Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno votato no. Il ministro delle imprese avverte l’azienda automobilistica: messi sul piatto oltre 2,7 miliardi per l’innovazione, e 8,7 miliardi per il fondo pluriennale automotive fino al 2030 e conlcude: «Devono essere indirizzati anche a rafforzare la filiera nazionale»
L'europarlamento a Strasburgo ha approvato definitivamente lo stop alla vendita di auto con motori a combustione interna, benzina o diesel a partire dal 2035. L’approvazione da parte della plenaria ha contato 340 voti a favore, 279 contrari e 21 astensioni, adesso dovrà seguire il via libera formale anche da parte del Consiglio europeo, solo dopo il regolamento sarà in vigore. L’Italia non è contenta, Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, i partiti rispettivamente della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro dei Trasporti Matteo Salvini e del ministro della Transizione, hanno votato no. La maggiore opposizione è venuta dagli eurodeputati conservatori e il Ppe (cui aderisce Forza Italia) si è spaccato.
I controlli e Stellantis
«La normativa incentiva la produzione di veicoli a basse e a zero emissioni - sottolinea il relatore Jan Huitema (Renew) -. Inoltre, contiene un’ambiziosa revisione degli obiettivi per il 2030 e l'obiettivo emissioni zero per il 2035, cruciale per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050».
Questi obiettivi «offriranno chiarezza per l'industria automobilistica e stimoleranno l'innovazione e gli investimenti dei costruttori. Acquistare e guidare autovetture a emissioni zero diventerà meno oneroso per i consumatori e porterà a un rapido sviluppo del mercato di seconda mano. Guidare in modo sostenibile diventerà accessibile a tutti». Con cadenza biennale, a partire dalla fine del 2025, la Commissione pubblicherà una relazione per valutare i progressi compiuti nell'ambito della mobilità a zero emissioni nel trasporto su strada.
Mentre l’Europa festeggia, il ministro delle Imprese Adolfo Urso (FdI) proprio oggi ha deciso di incontrare i vertici di Stellantis convocando il tavolo automotive. Presenti oltre al ministro anche il viceministro Valentino Valentini, forzista vicinissimo a Silvio Berlusconi, e la sottosegretaria Fausta Bergamotto, anche lei in quota meloniana: «A conferma - ha evidenziato Urso - dell'importanza che il governo riserva al settore automotive e al ruolo centrale dell'azienda per la filiera nazionale».
Il nuovo governo, ha voluto ribadire che in sede europea si batte per la «neutralità tecnologica», la formula che significa che sono contro lo stop ai motori a diesel e benzina: «Una battaglia - ha sottolineato - purtroppo non adeguatamente rappresentata dai precedenti esecutivi ma sulla quale noi non intendiamo mollare con il supporto del sistema paese, imprese e sindacati».
Urso ha ricordato che l’Italia ha già investito parecchio: con i contratti di sviluppo e gli accordi per l'innovazione, per oltre 2,7 miliardi, così come il fondo pluriennale automotive con una dotazione di 8,7 miliardi di euro fino al 2030. Urso avverte, per «lo sviluppo tecnologico secondo gli obiettivi della sostenibilità ambientale» e «devono essere indirizzati anche a rafforzare la filiera nazionale».
Sul tema degli incentivi il ministro ha ricordato come questi siano sinora andati in misura maggiore a sollecitare la domanda di auto prodotte da Stellantis, sebbene per meno della metà su modelli fabbricati in Italia. «Questo gap va colmato al più presto: gli incentivi devono andare a beneficio del lavoro italiano», ha detto.
I Verdi soddisfatti
Angello Bonelli, coportavoce di Europa Verde, è soddisdatto: «Una giornata storica per il passaggio dell'industria automobilistica verso l'abbandono dei combustibili fossili». E critica il no del centrodestra italiano: «Mentre tutta l'industria del mondo, a partire da quella europea, ha convertito o sta convertendo le proprie filiere industriali per il passaggio dal motore endotermico a quello elettrico, come al solito arrivano le forze della conservazione contro la modernità e l'innovazione, che dicono no a tutto».
Per i Verdi un problema che l’Italia dovrà affrontare sia dal punto di vista industriale verso una vera transizione, sia per quanto riguarda la salute, visto che il paese ha forti problemi con lo smog: «Del resto, - conclude Bonelli, - parliamo degli stessi partiti che formano una maggioranza Governo che pensa di risolvere la crisi energetica e il caro energia condannando l'Italia a dipendere dalle fonti fossili per i prossimi decenni».
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