- Il governo procede su tutti i fronti a colpi di forzature delle procedure istituzionali: dalla riparazione-lampo della bocciatura del Def alla Camera fino al decreto Cutro, varato nonostante un articolo che viola i principi costituzionali.
- Un’incursione premonitrice era stata già condotta a inizio marzo nei confronti dei vertici della Anpal servizi, azzerati d’imperio dalla ministra del Lavoro Calderone.
- Nell’ultimo decreto “di tutti di più”, il governo ha calcato la mano in diverse direzioni, dalla Rai all’Inps. Lo scopo è comune: mettere le mani sul potere nella Pubblica amministrazione.
Operazioni sempre più spregiudicate per coprire gli errori e soprattutto per prendere le leve del potere della Pubblica amministrazione. Il governo va avanti a colpi di forzature delle procedure istituzionali: dalla riparazione-lampo della bocciatura del Def alla Camera fino al decreto Cutro, varato nonostante un articolo che viola i principi costituzionali, per ammissione della stessa maggioranza, la galleria è lunga.
La forma viene sacrificata sull’altare dello spoils system, ignorando un elemento cardine: in democrazia la forma è sostanza. Il decreto “di tutto di più”, licenziato giovedì da palazzo Chigi, è solo l’ultimo atto.
Modello Anpal servizi
Un’incursione premonitrice era stata già condotta a inizio marzo nei confronti dei vertici della Anpal servizi, azzerati d’imperio dalla ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. A luglio 2022 si era insediato il consiglio di amministrazione della società in house, presieduto da Cristina Tajani. Con un decreto, però, è stato tutto cancellato dopo pochi mesi.
Il deputato del Pd Emiliano Fossi aveva messo in guardia: «È un precedente pericoloso per proseguire con un assalto ad altre società pubbliche con le stesse modalità». Previsione azzeccata in pieno. Nell’ultimo decreto il governo ha calcato la mano in tre diverse direzioni, dal servizio pubblico all’Inps.
Il fatto più eclatante è la legge cucita su misura per Carlo Fuortes, amministratore delegato della Rai, che potrà diventare sovrintendente del Teatro San Carlo di Napoli grazie alla norma che costringe al pensionamento l’attuale direttore, Stéphane Lissner. Così si libera una poltrona, molto appetita da Giorgia Meloni che vuole piazzare i suoi fedelissimi alla guida di viale Mazzini.
Nello stesso provvedimento il governo ha rimosso i vertici di Inps e Inail togliendosi dall’imbarazzo di dover attendere la scadenza naturale. Pasquale Tridico era blindato alla presidenza dell’Istituto di previdenza da un mandato fino al 2024, proprio perché per un anno aveva guidato un regime transitorio.
Quando la premier ha capito che avrebbe rischiato il braccio di ferro non ci ha pensato su: ha cambiato la governance, azzerando tutto. Adesso all’Inps e all’Inail arriverà un commissario e dopo l’esecutivo potrà poi riscrivere a proprio piacimento. Modello Anpal servizi docet. Casi diversi ma con uno stesso progetto politico: agguantare gli strumenti di potere.
Procedure forzate
La spregiudicatezza della maggioranza si era manifestata già dopo la bocciatura a Montecitorio dello scostamento di bilancio complementare al Def. Come se nulla fosse è stato convocato un Consiglio dei ministri per ritoccare una cifra e rispedire il testo alla Camera a al Senato uguale a prima. Alcuni esponenti della maggioranza hanno ammesso in conversazioni private che un’opposizione più rigorosa non avrebbe consentito uno scempio procedurale del genere. Ma Meloni non ha imparato dagli errori commessi.
È trascorso qualche giorno ed ecco che alla Camera è arrivato il decreto migranti, ribattezzato decreto Cutro, blindato dalla fiducia dopo il via libera del Senato. Nonostante tutti questi passaggi è stato scoperto l’inghippo: l’articolo sull’inammissibilità dei ricorsi è anticostituzionale, come già denunciato dal deputato di +Europa, Riccardo Magi. Di fronte al fatto compiuto Gianfranco Rotondi (eletto con Fratelli d’Italia), nelle vesti di presidente del Comitato per la legislazione, ha ammesso lo svarione. Quella norma va rivista.
E cosa ha fatto la maggioranza? Nulla. Ha votato la fiducia e il provvedimento, limitandosi a promettere un futuro intervento per sanare l’errore. Sul decreto Rave c’era stato un pasticcio simile, ma c’era stata la volontà di correggerlo prima del via libera definitivo. Insomma, i principi della Costituzione vengono bypassati di fronte alle prove muscolari delle destre al potere.
Del resto, appena qualche mese fa, andava in onda a Montecitorio la scena del deputato di Fdi, Giovanni Donzelli, che rivelava notizie riservate sui detenuti, ottenute in chiacchierate casalinghe con il coinquilino, il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro.
Nessuno ha battuto ciglio, i due sono al loro posto. Così, tra un errore e una forzatura, l’abuso della decretazione d’urgenza e dei voti di fiducia diventa quasi un fattore secondario. E non c’è di che meravigliarsi: si parla di un governo che è nato con una svista, quella dell’assegnazione invertita dei ministeri di Paolo Zangrillo, inizialmente indica all’Ambiente, e Gilberto Pichetto Fratin, in un primo momento dato a capo del dipartimento della Pubblica amministrazione.
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