Il testo sarebbe dovuto arrivare oggi in consiglio dei ministri, il nodo sarebbe il mancato rinvio della fine del mercato tutelato. Includeva la possibilità di estrarre gas pure nelle aree marine protette, e procedure agevolate per i rigassificatori di Porto Empedocle e Gioia Tauro e i progetti di stoccaggio di CO2 che piacciono all’Eni, e ci sono incentivi alle aziende energivore.
Il ministro Gilberto Pichetto Fratin non ce l’ha fatta. Per ora è solo la bozza, ma è quella che sarebbe dovuta entrare oggi in Consiglio dei ministri dopo giorni di limature, con un pot-pourri di deroghe e aiuti per gas, carbone e stoccaggio della CO2, tutte norme che piaceranno alle aziende che lavorano nelle fonti fossili. Meno ai consumatori, visto che molte finiranno nelle bollette di tutti. Il testo, battezzato ufficialmente «per la sicurezza energetica» ha una parte rilevante che riguarda il gas e nessuna a favore dei consumatori.
A fare saltare il voto di oggi, il nodo dello stop del mercato tutelato, in cui rientra buona parte dei clienti domestici per l’energia elettrica, e una fetta minore di quelli per il gas.
Stando agli ultimi dati, nell'anno 2021, dei 29,9 milioni di clienti domestici in ambito energia e gas, 12,4 milioni appartengono ancora al mercato tutelato. Il governo voleva prorogarlo, ma l’Unione europea, riporta il Sole24Ore, non ha voluto, e si dovrebbe perciò partire come previsto a gennaio per il metano e ad aprile per il gas: mercato libero per tutti.
Gli aiuti alle rinnovabili
Il primo articolo riporta misure per promuovere l’autoproduzione di energia rinnovabile nei «settori energivori a rischio delocalizzazione attraverso la cessione dell’energia rinnovabile a prezzi equi ai clienti finali energivori», cioè verranno aiutate le aziende che consumano tanta energia a un maggior utilizzo delle fonti energetiche rinnovabili, il costo stimato nella relazione illustrativa è di un impatto nella componente Asos, degli oneri generali di sistema, per i tre anni di riferimento pari a circa 1-1,2 miliardi di euro che andranno perciò a pesare su tutte le bollette.
Metano e carbone
Ma poi si passa al metano. In primo luogo si decide di agevolare ancora le estrazioni per fornire gas alle imprese a prezzi calmierati, già era stata fissata la deroga al divieto di estrarre entro le 12 miglia marittime, adesso, si legge nella relazione illustrativa «in deroga a quanto previsto dal sopra citato articolo 6, comma 17, del Codice dell’ambiente, nelle aree di mare poste tra le 9 e le 12 miglia dalla costa e dalle suddette aree protette, è consentita, a determinate condizioni di portata di produzione e di sicurezza, l’attività di coltivazione di gas naturale sulla base di nuove concessioni rilasciate all’esito di un procedimento unico».
Seguono altre misure per aumentare ancora le disponibilità di gas, nonostante i consumi dell’anno in corso siano calati e nel 2024 sarà operativo un nuovo rigassificatore galleggiante a Ravenna. Nel primo semestre 2023 la domanda di metano nel nostro paese è diminuita del 16,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, per un totale di circa 6,4 miliardi di metri cubi in meno. Anche le importazioni si sono ridotte (-13,8 per cento), ma l’esecutivo classifica come strategici i rigassificatori già autorizzati in passato e mai costruiti. Si tratta di Porto Empedocle di Enel, citato esplicitamente come esempio, e Gioia Tauro di Iren-Sorgenia: il Sole 24 Ore stima 1,5 miliardi di investimenti per ciascuno che per l’esecutivo appunto «costituiscono interventi strategici di pubblica utilità, indifferibili e urgenti». Contribuiranno «all’approvvigionamento di gas del Paese e agli obiettivi nazionali di sicurezza energetica», e verranno perciò ripagati anche questi dalle bollette.
Arriva poi la deroga ai limiti ambientali per le centrali a carbone «necessaria a causa del divieto di importazione del carbone russo».
Mentre fino a qualche anno fa si parlava di “phase out”, fuoriuscita dal carbone, adesso si va avanti con i permessi straordinari. L’ottenimento della deroga «è subordinato alla sussistenza di determinate condizioni, vale a dire che gli impianti siano inseriti da Terna nell’elenco degli impianti essenziali per la sicurezza del sistema elettrico; che Terna dichiari che un’eventuale indisponibilità non programmata comporterebbe il rischio elevato del mancato rispetto degli standard di sicurezza dell'esercizio del sistema.
Lo stoccaggio CO2
Un lungo articolato riguarda lo stoccaggio della CO2: non è un mistero il progetto in questo campo portato avanti da Eni e Snam, che ha suscitato le perplessità degli ambientalisti e dai limitati vantaggi climatici. Per il ministero è una opportunità da avvantaggiare.
Come già scritto dal Fatto Quotidiano, le proroghe delle licenze passano due anni a sei, si può ricorrere a iter autorizzativi più veloci e, soprattutto, quando i progetti «interessano un volume complessivo di stoccaggio inferiore a 100mila tonnellate», che includerebbe il progetto Eni di Ravenna, inoltre non si dovranno fornire le normali garanzie finanziarie per i costi di realizzazione del progetto, degli obblighi di chiusura e post-chiusura e dei costi per fuoriuscite o irregolarità.
Inoltre il Mase potrà avvalersi «anche di società con comprovata esperienza» nell’ottica «di delineare un quadro di riferimento normativo funzionale all’effettivo sviluppo della filiera».
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