Grillo blocca le comunicazioni per non creare ostacoli al neo leader, ma i parlamentari più esperti protestano. È solo l’ultimo capitolo di una relazione tormentata con i media, sempre in balìa della volontà del fondatore: alla fine è sempre il comico a dover risolvere, con una parola, le questioni più intrigate
- La scelta di Grillo non è piaciuta soprattutto a quel gruppo di parlamentari più abituati a frequentare le trasmissioni televisive, spesso senza coordinarsi con gli uffici della comunicazione.
- Nel 2013, le regole erano così strette che sono costate il posto all’allora senatore Marino Mastrangeli, eletto nel Lazio, reo di aver partecipato a Pomeriggio Cinque di Barbara D’Urso.
- Adesso il M5s fa parte del terzo governo di legislatura guidato da uno dei suoi nemici storici. La comunicazione ha già dovuto gestire la brusca giravolta su Mario Draghi, dopo che inizialmente i vertici del Movimento avevano annunciato di non volerlo appoggiare.
Basta rapporti con la stampa, almeno per un po’. Il Movimento 5 stelle ritorna al passato. E a riportare indietro le lancette dell’orologio del partito è il fondatore Beppe Grillo, che la scorsa settimana, proprio nel giorno in cui Davide Casaleggio, in conferenza stampa, fissava le sue condizioni per continuare la collaborazione tra l’associazione Rousseau e il Movimento, ha chiesto ai grillini di rimanere in silenzio. Negli ultimi tempi, secondo Grillo, i Cinque stelle hanno fatto parlare fin troppo di sé. Si torna quindi alle origini anche se in questo modo, dice un deputato alla seconda legislatura piuttosto critico nei confronti della linea del M5s, si «lascia il palco a Casaleggio».
La scelta di Grillo non è piaciuta soprattutto a quel gruppo di parlamentari più abituati a frequentare le trasmissioni televisive, spesso senza coordinarsi con gli uffici della comunicazione. E uno degli scopi sembra essere proprio questo: mettere in pausa le uscite non controllate, e non controllabili, sulla trattativa con Casaleggio (che i vertici stanno cercando di chiudere chiamando i parlamentari uno a uno per chiedere loro di ripianare i debiti con Rousseau) e sulla riorganizzazione interna. Il vincolo dovrebbe durare almeno finché Giuseppe Conte, neoleader del M5s, presenterà il proprio progetto in maniera più dettagliata.
Rapporti tormentati
Quando nel 2013 i Cinque stelle sono arrivati in parlamento la comunicazione era interamente mediata dalla “macchina” del Movimento. Il codice di comportamento prevedeva un secco rifiuto della televisione, soprattutto dei “pollai”, come definivano i talk show con un’espressione poi divenuta storica i due fondatori. Le regole erano così strette che sono costate il posto all’allora senatore Marino Mastrangeli, eletto nel Lazio, reo di aver partecipato a Pomeriggio Cinque di Barbara D’Urso. Eppure la sua vicenda ha aperto un varco: per quanto le richieste della comunicazione pentastellata fossero difficilissime per i programmi (veniva chiesta per esempio l’assenza totale di contraddittorio), i volti più “famosi” dei Cinque stelle hanno iniziato a farsi vedere sempre più spesso. I vertici si sono così resi progressivamente conto che la spinta delle piazze e dei social non sarebbe bastata per sfidare la potentissima macchina del Pd renziano, che nel 2014 aveva fatto della televisione il suo punto di forza. Le europee erano sempre più vicine ed è stato in quel periodo che hanno preso il via le carriere televisive di Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Paola Taverna e molti altri.
Le elezioni, però, sono andate tutt’altro che bene e di quell’epoca rimane nella memoria solo il video di Beppe Grillo che prende un Maalox. Era fine maggio e solo pochi giorni dopo, a inizio giugno, entrava nella squadra della comunicazione dei gruppi parlamentari Rocco Casalino, arrivato direttamente dal M5s lombardo. Qualcosa doveva cambiare, ma ufficialmente i giornalisti restavano sempre «nemici», «È fondamentale comunicare ai cittadini le nostre iniziative parlamentari, regionali, europee, consultare le associazioni ed evitare di sprecare tempo con le intermediazioni con i giornalisti, vera catena di trasmissione del Sistema», scriveva Grillo nel post in cui nominava Casalino in sostituzione di Claudio Messora, all’epoca capo della comunicazione Cinque stelle al Senato, e lo affiancava a Nicola Biondo e Ilaria Loquenzi, già impegnati nella gestione della comunicazione dei gruppi parlamentari della Camera.
Da quel momento in poi la presenza degli eletti in televisione si è fatta più sistematica, anche con il coordinamento con Milano e con Gianroberto Casaleggio, che da sempre aveva un legame strettissimo con il futuro spin doctor di Giuseppe Conte. Il primo vero banco di prova è stato il referendum costituzionale di Renzi. Il Movimento si è intestato la guida della campagna elettorale per il No. E ha vinto. L’ostilità per i media viene progressivamente archiviata, soprattutto con l’avvicinarsi delle politiche 2018. Le elezioni sono un successo ma un anno dopo, nel 2019, le europee ridimensionano le ambizioni dei Cinque stelle. Anche in quell’occasione, come oggi, il team della comunicazione ha deciso di imporre una pausa di riflessione per capire quale era stato l’errore.
Adesso il M5s fa parte del terzo governo di legislatura guidato da uno dei suoi nemici storici. La comunicazione ha già dovuto gestire la brusca giravolta su Mario Draghi, dopo che inizialmente i vertici del Movimento avevano annunciato di non volerlo appoggiare. Parlamentari ed elettorato non sono mai stati così provati.
È ancora una volta è un intervento di Grillo a risolvere il tutto e spazzando via ogni imbarazzo comunicativo con un cambio di linea quantomeno repentino. Certificato da un tweet del 15 marzo in cui il fondatore dei Cinque stelle scriveva: «Oggi non ho fatto neanche un’intervista. È bellissimo!!!». Uno degli obiettivi di Grillo sembra essere quello di evitare che eventuali prese di posizione vincolino Conte, una volta insediato al vertice del Movimento, costringendolo a difendere una linea che magari non corrisponde a quella della nuova versione del M5s. L’altra questione è quella dell’opportunità. Oggi i grillini si trovano in una maggioranza allargata e il loro peso è stato molto ridimensionato dall’ingresso di nuove forze. Quando finirà la luna di miele non è detto che per il Movimento la cosa migliore sia quella di mantenere le stesse posizioni che i pochi parlamentari ancora attivi sui media stanno tenendo ora. Insomma, bisogna lasciare tutte le strade aperte.
Anche quella di introdurre nuove figure nella squadra della comunicazione romana. Si parla da tempo di Nina Monti, cantautrice e deputy editor del blog di Beppe Grillo, ma anche fondatrice del sito happygrafi.com, sito attualmente in manutenzione. Nessun’altra esperienza lavorativa, almeno stando al suo profilo Linkedin. Figlia del paroliere di Patty Pravo, cura il blog dal 2017. Ora, secondo alcune voci, dovrebbe iniziare a coordinare la comunicazione dei gruppi di Camera e Senato. Qualcuno avrebbe anche già ricevuto indicazioni sui temi da trattare con tv e giornali, ma finora a Roma non l’ha vista nessuno.
© Riproduzione riservata