A differenza dei grillini, catapultati nelle istituzioni abbandonando le occupazioni più disparate, gran parte dei politici di vertice di FdI è in Parlamento anche da decenni, a partire dalla stessa Meloni, deputata da quasi vent’anni. Nonostante questo, in molti casi deputati e senatori del partito della premier non sembrano conoscere il galateo istituzionale
Che Fratelli d’Italia abbia un problema di classe dirigente non è una novità. Non serviva il caso di Emanuele Pozzolo a dimostrarlo, anche se il Capodanno-Far west è a un livello finora mai raggiunto dai meloniani. In passato, le truppe della premier non si sono fatte mancare quasi niente, soprattutto in Parlamento, dove non si contano gli aneddoti sulle bagarre che coinvolgono deputati di FdI.
Eppure, a differenza dei grillini, che a partire dal 2013 si fecero notare per iniziative polemiche e a volte anche offensive, gran parte dell’attuale classe dirigente di FdI è cresciuta nei palazzi, passando per la gavetta della politica locale e di fatto non svolgendo quasi mai altri incarichi. Tutt’altra gioventù rispetto a quella dei parlamentari del Movimento, spesso approdati a Roma dopo esperienze professionali per niente sovrapponibili.
È il caso per esempio di Federico Mollicone, oggi presidente della commissione Cultura, ma già consigliere municipale e comunale a Roma fin dagli anni Novanta: eppure, il deputato si è reso protagonista nelle ultime due legislature di episodi che hanno poco a che vedere con l’onore e la disciplina che da Costituzione dovrebbero caratterizzare l’attività parlamentare. O, per lo meno, ne rappresentano un’interpretazione piuttosto sportiva: come quando nel 2019 in commissione Cultura durante una rissa con Vittorio Sgarbi lo aveva invitato a prendere un sedativo dopo che il collega lo aveva insultato.
O quando, qualche mese prima, si era lanciato in una campagna moralizzatrice contro l’abbigliamento delle colleghe deputate a «Montecitorio Beach», come l’aveva ribattezzata il fratello d’Italia romano, ferito dalla mancanza (dal suo punto di vista) di stile. Anche se in aula lo stesso Mollicone spesso non ha dato esattamente prova di classe: nel 2018 durante il suo intervento stracciò la legge di Bilancio in discussione (Giuseppe Conte, che in polemica ha strappato il testo del salario minimo emendato dal governo, non si è inventato niente).
A dicembre 2019 durante il dibattito sul Mes si rivolgeva ai Cinque stelle gridando «pagliacci, vi siete venduti anche l’anima». Le cronache annotano anche un naso da clown mimato. Pochi giorni dopo, si segnala per essere salito in piedi sui banchi per sventolare uno striscione. Ma l’aveva già fatto nel 2018, quando addirittura aveva imitato Robin Williams ne L’attimo fuggente a favore d’aula. Nel 2021 fa notizia la preparazione atletica che permette a Mollicone di sfuggire in aula ai commessi che lo rincorrono per strappargli di mano i cartelli di una protesta contro il green pass, nel 2022 si presenta con un pallottoliere per invitare Enrico Letta a rifare i suoi conti, un’uscita talmente stravagante che perfino il collega di partito e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli è costretto a richiamarlo.
Stesso anno, di nuovo in commissione Cultura: Mollicone urla senza freni contro la presidente Vittoria Casa durante la discussione di un parere sullo Ius scholae. Tutte performance tranquillamente recuperabili in rete, per chi si fosse appassionato.
Questione di stile
A prescindere dal merito dei provvedimenti proposti da FdI, dalla sua fondazione sempre all’opposizione, le istituzioni prevedono un metodo, che i meloniani scelgono spesso deliberatamente di ignorare. A essersi segnalato negli anni è anche il braccio destro organizzativo di Giorgia Meloni, Giovanni Donzelli: una gioventù nel Fuan, l’associazione universitaria del Msi, dal 2004 è stato consigliere comunale a Firenze con An.
Nel 2014 da capogruppo in Consiglio regionale si è inventato un decalogo per gli immigrati (tra le indicazioni imperdibili parlare italiano, festeggiare il Natale, «la donna non si tocca nemmeno con un fiore»), in Parlamento è stato anche espulso dall’aula per la sua partecipazione appassionata alle bagarre. Nel 2020 aveva anche descritto come «sceneggiata» la scelta dei deputati del Pd di inginocchiarsi per la lotta al razzismo. Protagonista dell’iniziativa Laura Boldrini: la deputata dem è stata a lungo uno dei bersagli preferiti delle polemiche di FdI. Andrea Delmastro Delle Vedove, oggi sottosegretario coinvolto nella vicenda Pozzolo, attaccò l’allora presidente della Camera dicendo che era andata dal papa con «delle sciatte ciabatte» e in Moschea con il velo.
Delmastro aveva fatto parlare di sé anche per un post sul suo profilo Facebook sotto il quale si erano raccolti innumerevoli insulti nei confronti dell’allora vicepresidente di Montecitorio Maria Edera Spadoni. Anche il ministro-cognato Francesco Lollobrigida ha passato una vita nelle istituzioni: capogruppo di FdI nell’ultima legislatura, si era tra l’altro fatto notare per un’interrogazione sulla sovranità dello stato italiano sul Monte Bianco e per la fondazione del Lazio Club Montecitorio.
Paolo Trancassini, oggi questore della Camera, nel 2019 è stato protagonista di una rissa in Transatlantico. Breve sintesi: un deputato grillino è appena passato con i meloniani e i suoi ex colleghi di partito glielo lo rinfacciano fuori dall’aula, arrivando quasi alle mani. Trancassini interviene e se la prende Gian Mario Fragomeli, convinto di insultare un Cinque stelle: «Stai al governo con il Pd!» Peccato che Fragomeli fosse del Pd.
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