La storia politica del membro di Fratelli d’Italia si muove tra cariche pubbliche, simpatie fasciste e opinioni controverse
Con 116 voti, 12 in più rispetto a quelli necessari, è stato eletto presidente del Senato Ignazio La Russa. Nato il 18 luglio 1947 a Paternò, l’esponente di Fratelli d’Italia, tra i fondatori del partito di Giorgia Meloni, ha alle spalle una lunga esperienza nella politica durata più di cinquant’anni.
La militanza politica di La Russa
Ignazio La Russa, figlio di Antonino segretario politico del partito nazionale fascista di Paternò prima e senatore del Movimento sociale italiano poi, inizia la sua militanza come responsabile del Fronte gioventù.
Ha partecipato nel 1973 a quello che è ricordato come il giovedì nero di Milano, una giornata nella quale il Movimento sociale italiano, a cui nel frattempo si era iscritto, aveva dato vita a una manifestazione non autorizzata.
Durante l’evento contro quella che veniva definita violenza rossa i manifestanti lanciarono due bombe a mano. Una colpì un poliziotto di 22 anni, Antonio Marino, che morì. La Russa, che a distanza di anni ha definito quell’episodio «un trauma da cui faticammo a riprenderci», fu indicato come uno dei responsabili morali dei lanci di bombe.
L’esperienza in parlamento
Dopo alcune esperienze come consigliere negli enti locali, viene eletto alla Camera per la prima volta nel 1992 proprio tra le fila dell’Msi.
Nel 1994, nonostante la sconfitta all’uninominale della Lombardia contro il leghista Umberto Bossi, è stato eletto di nuovo alla Camera con Alleanza Nazionale e ne è divenuto vicepresidente.
La svolta di Fiuggi
L’anno successivo è tra i presenti alla svolta di Fiuggi, l’operazione con cui il Movimento sociale italiano sceglie di abbandonare i riferimenti ideologici al fascismo per qualificarsi come forza politica legittimata a governare. Dalla svolta di Fiuggi è nato ufficialmente Alleanza nazionale che già si era presentato nella tornata elettorale dell’anno precedente.
A chi nei giorni precedenti all’elezione del Senato gli rendeva conto delle sue simpatie fasciste, testimoniate dalla presenza in casa sua di cimeli e busti mussoliniani, ha risposto: «i miei rapporti con il fascismo li ho chiariti a Fiuggi».
Fratelli d’Italia
Dopo un breve passaggio, tra il 2009 e il 2012, tra le file de Il popolo delle libertà, Ignazio La Russa fonda insieme a Giorgia Meloni e Guido Crosetto.
Con FdI è eletto deputato nel 2013 e senatore nel 2018. Nella prima legislatura da senatore diventa vicepresidente del Senato, un’esperienza propedeutica all’elezione come presidente avvenuta nel 2022.
Un personaggio controverso
Oltre alle responsabilità morali per l’uccisione del poliziotto nel 1973 e le critiche per gli arredi dal sapore fascista che occupano la sua casa, altre circostanze rendono quella di Ignazio La Russa una figura controversa.
La difesa indefessa dell’Arma
Nel 2008, l’attuale presidente del Senato che ha alle spalle anche una carriera da avvocato 2008 diventa difensore dei poliziotti accusati di tortura durante l'assalto alla scuola Diaz nel corso della manifestazione del G8 di Genova del 2001. Nel 2009, dopo la morte di Stefano Cucchi, La Russa che era ministro della Difesa in riferimento al pestaggio del ragazzo romano disse: «La sola cosa di cui sono certo è il comportamento assolutamente corretto dei carabinieri».
Nonostante le indagini sulla morte di Cucchi nel corso degli anni avevano rivelato con chiarezza le responsabilità dei carabinieri, ancora nel 2017 La Russa sosteneva:«Non è la prima volta che la procura accusa qualcuno di aver cagionato la morte del ragazzo, ma non sono poi stati condannati. Sarei molto cauto, io ho sempre difeso l'arma dei carabinieri e fino ad oggi non c'è alcuna responsabilità accertata».
Mai tornato sui suoi passi, nel 2018 aveva aperto alle responsabilità individuali. «Io difenderò sempre l'Arma ma questo non deve essere confuso, però, con il comportamento dei singoli carabinieri che deve essere, come in questo caso, da condannare in maniera durissima a in quanto servitori dello Stato».
Fiuggi ha davvero concluso la stagione fascista di La Russa?
Nel 2017 mentre l’esponente del Pd esponeva la relazione su un disegno di legge contro l’apologia del fascismo, La Russa in disaccordo con l’avversario politico in segno di protesta ha fatto il saluto romano ed è poi uscito dall’aula.
Un tarlo, quello del saluto romano, che ancora in tempi recenti è rimasto nella testa del neo presidente del Senato. Durante la pandemia, infatti, quando è stato consigliato di non salutarsi con le strette di mano per questioni igieniche, La Russa ha proposto di sostituirle proprio con il saluto fascista.
Dieci giorni prima delle elezioni politiche del 2022 in un’intervista televisiva il membro di Fratelli d’Italia ha affermato: «Siamo tutti eredi del duce».
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