«Mettere in sicurezza» sì, «inseguire i ragazzi di diciotto-vent’anni anni che vogliono andare in spiaggia» no, «la salute è fondamentale ma senza terrorizzare». Matteo Salvini comincia a piazzare le difese leghiste contro il prossimo decreto Covid che dovrà stabilire l’uso del green pass – e le eventuali sanzioni per chi non si attrezza – ma anche i criteri con cui attribuire le fasce di rischio alle regioni. I contagi aumentano.

I numeri

I dati del ministero non lasciano spazio a una grande libertà di interpretazione: ieri 3.121 nuovi casi, in crescita rispetto ai 2.898 di venerdì (ma va detto che anche i tamponi effettuati sono aumentati), tasso di positività in lieve calo all’1,27 per cento (rispetto all’1,4). Sale, per fortuna di poco, il numero dei decessi (13, più due rispetto a venerdì). Cinque regioni già dal 26 luglio potrebbero rientrare in zona gialla per aver scavallato i cinquanta casi ogni centomila abitanti. Sono Sardegna, Sicilia, Veneto, Lazio e Campania.

Il ministro della Salute Roberto Speranza proporrà di far «pesare» di più il tasso delle ospedalizzazioni, che in tutta Italia resta contenuto. I ricoveri sia nelle aree mediche che nelle rianimazioni in realtà crescono: ma di poco fin qui (23 in più nei reparti ordinari e uno in terapia intensiva). Lazio e Lombardia sono le regioni dove il contagio corre di più (500 nuovi casi e 438).

Scontro sul green pass

Il ministro Speranza proporrà di allentare dunque le maglie prima di rientrare nella fascia gialla, ma in cambio alle regioni chiederà un uso esteso e rigoroso del green pass, «alla francese» e forse anche qualcosa di meglio.

Servirà per entrare nei luoghi pubblici, e le multe saranno pesanti: cinque giorni di chiusura per i gestori dei locali e 400 euro per i clienti sprovvisti di certificazione verde (forse ridotti a 260 in caso di pagamento entro il quinto giorno).

Salvini si prepara a dire di no a tutto, o quasi. Intanto alle zone gialle: «Ormai il 90 per cento delle popolazione sopra i 60 anni è vaccinata, tornare a parlare di zone gialle, coprifuoco e chiusura, non fa bene all’Italia. Se aumentano i contagi ma non i ricoverati e i morti, vuol dire che con questo stramaledetto virus bisogna convivere».

Niente zone gialle, ma allora serve il green pass. I presidenti di regione, anche quelli di destra, sono più possibilisti e concreto del leader leghista. Il «Qr code» è «una misura che» secondo Giovanni Toti (Liguria) «attuata con intelligenza può scongiurare l’ennesima, drammatica, chiusura delle regioni».

All’inizio della settimana, forse martedì, la riunione della cabina di regia con il presidente del Consiglio Mario Draghi e subito dopo, probabilmente giovedì, il consiglio dei ministri varerà il decreto.

Ministero della prudenza

Dal ministero della Salute, in attesa dei dati dell’Istituto superiore di sanità, si valuta anche la situazione dei contagi in altri paesi. In Spagna per esempio, un paese che tendenzialmente anticipato di 3/5 settimane l’Italia, circa il 10 per cento dei nuovi contagiati ha già ricevuto due dosi di vaccino.

Israele, paese con una delle più alte percentuali di vaccinati del mondo e che ha puntato per primo sull’immunità di gregge, si trova di fronte ad una ripresa dei contagi a causa della variante delta. Per di più, come è ormai noto, più alta è la circolazione del virus, più alto il rischio di varianti. Il Regno Unito segna il recordo dal 15 gennaio scorso: 54.674 nuovi casi nelle ultime 24 ore, 41 morti. A un passo dalla nostra penisola torna il coprifuoco sull’isola greca di Mykonos, tradizionale meta turistica anche dei vacanzieri italiani.

Insomma la preoccupazione sale. Anche a palazzo Chigi. La nuova ondata, la terza o la quarta a seconda dell’interpretazione degli scienziati, è arrivata prima del previsto.

Al punto che negli scorsi giorni è rimbalzata la voce di un’ipotesi di anticipo delle elezioni amministrative, che dovrebbero tenersi il 10 ottobre (con eventuali ballottaggi il 24 e il 25). Sull’idea la maggioranza è divisa con il solito schema: contrarissima la Lega (altrettanto Fratelli d’Italia), favorevole Enrico Letta; anche dalle città in cui si va al voto – tranne Milano – arrivano segnali di gelo: chiudere le liste a Ferragosto sarebbe pressoché proibitivo.

Autunno a rischio a scuola

Ma la cosa che preoccupa più di tutti il ministero della Salute è la situazione in cui si troverà la comunità scolastica al momento del ritorno fra i banchi degli studenti. Il Comitato tecnico scientifico ha spiegato agli uffici del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi che se la didattica in presenza è «assolutamente» necessaria, ora bisogna promuovere la vaccinazione del personale scolastico, docenti e non.

Ci sono differenze importanti fra regioni, e questo potrebbe riscaraventare gli studenti all’epoca delle forti disparità nelle scelte dei presidenti.

A poco più di un mese dalla riapertura delle aule scolastiche, i numeri sono poco rassicuranti: in tutto il territorio nazionale il 15 per cento di docenti e Ata è in attesa della prima dose. L’85 per cento si è vaccinato, ma le differenze fra regioni sono importanti (in Sardegna il 30 per cento aspetta la prima dose, in Sicilia il 43).

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