Più incarichi, ruoli diversi con lo sguardo alla comunicazione e la nascita della direzione armamenti, vecchio pallino di Guido Crosetto, che voleva una figura preposta alla gestione dei programmi di acquisizioni di sistemi d’arma.

Il ministero della Difesa diventa sempre più a immagine e somiglianza del big di Fratelli d’Italia, che già da mesi stava valutando il ridisegno delle funzioni interne al suo dicastero. Con una conseguenza nemmeno tanto indiretta: la crescita dell’influenza di Crosetto.

Lo strumento per attuare il cambiamento è un dpcm, visionato da Domani, già esaminato in via preliminare da palazzo Chigi nell’ultimo Consiglio dei ministri. Un testo che, tra le varie cose, amplia il ruolo del dicastero in materia di innovazione, attraverso l’ufficio di studi strategici.

Stando al contenuto della bozza del provvedimento, comunque, l’intervento più impattante è la scissione tra l’incarico del segretariato generale e la direzione nazionale armamenti, che attualmente fanno capo a un’unica struttura. Uno split che rappresenta un dimezzamento del segretario generale, ruolo attualmente ricoperto dal generale Sergio Portolano (in scadenza a fine anno).

Un anno dopo

La storia va avanti da tempo. Un primo tentativo da parte di Crosetto risale a un anno fa, tra fine maggio e inizio giugno 2023: durante l’esame del decreto Pa, il governo aveva presentato un corposo emendamento che riscriveva il meccanismo degli uffici della Difesa. Il blitz era stato stoppato alla Camera, anche per le proteste delle opposizioni.

In molti avevano evidenziato l’estraneità dal perimetro del provvedimento che riguardava la Pubblica amministrazione. I rilievi avevano fatto sorgere dei dubbi di opportunità addirittura al Quirinale, più che sul contenuto, sul veicolo per attuare la riforma.

Il ministro, sempre attento al dialogo con il Colle, ha chiesto e ottenuto la retromarcia. Ma con una promessa lasciata alla stampa: «Ci sarà un provvedimento ad hoc». Dopo dodici mesi, ecco che è tornata in carreggiata la sua piccola rivoluzione.

Il ministro non vuole però intestarsi la riforma, anzi. Ha sempre ricordato che il progetto era stato in parte caldeggiato da chi lo aveva preceduto, le ex ministre della Difesa Roberta Pinotti del Partito democratico ed Elisabetta Trenta del Movimento 5 stelle.

La modifica del regolamento ministeriale aveva invece incontrato la freddezza di Lorenzo Guerini, alla guida del dicastero nei governi Conte II e Draghi. Così non c’è stata alcun cambiamento per anni.

Ampi poteri

Il ministro in carica, però, è intenzionato ad accelerare e completare l’opera. Ci sarebbe, peraltro, un nome caldo per l’assegnazione dell’incarico: Luisa Riccardi, diventata vicesegretaria generale dall’ottobre del 2023 un anno dopo la nomina di Crosetto al ministero.

Il suo nome era già in auge ai tempi di Trenta, che l’aveva voluta al suo fianco come vicecapo di gabinetto. I rumors la indicano come la principale candidata alla nuova poltrona, non solo per i buoni rapporti con il ministro ma anche per un curriculum solido nel settore.

Al netto delle ipotesi sui singoli profili, comunque, la direzione sarà chiamata a sovrintendere una serie importante di compiti anche in ambito internazionale.

Nel dettaglio «partecipa agli alti consessi internazionali nel quadro della realizzazione di accordi multinazionali relativi alla sperimentazione e allo sviluppo, rappresentando, su indicazione del ministro della difesa, l’indirizzo nazionale nel campo delle attività tecnico-scientifiche ai fini della difesa».

Non solo, «dirige, indirizza e controlla le attività connesse all’innovazione, alla ricerca tecnologica, alla ricerca scientifica e allo sviluppo, alla produzione e all’approvvigionamento volte alla realizzazione dei programmi approvati» e provvede d’intesa con il capo di stato maggiore «all’impiego operativo dei fondi destinati all’investimento per la realizzazione dei programmi di competenza».

A tutta comunicazione

Crosetto ha poi valutato un cambiamento profondo su altri versanti. Il decreto prevede l’istituzione di un «dipartimento per la comunicazione della Difesa» con vari compiti, come «l’analisi dei media e dei social-media» per valutare «eventuali rischi per il Sistema di difesa nazionale promuovendo il processo delle lezioni identificate e delle lezioni apprese». Oltre ovviamente al rapporto con i media nazionale e internazionali.

Un’attenzione ai messaggi veicolati all’esterno che fa da sponda a un’ulteriore iniziativa del ministro: un comitato di esperti per «valorizzare la cultura della Difesa».

© Riproduzione riservata