- Dopo le nostre inchieste sono state presentate almeno tre interrogazioni parlamentari per chiedere a cinque ministri del governo Draghi di intervenire sul caso Venezia.
- Mentre a livello locale è stato annunciato da tutte le opposizioni ma non formalizzato un consiglio straordinario.
- L’obiettivo è affrontare la rivalutazione del terreno di proprietà del sindaco e le varianti urbanistiche a favore della sua società.
L’ultima arrivata in ordine di tempo è quella del Partito democratico: sono ormai diverse le interrogazioni parlamentari che chiedono al governo di Mario Draghi e ai suoi ministri di rispondere sul conflitto di interessi che avvolge Venezia e il suo sindaco imprenditore, Luigi Brugnaro.
Dopo l’interrogazione presentata ai ministri dell’Interno, Luciana Lamorgese, e della pubblica amministrazione, Renato Brunetta, dal Movimento 5 stelle, con prima firmataria la senatrice Orietta Vianin, anche Sinistra italiana ha chiesto sia alla Camera che al Senato di fare luce sul legame tra attività private e pubbliche del presidente di Coraggio Italia.
L’interrogazione con prima firma Nicola Fratoianni alla Camera e Paola Nugnes al Senato si rivolge nello specifico al ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. A lui deputati e senatori chiedono non solo se è a conoscenza di quanto denunciato nell’inchiesta di Domani sulla rivalutazione del terreno dei Pili di proprietà di una società, Porta di Venezia, che è riconducibile al sindaco, ma anche «quali opportune verifiche intenda assumere alla luce dei fatti esposti» per accertare «la presenza di eventuali profili di illegittimità e irregolarità».
I fondi del Mite
L’interrogazione ricorda al ministro che i finanziamenti per la realizzazione del nuovo terminal di Venezia – per cui il comune ha già affidato quest’estate lo studio di fattibilità e che comprende anche lo scavo di un canale di collegamento dall’area di proprietà di Brugnaro alle principali vie di navigazione della laguna – sono quelli del fondo per le opere prioritarie del suo dicastero.
Dopo che il nostro giornale ha pubblicato la cifra della rivalutazione del terreno di Brugnaro: 70,3 milioni di euro secondo il bilancio 2020 della LB Holding spa per un terreno che era stato acquistato a cinque milioni e che ora dovrebbe essere espropriato almeno in parte, anche il Partito democratico ha presentato una richiesta di intervento.
L’interrogazione è firmata dai deputati Nicola Pellicani e Lia Quartapelle, commissaria del Partito democratico veneziano ed è indirizzata a Giovannini e alla ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini.
Chiede in ogni caso ai ministri, che siano consapevoli o meno dei fatti, «come intendano attivarsi al fine di porre rimedio all’evidente posizione di conflitto di interessi presentatasi nel momento in cui è stata posta in essere la modifica al patto di sviluppo della città di Venezia».
In attesa delle risposte dell’esecutivo alle domande della politica nazionale sulla gestione dell’area destinata a diventare un terminal turistico, altri aspetti del conflitto di interessi di Brugnaro restano fuori dai radar del parlamento, a partire dalla variante urbanistica che ha cambiato destinazione d’uso e valutazione immobiliare di un terreno di proprietà della Reyer, altra società del sindaco.
Un consiglio straordinario
Dopo quella notizia si è mossa però la politica a livello locale, almeno negli annunci. Le opposizioni in consiglio comunale che vanno dalle liste civiche indipendenti, a consiglieri vicino a Leu e Italia viva fino a Pd e Cinque stelle, si sono infatti ricompattate per chiedere la convocazione di un consiglio comunale straordinario. A oggi, però, la richiesta formale non è ancora stata presentata ma, secondo quanto spiega la capogruppo del Pd Monica Sambo, lo sarà entro fine mese, con l’intendo di chiedere conto al sindaco sia della rivalutazione dei terreni sia delle modifiche del piano urbanistico a favore della sua società.
Le nomine nelle partecipate
Nel frattempo Brugnaro ha annunciato, contrariamente alle aspettative di molti osservatori, che non ha intenzione di correre per le elezioni nazionali del 2023. Eppure a luglio il suo movimento, Coraggio Italia, fondato assieme al presidente della Liguria, Giovanni Toti, è diventato ufficialmente partito. In parlamento conta 24 deputati, soprattutto fuoriusciti da Forza Italia e sette senatori, e presto affronterà la sua prima prova elettorale alle regionali della Calabria.
A proposito delle inchieste sui suoi affari, il sindaco minaccia denunce e querele, dice che il terreno è edificabile dagli anni Sessanta, facendo finta di non aver proposto a più riprese modifiche alla sua destinazione d’uso, tutte peraltro rivendicate pubblicamente. E non risponde su tutte le altre numerose vicende che vedono i suoi interessi privati sovrapposti a quelli pubblici.
Nell’ultima infornata di nomine per le aziende partecipate dal comune ha proseguito a scegliere uomini delle sue società, a partire dalla Reyer e ha riconfermato Paolo Bettio, socio del “trust” di Brugnaro nella società di comunicazione Attiva spa.
Del resto, lo stesso ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che dovrebbe rispondere almeno a una delle interrogazioni parlamentari sul conflitto di interessi di Brugnaro ha detto, usando le stesse parole dell’influencer Alice Campello, che Venezia è «rifiorita».
Brunetta lo ha detto invitato al Festival dell’innovazione del Foglio, che si tiene a Venezia, nella scuola della Misericordia restaurata in project financing dal Brugnaro imprenditore in cambio di una concessione quarantennale.
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