- In Italia il governo Meloni vuole riavviare le trivellazioni in mare per cercare idrocarburi da estrarre.
- In Germania sono state riaperte le centrali a carbone e gli ambientalisti manifestano contro i Verdi al governo nazionale. Sul clima si è accesa una vera battaglia politica.
- Questo articolo si trova sull’ultimo numero di POLITICA – il mensile a cura di Marco Damilano. Per leggerlo abbonati o compra una copia in edicola
Ragazzi che imbrattano opere d’arte lasciandole comunque indenni per i vetri protettivi e ragazzi che vivono da mesi sugli alberi in casette di legno per fermare l’allargamento di una miniera di carbone a Lützerath in Germania. Ragazzi che bloccano il traffico su strade di grande percorrenza e ragazzi che lanciano vernice lavabile sul portone di Palazzo Madama, il Senato della Repubblica, chiedendo se a fare più danno non è poi l’inazione o spesso proprio l’azione di chi nel Palazzo è eletto.
Ragazzi che scioperano dalla scuola e ragazzi che marciano a migliaia, a centinaia di migliaia in ogni angolo del mondo. Sono azioni diverse certo. E però a guardarle bene sono tutte azioni non violente di disobbedienza civile. Azioni per il clima che, in molti casi, si richiamano esplicitamente alle grandi campagne, dal movimento per l’indipendenza dell’India guidato da Gandhi a quello per i diritti civili acceso da Martin Luther King. Persistenti e continue come gocce che vogliono risvegliare coscienze ancora assopite per diventare una enorme onda di cambiamento.
A noi che li guardiamo può venire naturale chiederci se lanciare vernice lavabile contro il Dito di Cattelan a piazza Affari a Milano come hanno fatto una domenica mattina di gennaio due ragazzi di Ultima generazione sia poi davvero una azione per l’ambiente e non invece vandalismo. E certo i capolavori di Van Gogh, Monet, Botticelli, Vermeer vanno rispettati. E così le istituzioni che rappresentano i cittadini. E la vita dei cittadini che si sono ritrovati bloccati per ore di primo mattino nelle strade.
E però se dopo decenni di rapporti sempre più chiari sulla gravità della crisi climatica, sul fatto che continuiamo a correre su una autostrada verso la catastrofe, verso il rischio della sopravvivenza e della fine della civiltà continua a non esserci una presa di coscienza e una azione della portata necessaria ci rimane la domanda fondamentale di come si possa riuscire a far partire un cambiamento alla scala adeguata.
Troppa lentezza
Ci muoviamo verso la decarbonizzazione ma con troppa lentezza e molte contraddizioni. Per fare solo qualche esempio, in Italia il governo Meloni vuole riavviare trivellazioni per cercare gas in quantità comunque limitate e con tempi che sarebbero usati meglio per avviare impianti di energia rinnovabile.
In Germania sono state riaperte centrali a carbone e in questi giorni migliaia di ambientalisti, raggiunti anche da Greta Thunberg, stanno manifestando per fermare l’allargamento della miniera di lignite Garzweiler, attiva dal 1961, con i Verdi al governo nazionale e locale in forte contraddizione che rivendicano l’accordo con il gigante RWE che si ferma su altre miniere a carbone per procedere però a un ampliamento che comporterà la distruzione del villaggio di Lützerath nel Nordreno Westfalia e soprattutto l’immissione in atmosfera di 280 milioni di tonnellate di CO2 se tutto il carbone venisse bruciato quando invece è ormai chiaro che il carbone deve rimanere sotto terra per rispettare gli impegni per il clima.
Impegni internazionali da stringere e che troveranno come prossimo presidente della Cop28 a Dubai, il prossimo vertice Onu sul clima negli Emirati Arabi Uniti, proprio il sultano Ahmed al Jaber, amministratore delegato della compagnia petrolifera Abu Dhabi National Oil Corporation (Adnoc).
Per uscire dal “come si è sempre fatto” e riuscire a guardare oltre i prossimi mesi servono azioni come quelle di Ultima generazione, l’ultima a poter fermare la catastrofe? Forse nessuno ha la risposta. Forse servono tante voci diverse fino a quando finalmente la crisi climatica con i suoi tanti risvolti diventerà la prima questione da affrontare per ognuno. Forse servono tante piccole azioni che partono dalle persone, dalla nostra vita di ogni giorno e non sappiamo quale sarà quella che segnerà una svolta. In fondo, quel giorno in cui non si è alzata dal posto riservato ai bianchi, non perché fosse stanca fisicamente ma perché era stanca di rinunciare, Rosa Parks non sapeva che proprio la sua piccola azione coraggiosa avrebbe cambiato il mondo.
© Riproduzione riservata