La maggioranza minimizza il caso della doppia nota sull’Ucraina. Ma la Lega continua a mantenere una posizione ambigua. Il timore è che con una vittoria di Trump il pressing di Salvini possa aumentare. Polemica tra Crosetto e i sindacati su Samp-T
Alla fine, a ben vedere, poco importa che si sia trattato di una «svista» – come tutti assicurano ormai da oltre 48 ore – o che ci sia stato del dolo. Il caso del doppio comunicato che ha accompagnato il vertice della ripresta tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi è servito comunque a scaldare gli animi all’interno del centrodestra. E a preoccupare, non poco, la premier e FdI sui possibili sbandamenti leghisti nei prossimi mesi.
Non è un segreto, infatti, che la versione della nota diffusa dalla Lega, inizialmente diversa da quella di palazzo Chigi e contenente un passaggio netto sulla impossibilità di sostenere «interventi militari fuori dai confini ucraini», rappresenti la posizione del partito. Che si sarà anche piegato alla disciplina di coalizione, ma che critico verso la gestione di Kiev e in fondo filorusso rimane.
E non è un segreto che questo sia uno dei motivi per cui Stati Uniti e Unione europea hanno guardato con sospetto, soprattutto all’inizio, alla nascita di un governo che aveva Salvini tra gli azionisti di maggioranza.
Ora la questione, seppure sfumata, si ripete. A Bruxelles speravano di aver strappato Meloni dall’abbraccio mortale dell’alleato leghista, ma la scelta di non votare Ursula von der Leyen ha complicato tutto. Adesso toccherà a Raffaele Fitto ricucire lo strappo. Ma in FdI, al di là di un po’ di sconcerto per quanto accaduto venerdì, c’è anche molta preoccupazione.
Rischio calcolato?
Dopotutto dopo basta sfogliare i giornali per capire che la vicenda è tutt’altro che chiusa. Lupi, intervistato dal Quotidiano nazionale, parla di «una tempesta in un bicchier d’acqua». Il forzista Giorgio Mulè, vicepresidente della Camera, è un po’ meno diplomatico: «Salvini è libero di parlare il linguaggio di Vannacci, ma sull’Ucraina contano gli accordi presi in parlamento».
Anche Roberto Vannacci parla, ospite della kermesse di Affaritaliani a Ceglie Messapica (Brindisi), e spiega che «l’Europa è in guerra con la Russia da due anni e mezzo. Non mi sembra che i risultati ottenuti finora siano promettenti o diano speranze positive».
Insomma, le distanze c’erano, ci sono e continuano a esserci. Fino a quando potranno essere ignorate? Per l’opposizione è già tardi. Enrico Borghi, capogruppo di Iv al Senato, non ha dubbi: la doppia nota «rischia di porre l’Italia in una condizione di osservato speciale». E Benedetto Della Vedova, deputato di +Europa, chiede che «Meloni e Tajani chiariscano in parlamento quale sia le linea di politica estera dell’Italia, in particolare sull’Ucraina».
Guardando gli Usa
In realtà a preoccupare palazzo Chigi non è solo la posizione “originale” dei leghisti, quanto quello che potrebbe accadere da qui a due mesi negli Stati Uniti. Cosa succederebbe in caso di vittoria di Donald Trump? Salvini ha molto investito sul ritorno del tycoon alla Casa Bianca. Meloni è arrivata a rimorchio ma, di sicuro, il rapporto con Joe Biden costruito in questi anni non la favorisce.
Molti si domandano se, un successo di The Donald cambierebbe la posizione americana rispetto al conflitto ucraino. Di certo il leader della Lega lo spera. Cosa succederebbe a quel punto?
Crosetto e le armi
Intanto si è aperta una polemica tra il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e l’industria italiana delle armi. «L’Italia deve consegnare la contraerea Samp-T all’Ucraina – ha detto il ministro di fronte alla platea del Globsec Forum a Praga – e l’azienda italiana che deve sistemarlo ad agosto era chiusa per ferie, sabato e domenica non lavora e di sera non lavora». Poi, per chiarire meglio l’esempio, ha aggiunto: «Bisogna cambiare in fretta, anche l’Europa lo ha capito».
Ma la frase sulle ferie e gli orari di lavoro ha scatenato la reazione dei sindacati. «Non è vero che l’azienda non lavora di sabato e che è stata chiusa per ferie tutto il mese di agosto – la risposta della Fim-Cisl – Ha già avviato il terzo turno sul sito di Fusaro, a Bacoli, e ha già previsto un incremento di organico. Il punto è che le tempistiche per quadruplicare i carichi produttivi non si possono realizzare in poche settimane».
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