- Il giornalismo ha il dovere di raccontare i no-vax, non di dare loro la patente di interlocutori se gli argomenti sono “nei sieri genici c’è il grafene” o “stanno morendo tutti per reazioni avverse ma non cielo dikono!”.
- Il dibattito è un confronto tra opinioni che partono, però, da un presupposto di verità.
- Se quel presupposto cade, il dibattito diventa disinformazione pericolosa e utile solo agli ascolti, in un corto circuito folle per cui i programmi di informazione puntano sulla disinformazione per attirare spettatori.
Non so se avete presente Alessio Lasta, il giornalista di Piazza Pulita, quello entrato nel reparto terapia intensiva di Cremona durante la prima ondata Covid e poi ancora di recente, sempre in ospedale, per raccogliere la testimonianza del no vax che restava un no vax anche da malato, prono, con i tubicini dell’ossigeno nel naso. Quello che ha un master in giornalismo, ha vinto premi, ha lavorato per no so quanti programmi tv.
Ebbene, leggevo oggi un suo scambio di battute su twitter con tal Elisa D’Ospina, professione curvy e novella scienziata, la quale con una spocchia che la renderebbe capace di dichiarare guerra, lei da sola, alla Corea del Nord, dava vita al seguente dialogo, rivolta a Lasta: «Ero rimasta che i giornalisti raccontassero ciò che succede, non solo un’unica fantomatica verità. A Piazza Pulita farete vedere la manifestazione dove persone comuni hanno perso i propri cari per eventi avversi, vero?».
Ora, a parte che messa così, pare che a questa manifestazione sia avvenuta una strage di parenti, tutti con reazioni avverse non si sa a cosa, forse alla manifestazione stessa, ma la questione è un’altra: perché questa tizia si imbarca in una conversazione sul giornalismo con un giornalista come Lasta? Lanciandosi pure in un’ulteriore risposta, risposta così audace che valica l’autostima e si piazza nell’empireo dei campioni di fiducia in se stessi assieme a quelli che si schiantano con le tute alari e Matteo Renzi. «Io per 10 anni ho fatto il tuo lavoro», twitta. Le famose inchieste di Elisa D’Ospina, come dimenticare. Poi ha scelto la carriera di influencer curvy, il giornalismo ha subito una grave perdita.
Ecco, leggevo questi tweet surreali e mi chiedevo perché, durante una pandemia, si debba assistere allo scempio della spocchia vuota e presuntuosa che si confronta con studio ed esperienza. Certo, forse la scelta di Enrico Mentana di non ospitare mai no vax nel suo tg è troppo radicale, visto che i non vaccinati, in Italia, sono 7 milioni e, anche al netto dei bambini, rappresentano una fetta di popolazione importante, che non possiamo ignorare. Il punto però è che tra il far finta che queste persone non esistano e il far finta che tutte abbiano dignità di parola con un microfono appuntato alla giacca e una platea di milioni di persone, ce ne passa.
Raccontare senza legittimare
Il giornalismo ha il dovere di raccontare i no-vax, non di dare loro la patente di interlocutori se gli argomenti sono “nei sieri genici c’è il grafene” o “stanno morendo tutti per reazioni avverse ma non cielo dikono!”.
Il dibattito è un confronto tra opinioni che partono, però, da un presupposto di verità.
Se quel presupposto cade, il dibattito diventa disinformazione pericolosa e utile solo agli ascolti, in un corto circuito folle per cui i programmi di informazione puntano sulla disinformazione per attirare spettatori. É giornalisticamente interessante raccontare la storia di una vice questore che infiamma le piazze dichiarando che il green pass sia anti-costituzionale, siamo d’accordo.
Il problema è trasformare una vice questore in un specie di personaggio televisivo che usa le telecamere per crearsi pubblico e credibilità, pur dicendo sciocchezze tipo «se si è in buona salute, con le terapie, il Covid diventa affrontabile». Messaggi sbagliati e pericolosi pure se divulgati su Telegram, figuriamoci in tv, senza nessuno che le disattivi il microfono immergendolo nella resina sintetica.
Così come è pericolosa la nuova star tv Maddalena Loy quando dice che i bambini non contagiano e altre falsità o l’ormai nota Francesca Donato, la quale da due anni divulga fake news in prima serata e in confronti surreali con esperti che, va detto, si prestano a questi siparietti lunari.
Adesso, dopo il prete ortodosso che dichiara «i vaccini sono diabolici, quindi il papa è satanista», il portuale di Trieste e altri geni assortiti, la nuova star della settimana è il dentista che voleva vaccinarsi col braccio finto. Dentista che, naturalmente, non si accontenta di un’intervista a un giornale, ma ha deciso di parlare «in una sede istituzionale», come mi ha spiegato il suo avvocato. Mentre aspettavo che aggiungesse «dunque Montecitorio» mi ha chiarito che la sede istituzionale è il programma di Massimo Giletti, quello de «il papa è satanista». Chissà se i soldi per l’esclusiva sono quelli del Monopoli, finti come il braccio mostrato all’infermiera, o se in questo caso il no-vax preferisce l’autentica filigrana. Da prelevare rigorosamente col braccio autentico..
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