Nella lista associazioni cattoliche e gruppi pro-vita, ma anche il governatore della Calabria contro «la lobby frocia» Nino Spirlì. Il deputato che ha dato il nome alla legge, Alessandro Zan, è subito intervenuto: «Vuole affossare la legge, ha preso in ostaggio la commissione e vuole tenere all'infinito la legge dentro la commissione». Il Pd e il M5s chiedono che il disegno di legge vada subito in Aula senza l’esame in commissione
Non c’è pace per il disegno di legge Zan contro l’omostransfobia: il relatore leghista, Andrea Ostellari, è tornato alla carica nel suo ruolo di presidente della commissione Giustizia stabilendo che vengano svolte 170 audizioni. Il promotore alla Camera che ha dato il nome alla legge, Alessandro Zan, è subito intervenuto: «Vuole affossare la legge, ha preso in ostaggio la commissione e vuole tenere all'infinito la legge dentro la commissione». Le audizioni spropositate «dimostrano che il presidente Ostellari pensa che la commissione Giustizia sia casa sua». Nella lista si trova di tutto, dalle associazioni gay all’imponente numero di associazioni cattoliche e pro-vita passando per nomi singolari: come il governatore leghista della Calabria Nino Spirlì, omosessuale dichiarato che si dice «contro la lobby frocia».
Subito in Aula
Il Pd si è ribellato. Da parte loro era stato chiesto di ascoltare solo nove soggetti. Nello specifico due magistrate, Giulia Locati e Silvia Albano, e ancora Francesca Guarnieri di Rete Lenford, Elettra Stradella (Università di Pisa). E poi Laura Onofri, del movimento “Se non ora quando” di Torino, la filosofa Giorgia Serughetti, Luisa Rizzitelli dell’associazione nazionale atlete, e rappresentanti di Differenza Donna e Dire.
La strada che tracciano adesso è quella della “maggioranza Conte” , ovvero composta dalle forze che sostenenvano il governo giallorosso, Pd, M5s, Iv e LeU, tutte d’accordo sulla legge. Il deputato Pd Franco Mirabelli infatti ha scritto su Facebook: «Credo che a questo punto si debbano riunire i presidenti dei gruppi favorevoli alla legge Zan per valutare come portare in aula al più presto il ddl approvato alla camera e denunciare le forzature regolamentari operate per impedire l’approvazione della legge». La senatrice Monica Cirinnà, che nella scorsa legislatura ha presentato il disegno di legge sulle uninioni civili, chiede a questo punto le maniere forti. Anche per lei il tentativo di affossare la legge è evidente e la conclusione è una sola: «Andiamo presto in aula senza relatore con la dichiarazione d’urgenza». Per Zan quello attuato da Ostellari «è un chiaro ed evidente segnale di forzatura democratica».
Ostellari nelle scorse settimane è riuscito a mettere in calendario abbinandolo al ddl Zan la proposta della Lega, che di fatto si limita a proporre una aggravante nei casi di violenza commessa in ragione dell'origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale, età e disabilità della persona offesa. Una modifica alla legge Mancino contro i crimini d’odio che secondo il Pd diminuisce le tutele per i crimini d’odio razziale, etnico e religioso.
Le audizioni sono preparatorie alla scelta del testo base, che potrebbe essere sia il ddl Zan sia quello Lega, ma soprattutto ritardano il momento, a quanto riferiscono dal parlamento, di almeno due o tre mesi.
La lista
Ostellari ha pubblicato un post provocatorio: «Chi ha paura del confronto? Noi no, e siamo pronti a discutere con lealtà di ddl Zan e della proposta del centrodestra, per tutelare tutte le vittime di discriminazioni e violenza. Giovedì iniziamo con le prime audizioni, che saranno 170 in tutto. Senza confronto non c’è democrazia».
Alessandra Maiorino del Movimento 5 stelle si è unita alla richiesta di Cirinnà. La senatrice con un post su Facebook ha inoltre criticato la lista presentata: «Le audizioni richieste sono 170 e quasi tutte di organizzazioni religiose o sedicenti tali. Questo paese si chiama Italia, è un paese laico e democratico dell'Europa occidentale».
Scorrendo i nomi si trovano infatti Filippo Bianchi, assessore comunale di Bergamo dell’associazone “Ora et Labora” che descrive se stesso «pro-life, pro-family, controrivoluzionario, difensore delle identità dei popoli, del diritto naturale e della civiltà europea, fondata sulle radici cristiane; combatte la Buona Battaglia contro le ideologie di genere, il crimine dell'aborto e l'islamizzazione dell'Occidente», o appunto il presidente leghista della Calabria Spirlì. L’Unione dei giuristi cattolici, ma anche diversi docenti delle università pontificie, infine esponenti dei più celebri movimenti anti abortisti e contro “il gender” ProVita e Movimento per la vita.
Nel lunghissimo elenco di convocazioni non manca neanche il controcanto, tra i più vari. Da Rossana Dettori della Cgil, a Fabrizia Giuliana di “Se non ora quando”, dall’Arcigay Basilicata fino all’Unione comunità islamiche d’Italia. «Ora basta – ha detto Maiorino – andiamo in aula».
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