto interessato a dare alla figura dell’agricoltore una rilevanza centrale in un universo di valori in cui i prodotti del suolo italiano sono i migliori e vanno messi in luce.
Un’impostazione che si ritrova anche nell’approccio del ministero di Lollobrigida a questioni come la produzione di carne coltivata – vietata la settimana scorsa – o l’utilizzo di farine di insetti – che andranno segnalate sui prodotti, venduti in scaffali ad hoc –, in cima alla lista di priorità nella difesa della sovranità alimentare. Lollobrigida però non ha preso solo provvedimenti di merito, ma ha provveduto anche a non far mancare le sovvenzioni: nell’ultima legge di Bilancio, oltre al fondo per l’innovazione in agricoltura, che prevede lo stanziamento di 75 milioni l’anno per il 2023, il 2024 e il 2025, è previsto anche un fondo per la sovranità alimentare. Mentre su molte altre voci si è tirata la cinghia, per la «tutela del cibo italiano di qualità» e altre questioni collegate l’esecutivo ha messo a disposizione 25 milioni di euro annui dal 2023 al 2026.
Le manovre parlamentari
Ma, mentre il ministro si occupa della selezione dei prodotti da mettere in commercio, il parlamento si dedica a rendere remunerativa la carriera dell’agricoltore. In neanche sei mesi di governo, infatti, la maggioranza ha già prodotto due testi che puntano a migliorare le condizioni economica in cui lavorano gli agricoltori: entrambi sono già all’esame delle commissioni competenti, uno alla Camera e uno al Senato.
Quello alla Camera è a prima firma del leghista che presiede la commissione, Mirco Carloni: la sua proposta verte sulla «promozione e al sostegno dell'imprenditoria giovanile nel settore agricolo e al rilancio del sistema produttivo agricolo mediante interventi per favorire l'insediamento e la permanenza dei giovani e il ricambio generazionale nel settore agricolo» e si appoggia alle linee guida della Politica agricola comune stesa dalla Commissione europea. Nei fatti, i «giovani agricoltori» sono gli imprenditori tra i 18 e i 40 anni: potranno attingere a un fondo ad hoc istituito al ministero con una dotazione annuale di 100 milioni di euro pensato per favorire il primo insediamento dei giovani nel settore agricolo, cioè all’acquisto di terreni, strutture e strumenti.
Il provvedimento prevede anche un regime fiscale agevolato e l’esonero da obblighi contributivi per chi intraprende la carriera agricola, oltre al credito d’imposta e a misure per favorire l’accesso al credito. L’esame della norma è cominciato a metà marzo, ma è stato rinviato in attesa del possibile abbinamento del testo di Carloni con una proposta di legge simile.
Il testo al Senato è a prima firma di Giorgio Maria Bergesio, parlamentare piemontese del Carroccio. Il suo testo, affidato in sede redigente – cioè con il compito di proporre all’aula un testo che i parlamentari non potranno più modificare – alla commissione competente, sta aspettando l’esame degli emendamenti. Relatrice è la leghista Mara Bizzotto, mentre a coordinare l’esame c’è il presidente Luca De Carlo, responsabile agricoltura di Fratelli d’Italia, indicato come possibile ministro nei giorni di fondazione del governo. Il disegno di legge verte sull’«agricoltore custode dell’ambiente e del territorio». La finalità è quella di affidare anche agli imprenditori agricoli la manutenzione del paesaggio e la custodia della biodiversità in cambio di soldi pubblici. Per selezionare gli agricoltori custodi regioni e province autonome potranno pubblicare bandi in cui sono specificate tipologie di interventi, criteri e modalità di attuazione.
Oltre all’aspetto pragmatico del coordinamento degli incarichi che gli enti locali vorranno affidare agli imprenditori agricoli, il disegno di legge contiene anche diversi articoli volti a celebrare la figura dell’agricoltore: dalla promozione della figura dell’«agricoltore custode» con azioni volte «a valorizzarne il ruolo sociale» alla riduzione delle imposte in favore di chi si prende in carico la manutenzione del paesaggio. È prevista anche l’istituzione di una giornata nazionale dell’agricoltura, da celebrare con «iniziative specifiche e manifestazioni pubbliche finalizzate a far conoscere la bellezza dell’agricoltura attraverso la tradizionale capacità italiana di cura e amore della terra al fine di ottenere un prodotto di eccellenza». A promuovere l’iniziativa, secondo quanto si legge nel testo, dovranno essere anche i media del servizio pubblico con «adeguati spazi» e le scuole di ogni ordine e grado. Con la speranza che qualche alunno decida di iscriversi al liceo del Made in Italy, o almeno all’istituto agrario.
© Riproduzione riservata