Il fondatore del Movimento pubblica un post, si firma “ragioniere” e in vista dell’incontro dei Cinque stelle sul Mes ribadisce la linea del no portata avanti da una lettera dei “frondisti”. Invece chiede di far pagare l’Imu alla Chiesa e appoggia la patrimoniale di Orfini e Fratoianni, ma per beni sopra i 50 milioni. Orfini: «Pronti al confronto, ma è una soglia troppo alta»
Nel silenzio del Pd, a sorpresa Beppe Grillo con un post sul suo blog firmandosi «ragioniere» si schiera a favore della patrimoniale: la tassa per i super ricchi è «sacrosanta», per lui però non deve partire dai patrimoni da 500 mila euro ma dai 50 milioni in su. Il fondatore del Movimento apre così alla possibilità portata avanti dall’ex presidente del Pd Matteo Orfini e da Nicola Fratoianni, primi firmatari dell’emendamento alla legge di bilancio riammesso proprio ieri. Una posizione in contrasto con l’ex leader Luigi Di Maio, contrario sin dall’inizio. Orfini risponde a Grillo: «Pronti a discuterne»
Discutere il Mes non serve
Lo spunto del post di Grillo parte dal dibattuto Meccanismo europeo salva-stati: «Del tutto inutile per far fronte alle esigenze del nostro Paese in un momento così delicato». Il fondatore del Movimento prende le parti della fronda di 58 parlamentari del Movimento 5 stelle – tra cui il sottosegretario del Mef Alessio Villarosa - che ha lanciato un appello a Di Maio e al reggente Crimi perché non diano il via libera. Questa sera ci sarà un confronto interno dei pentastellati. «Incaponirsi sull’assurda discussione sui fondi del Mes, che vengono descritti come la panacea di tutti i mali, è una mera perdita di tempo ed energie».
Grillo dice che non spiegherà le mille ragioni perché il Mes non serve, perché lo ha fatto Giuseppe Conte, dando così sostegno al premier: «ll nostro presidente del Consiglio Conte dicendo più e più volte che “disponiamo già di tantissime risorse (fondi strutturali, scostamenti di bilancio, Recovery Fund ecc..) e dobbiamo saperle spendere. Dunque non è una questione di soldi, che sembrano esserci, ma come e dove usarli».
Dal momento, però, aggiunge, che il dibattito italiano, «rimpasto a parte», sembra impegnato «esclusivamente su come reperire altri fondi per dar ossigeno alla sanità e alle imprese italiane» presenta due proposte «assolutamente praticabili, sacrosante e soprattutto non vincolanti (che non prevedono alcun tipo di indebitamento per l’Italia) che porterebbero un sacco di miliardi nelle casse dello Stato in poco tempo, semmai ce ne fosse bisogno». Per lui sono l’Imu e l’Ici alla Chiesa e la patrimoniale per i super ricchi.
Far pagare Chiesa
«Nel Novembre del 2018, una sentenza della Corte di giustizia europea, ha stabilito che lo Stato italiano deve riscuotere l’Ici non versata dalla Chiesa Cattolica tra il 2006 e il 2011 in virtù di una deroga concessa dal governo Berlusconi, successivamente ritenuta irregolare», ha scritto Grillo, che poi ha dettagliato tutte le proprietà immobiliari della Chiesa: «È giusto ricordare che, secondo i dati di Gennaio 2018, la Chiesa cattolica è proprietaria di 140 università, 6.228 scuole materne, 1.280 scuole primarie, 1.136 scuole secondarie, 399 nidi d’infanzia, 354 consultori familiari, 1.669 centri di difesa della vita e della famiglia, 111 ospedali di medie dimensioni, 10 grandi ospedali, 1.853 ospedali e case di cura, 136 ambulatori. Tutte queste strutture portano alle casse della Chiesa 620 milioni di euro all’anno dall’Imu non pagata».
A fine ottobre 2019 col governo Conte II, ricorda, 76 parlamentari del M5S hanno depositato a Palazzo Madama un disegno di legge che punta a recuperare l’imposta comunale sugli immobili non pagata dalla Chiesa e dagli enti no profit tra il 2006 e il 2011. Per Grillo non sarebbe stata presa in considerazione per i tentennamenti del Pd «che su questo tema (come per l’eutanasia) sembra dominato in modo inquietante dalla componente cattolica hanno svolto un ruolo decisivo». Adesso chiede: «Per quanto ancora il Ministero dell’economia può continuare ad infischiarsene della sentenza dell’Unione Europea?»
Una patrimoniale ai super ricchi
Infine apre alla patrimoniale proposta da Orfini e Fratoianni come emendamento alla Manovra. Il testo presentato in commissione bilancio alla Camera prevede un’aliquota progressiva minima dello 0,2 per cento sui patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione di euro, per arrivare al 2 per cento oltre i 50 milioni di euro. Beppe Grillo dà la sua versione: «E se per una volta, invece che sovraccaricare di tasse la classe media che sta lentamente scomparendo, si procedesse a tassare soltanto i patrimoni degli italiani più ricchi?»
Nel nostro paese, dice citando Credit Suisse, «ci sono 2.774 cittadini con un patrimonio personale superiore a 50 milioni di euro; se sommati, i loro patrimoni, ammonterebbero addirittura a circa 280 miliardi. Secondo la prestigiosa rivista Forbes, che tutti gli anni si preoccupa di stilare le sue consuete classifiche dei paperoni in giro per il mondo, in Italia ci sono altre 40 persone miliardarie o multimiliardarie». Per lui sarebbe più equo rivolgersi a loro.
«Un contributo del 2 per cento per i patrimoni che vanno dai 50 milioni di euro al miliardo genererebbe un’entrata per le casse dello Stato poco superiore ai 6 miliardi. Uno del 3 per cento dato dai multimiliardari potrebbe fruttare circa 4 miliardi ulteriori».
Per lui è come ragionare in una qualsiasi famiglia in difficoltà economica: «proprio come una famiglia in difficoltà, l’Italia ha bisogno di dire ai suoi concittadini più abbienti che il Paese ha bisogno di loro». Il «ragionier» Grillo stima introiti da 10 miliardi di euro per il primo anno, e di ulteriori 10 se la misura venisse confermata anche per il 2022. «Liberi da vincoli di rientro», visto che non si tratterebbe di debito.
La risposta di Orfini
L’ex presidente del Pd accetta il confronto: «Deve informare Di Maio che aveva detto il contrario» dice. Il ministro degli esteri infatti aveva pubblicato un post accorato dove veva scritto: «Nessuna patrimoniale, piuttosto abbassiamo le tasse». Orfini aggiunge: «Noi lo abbiamo detto ieri: la patrimoniale serve ed è giusta. Sul merito della proposta pronti a discutere. Ma il principio non può essere rifiutato aprioristicamente dal governo. Lasciamo i “no mai” a Salvini». La soglia proposta da Grillo non lo trova d'accordo: «Troppo poco iniziare da 50 milioni. Ma ripeto, stiamo al principio: il M5s cambia linea e dice sì alla patrimoniale?»
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