Il setting è perfetto, nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio, per l’elezione di Roberto Gualtieri a guida della Lega della autonomie locali. Il primo cittadino di Roma, secondo indiscrezioni a poche ore dall’assemblea, sarebbe ormai il favorito a succedere a Matteo Ricci. Sembra un avvicendamento di routine, ma l’investimento del Partito democratico sul presidio della rappresentanza degli enti locali è significativo per diversi aspetti. 

Innanzitutto l’Ali – da sempre punto di riferimento importante per gli amministratori progressisti – è la sede nazionale della campagna referendaria contro l’autonomia differenziata. Il fatto di collocare alla guida il sindaco della capitale serve ad aumentare ulteriormente il peso di questa battaglia nei prossimi mesi, è il ragionamento che filtra dal partito.

La raccolta delle firme ha ricompattato il campo largo, dimostrare che la questione non riguarda soltanto il sud, come spesso passa a primo impatto, è importante per ampliare la consapevolezza e il sostegno alla campagna del centrosinistra. 

Per il presidente uscente Ricci, poi, l’Ali è stata una delle piattaforme più rilevanti nella sua campagna elettorale per le elezioni europee. Assieme all’esperienza da primo cittadino, le relazioni tra gli amministratori locali hanno rafforzato la sua corsa. Il passaggio di consegne con il sindaco di Roma rappresenta infine l’ennesima prova di un saldo asse dem che unisce Adriatico e Tirreno, da Pesaro a Roma, da Ricci a Gualtieri, passando per il punto di riferimento del Pd nel Lazio, Claudio Mancini.

La partita dell’Anci

Ma la strategia del Nazareno guarda già al prossimo grande appuntamento per i sindaci. A fine novembre si riunisce infatti l’assemblea dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani. Si tratta di un altro punto di riferimento degli amministratori locali progressisti, finora guidato da Antonio Decaro, che i dem non vogliono mollare.

Nelle elezioni comunali la sinistra continua ad avere tendenzialmente la meglio: quelle consultazioni restano un grosso cruccio per il centrodestra, da sempre vittima – a dire degli esponenti della maggioranza – del secondo turno. Anche uscendo spesso dal primo come favoriti, i partiti dell’attuale maggioranza spesso non riescono a mobilitare il proprio elettorato per la seconda consultazione. Motivo per cui ormai quasi a ogni elezione amministrativa si alzano voci che chiedono di rivedere la legge elettorale per i comuni per renderla più sovrapponibile a quella nazionale e a quella regionale. 

L’Anci per ora resta fuori portata per la destra. Dopo diverse vicissitudini sembra che il favorito per la successione di Antonio Decaro, eletto nel frattempo al parlamento europeo, sia Gaetano Manfredi. La poltrona, in realtà, aveva fatto gola anche a Beppe Sala, che aveva cercato una sponda con l’ex ministro Gennaro Sangiuliano per guadagnarsi l’appoggio dei sindaci di centrodestra.

Ma come succede per l’Ali, anche in questo caso l’avvicendamento sembra più facile tra primi cittadini che provengono entrambi dalla stessa area geografica. Il sud Italia. Il sindaco di Napoli, peraltro, è percepito come un buon candidato anche perché non ha in tasca una tessera.

Anello di congiunzione tra dem e M5s, è stato finora una delle esperienze più fortunate del campo largo. Ma la sua identità da civico può raccogliere anche il consenso dei primi cittadini di centrodestra. E garantire così al Pd un’altra sponda per quanto riguarda la battaglia contro l’Autonomia differenziata. 

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