- Il sentore è che l’operazione possa andare in porto, mettendo la Lega di fronte ai fatti, che si tradurrebbero nelle cifre necessarie alla realizzazione della riforma. Una questione che spaventa i leghisti: preferirebbero andare spediti senza problemi. Perché nella loro visione approfondimento è solo un sinonimo di rallentamento.
- C’è stato dunque un secondo round dopo la relazione dei tecnici di Palazzo Madama, prima pubblicata su Linkedin, poi sparita e infine degradata a generica bozza. Calderoli in quel caso ha annusato l’aria della più tipica delle polpette avvelenate, che ha dovuto ingoiare.
- Luca Bianchi, direttore Svimez: «Se l'autonomia si fosse verificata nel 2017? Abbiamo elaborato due ipotesi: una con compartecipazione Irpef, l'altra con compartecipazione Iva al 100% più una quota Irpef. Nel primo caso, le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna avrebbero un surplus di 5,6 miliardi, mentre sarebbe di 9,5 miliardi nel secondo».
Accerchiata e isolata con gli alleati che manifestano una certa perplessità sul disegno di legge dell’autonomia differenziata. Perché si sa ancora troppo poco, addirittura sul peso sulle casse pubbliche. La Lega balla sempre più da sola su quella che per il leader Matteo Salvini è la madre di tutte le riforme, tanto da aver piazzato a guardia del dossier un cingolato come Roberto Calderoli, grande conoscitore dei cavilli di palazzi e vecchia volpe politica.
L’aumento della temperatura intorno al testo si è registrato nella giornata di giovedì al Senato, in commissione Bilancio, in una seduta apparentemente di routine. Così non è stato. Fratelli d’Italia e Forza Italia si sono unite alle opposizioni e hanno avallato la richiesta di una indagine conoscitiva sui costi reali dell’autonomia differenziata, consegnando la palla al presidente della commissione, Nicola Calandrini (FdI). Certo, la decisione non è stata assunta, perché spetta all’ufficio di presidenza di Palazzo Madama, presieduto da Ignazio La Russa e composta dai capigruppo, valutare la proposta giunta dalla commissione. Il messaggio è stato intanto recapitato.
Il sentore è che l’operazione possa andare in porto, mettendo la Lega di fronte ai fatti, che si tradurrebbero nelle cifre necessarie alla realizzazione della riforma. Una questione che spaventa i leghisti: preferirebbero andare spediti senza problemi. Perché nella loro visione approfondimento è solo un sinonimo di rallentamento. C’è stato dunque un secondo round dopo la relazione dei tecnici di Palazzo Madama, prima pubblicata su Linkedin, poi sparita e infine degradata a generica bozza. Calderoli in quel caso ha annusato l’aria della più tipica delle polpette avvelenate, che ha dovuto ingoiare.
La Lega balla da sola
A lanciare l’amo è stata la senatrice del Movimento 5 stelle, Mariolina Castellone, che ha chiesto un approfondimento sui «profili finanziari con particolare riferimento alla garanzia dei livelli essenziali delle prestazioni», i famosi lep. Dopo il dossier di Palazzo Madama, ci sono state le preoccupazioni espresse dalla Commissione Ue sulla sostenibilità economica della riforma, che hanno fatto il paio con quanto sostenuto da Luca Bianchi, direttore della Svimez: «Se l'autonomia si fosse verificata nel 2017 cosa sarebbe successo con le compartecipazioni nel triennio successivo? Abbiamo elaborato due ipotesi: una con compartecipazione Irpef, l'altra con compartecipazione Iva al 100% più una quota Irpef. Nel primo caso, le regioni Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna avrebbero un surplus di 5,6 miliardi, mentre sarebbe di 9,5 miliardi nel secondo».
Da queste considerazioni ha preso forma l’idea di Castellone sull’indagine conoscitiva, accolta da Fratelli d’Italia, attraverso Livia Mennuni. «La commissione bilancio del Senato costituisce una sede utile dove svolgere un’istruttoria», ha detto ai colleghi e quindi ha approvato «ogni ulteriore approfondimento sulla delicata questione degli effetti finanziari dell'autonomia differenziata». Il via libera del partito di Giorgia Meloni è stato seguito dal parere positivo di Claudio Lotito, a nome di Forza Italia, che ha rilevato degli aspetti anche procedurali sulla necessità di condurre un’indagine conoscitiva: «L’assegnazione del disegno di legge alla sola commissione affari costituzionali non consente, in sede di merito, un'istruttoria completa degli effetti sui conti pubblici». Nella maggioranza c’è chi vuole avere un panorama chiaro. L’unico “no” è arrivato, ça va sans dire, dal senatore Claudio Borghi, che ha ravvisato il rischio di un doppione rispetto a quanto fatto.
Asse delle opposizioni
Eppure il focus sui costi sarebbe solo un modo per acquisire ulteriori elementi, senza nemmeno un impatto formale sull’iter di discussione e di eventuale approvazione a Palazzo Madama. L’indagine conoscitiva potrà infatti andare avanti in parallelo al confronto sul testo e con una tempistica da stabilire. Anche se nel momento dell’attivazione è prevedibile una durata che possa superare quantomeno l’estate per avere un ampio numero di audizioni.
I 5 stelle stanno facendo asse con il Pd e l’Alleanza verdi-sinistra per smantellare la propaganda intorno alla riforma feticcio della Lega. «Questo ddl sull’autonomia differenziata è un treno in corsa, distruttivo, che va fermato con ogni sforzo possibile», dice a Domani Castellone, che pure ha apprezzato la convergenza di FdI e FI sulla sua iniziativa. Ma, mette in guardia l’ex capogruppo del M5s al Senato, «attendiamo la prova dei fatti, visto che finora hanno silenziosamente avallato il progetto di frantumazione del Paese».
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