- Il governo Draghi ha licenziato a luglio il decreto Grandi navi, la norma che finalmente impedisce alle grandi imbarcazioni di transitare per il bacino di san Marco. Il testo ha dato anche molti più poteri all’autorità portuale di Venezia.
- Nel comitato di gestione siedono gli enti locali e quindi anche la città metropolitana guidata dal sindaco che ha interessi sull’area di Marghera.
- L’altra nomina fondamentale è quella dell’autorità per la laguna di Venezia. Creata con il decreto Agosto dell’anno passato, non ne sono ancora state fatte le nomine. L’autorità ha l’obiettivo della tutela della laguna e quindi anche la partita del Mose che vale 100 milioni di euro all’anno.
Il governo Draghi ha licenziato a luglio il decreto Grandi navi, la norma che finalmente impedisce alle grandi imbarcazioni di transitare per il bacino di san Marco e stagliarsi sopra palazzo Ducale, ma ha dato anche molti più poteri all’autorità portuale di Venezia, nel cui comitato di gestione siedono gli enti locali e quindi anche la città metropolitana guidata da un sindaco che ha interessi sull’area di Marghera. Ora la partita si sposta anche sull’autorità della laguna prevista fin dal 2020 ma su cui ancora non ci sono state nomine.
Al primo voto in Senato sul decreto Grandi navi, Brugnaro firmò una nota assieme al ministro Renato Brunetta: «Stiamo dimostrando all’Unesco e al mondo quanto Venezia sia al centro della strategia di rilancio del paese, quanto sia un modello universale di sostenibilità economica, ambientale, turistica».
Ambientalisti di Venezia
Eppure il sindaco fino ad allora era andato in direzione contraria. Nell’ottobre 2015 l’ufficio dell’Unesco, che teoricamente non dipende dal comune, ma che a Venezia è all’interno dell’amministrazione comunale e diretto da una dipendente del comune, spedì una lettera alle associazioni ambientaliste locali per spiegare che l’amministrazione comunale aveva deciso di escluderle dalla discussione del comitato che stava valutando la situazione veneziana e che discuteva soprattutto del tema grandi navi. «Gentile Dottoressa, le comunico che a livello politico è stato deciso dal comune di Venezia di invitare esclusivamente i portatori d’interesse socio-economici. Non sono pertanto formalizzati inviti alle associazioni», si legge nella missiva che abbiamo potuto vedere. Brugnaro era stato eletto sindaco di Venezia da neanche un mese. Negli anni successivi Brugnaro si è speso ripetutamente e con costanza per lo scavo del delicato canale Vittorio Emanuele, che rischiava di essere inserito persino in maniera esplicita nella legge.
Poteri straordinari
L’inserimento dello scavo del canale nella norma in maniera esplicita è stato evitato per l’opposizione di diversi parlamentari. Il decreto dà poteri straordinari all’autorità portuale di Venezia, sia per le scelte sul temporaneo attracco delle grandi navi, sia per la gestione degli interventi sull’area di Marghera, quella dove il sindaco ha il suo terreno.
Il presidente dell’autorità portuale di Venezia viene nominato commissario straordinario con poteri speciali tra le altre cose per la «realizzazione di punti di attracco temporanei non superiori a cinque nell’area di Marghera anche alle navi adibite al trasporto passeggeri superiori alle 25mila tonnellate di stazza e «interventi accessori per il miglioramento dell’accessibilità nautica e della sicurezza della navigazione». Il commissario avrà la possibilità con provvedimenti autonomi di «rilasciare, integrare e modificare le autorizzazioni e le concessioni» e anche di «disciplinare l’utilizzo dei beni demaniali, interessati o coinvolti dalla realizzazione degli interventi».
Nel lungo periodo le grandi navi avranno un approdo fuori laguna, nel frattempo però la giunta guidata da Brugnaro e la regione hanno individuato l’area nord della laguna e il canale Nord, una area contigua al terreno di proprietà di Brugnaro, dove già verranno dirottati buona parte dei flussi turistici in ingresso alla città se si realizzasse il terminale terra mare previsto nel nuovo piano della mobilità sostenibile Venezia 2030.
Per il piano sono già in corso gli studi di fattibilità. Sul porto che da giugno di quest’anno è guidato da Fulvio Lino Di Blasio, pioveranno centinaia di milioni. Solo per gli interventi degli attracchi delle grandi navi la struttura commissariale gestirà più di 150 milioni di euro, poi ci sono i fondi stanziati per i marginamenti, cioè le operazioni per mettere in sicurezza le aree inquinate dell’ex petrolchimico, ripartiti tra l’autorità portuale e la regione, i dragaggi e le bonifiche. Il commissario ha già pubblicato i bandi per il futuro, ma su molto altro dovrà scegliere se assecondare le ambizioni della giunta o meno. I rapporti tra il comune guidato da Brugnaro, che esprime un rappresentante nel consiglio di gestione, e l’autorità non sono sempre filati lisci.
L’ultima gestione si è conclusa con il presidente dell’autorità portuale Musolino che se ne è andato accusando Brugnaro a mezzo stampa di averlo tenuto prigioniero due anni. Nel 2020 sul terreno del sindaco è nato un parcheggio e Musolino ha presentato un esposto in procura perché nessuno aveva chiesto le autorizzazioni. L’altra nomina fondamentale è quella dell’autorità per la laguna di Venezia. Creata con il decreto Agosto dell’anno passato, non ne sono ancora state fatte le nomine. L’autorità ha l’obiettivo della tutela della laguna e quindi anche la partita del Mose che vale 100 milioni di euro all’anno.
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