I membri della commissione Esteri si sono rivolti alla presidente Maria Elisabetta Casellati per manifestarle la propria preoccupazione per l’inoperatività dell’organismo dopo i due voti di Petrocelli contro il decreto Ucraina e la risoluzione a favore di Kiev
I capigruppo e i componente della commissione Esteri al Senato hanno scritto alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati per manifestare il timore che l’azione della commissione sia irrimediabilmente compromessa dalle scelte del suo presidente, Vito Petrocelli. Petrocelli, del Movimento 5 stelle, non ha votato la risoluzione che impegna il Governo ad esigere dalle Autorità russe l'immediata cessazione delle operazioni belliche e ad assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino né il decreto Ucraina.
«A questi voti, sono seguite in questi mesi continue dichiarazioni pubbliche del Presidente Petrocelli in aperto contrasto con gli intendimenti adottati dal Parlamento.L'incresciosa situazione che si è venuta a creare ha finito con il minare, nel profondo, il rapporto di fiducia che lega i membri di questa Commissione al suo Presidente» scrivono i senatori.
Gli atteggiamenti di Petrocelli, secondo gli autori, «ha compromesso l'operatività della Commissione stessa, che è chiamata a decidere, discutere e assumere decisioni di particolare rilevanza, vista la drammatica congiuntura internazionale. A quanto esposto si aggiunga che gli atteggiamenti del Presidente Petrocelli compromettono la credibilità e l'onorabilità dell'Istituzione che rappresentiamo, ciò anche nelle delicate relazioni con i principali Paesi alleati».
I membri della commissione aspettano un riscontro della presidente sulla situazione della commissione, bloccata ormai da diverse settimane. Ieri, una riunione della giunta sul regolamento del Senato si è conclusa con un nulla di fatto, anche perché l’organismo non era al completo. È stato tutto rimandato a martedì prossimo, quando è prevista una nuova convocazione: è improbabile che Casellati dia una risposta alla lettera dei membri della commissione.
Il caso
Intanto, il presidente del Movimento Giuseppe Conte ha annunciato l’espulsione di Petrocelli dopo un tweet del senatore sul 25 aprile, in cui celebrava la liberazione scrivendo la zeta maiuscola, un simbolo usato dai sostenitori di Putin. Per procedere all’atto pratico, il gruppo dei senatori ha anche modificato il proprio regolamento: perché sia adottato dovrà passare ancora qualche giorno.
Resta il problema che secondo il regolamento del Senato i presidenti di commissione sono inamovibili salvo le proprie spontanee dimissioni.
Secondo quanto prevedono le regole neanche il presidente del Senato non può intervenire direttamente per rimuovere un presidente dal proprio incarico: restano quindi sul tavolo solo due opzioni, le dimissioni di Petrocelli o quelle dei membri della commissione.
L’unico precedente che va nella direzione di una sfiducia è quello di Riccardo Villari, che nel 2008 presiedeva la commissione di Vigilanza Rai. Tutti i membri della commissione si erano ritirati in quell’occasione.
Gli altri partiti erano ancora in attesa di una mossa del Movimento 5 stelle, ma il presidente Conte ha annunciato di essere pronto anche a ritirare i membri Cinque stelle dalla commissione.
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