Da Nord a Sud, i capibastone locali di FdI, Lega e Forza Italia hanno piazzato i loro fedelissimi al comando degli organismi
C’è un grande prato verde dove non nascono le speranze, come canta Gianni Morandi nella sua celebre canzone, ma fioriscono nomine di amministratori locali, ex tali o candidati non eletti nel centrodestra. I partiti di governo mettono le mani anche su alberi e piante, pescando nel sottobosco – è il caso di dire – dei dirigenti locali che si collocano su una postazione di comando. Pronti a scalare gerarchie.
Su questo campo i capibastone locali, da Torino a Salerno, dal Circeo a Pantelleria, giocano le partite personali sugli Enti parco. Trovando appunto la sistemazione al protégé di turno. Il risultato è semplice: portano a casa il controllo di organismi, diventati la nuova frontiera di conquista di una destra assetata di poltrone. Semplicemente la riedizione di quanto avvenuto con l’assalto alle società pubbliche. Gli enti parco sono, insomma, una miniera verde di potere: hanno sotto la loro supervisione migliaia di ettari di terreno prima di tutto per il controllo.
Con un’attività di tutela delle biodiversità e di programmazione nella destinazione d’uso delle aree. Per questo motivo vantano bilanci di svariati milioni di euro, trasferiti dal ministero dell’Ambiente che li controlla, per assolvere alle proprie funzioni. In più occasioni, il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha dovuto accontentare le richieste degli alleati. Usando il bilancino e portando qualcosa a casa per FI. Soprattutto nei territori più cari ai berlusconiani.
Fratelli di Circeo
La passione verso la natura è stata confermata di recente per il Parco del Circeo, una delle aree naturali protette più antiche, sottoposto a un commissariamento con una procedura – secondo i rumors – sopra le righe. Proprio per accaparrarsi il controllo di quell’area. A inizio febbraio, infatti, il Mase ha indicato come commissaria Emanuela Zappone, volto noto alla politica laziale: dirigente di Fratelli d’Italia, è stata nella giunta comunale di Terracina come assessora all’ambiente e trasporti e tutela degli animali. Ha accumulato qualche competenza in materia, ma il vero valore aggiunto è la vicinanza politica all’eurodeputato meloniano Nicola Procaccini.
Il grande sponsor della nomina. L’esperienza amministrativa di Zappone si è chiusa comunque con l’inchiesta free beach, che ha portata ad alcuni arresti per alcune concessioni balneari: non è mai stata coinvolta nemmeno nell’inchiesta, ma ha perso l’incarico per quel procedimento.
Non si è persa d’animo e cercato il salto di qualità: si è candidata alle Regionali nel Lazio con il partito di Meloni a sostegno di Francesco Rocca, poi vincitore. Missione fallita per Zappone. Poco male. Ha dovuto pazientare un poco, poi ecco che si è aperto lo spazio per diventare commissaria del Parco del Circeo. Forza Italia avrebbe voluto un proprio nome, Pichetto Fratin non è riuscito ad accontentare il suo partito.
Nel Lazio dettano legge i meloniani. Per Zappone non è stata considerata nemmeno un problema la condanna in primo grado della Corte dei Conti per danno erariale, arrivata lo scorso anno. I magistrati contabili hanno contestato all’esponente di FdI (insieme a tanti altri) dei fatti risalenti alla gestione dell’Ente strumentale del comune di Terracina, di cui l’esponente Zappone era consigliera di amministrazione L'organismo aveva concesso alla dirigente Carla Amici un doppio incarico. La sentenza è ora in attesa dell’esito del ricorso in appello.
«Il curriculum vitae e il profilo professionale della dottoressa Emanuela Zappone sono risultati idonei e adeguati ad assicurare la continuità amministrativa e il funzionamento dell’Ente parco», ha fatto sapere la sottosegretaria all’Ambiente, la leghista Vannia Gava, liquidando l’interrogazione presentata alla Camera dal deputato di Alleanza verdi-sinistra, Angelo Bonelli, più altre dello stesso tenore, di cui una del Pd, depositata dalla capogruppo a Montecitorio, Chiara Braga. No problem, quindi.
La spartizione degli Enti parco segue dunque una logica federalista, sebbene con un certo ossequio verso il buon vecchio manuale Cencelli. Al Nord si è imposta la Lega: a dicembre al Gran Paradiso è arrivato, come presidente, Mauro Durbano, vicesindaco del piccolo comune Cerasole Reale, nel torinese.
Si tratta di uno dei giovani rampanti, ha 38 anni, della Lega in Piemonte, spinto dal capogruppo leghista alla Camera, Riccardo Molinari, punto di riferimento del partito nella regione, con il placet del presidente Alberto Cirio. Forte di una laurea nel comparto ambientale, è scattata la chiamata.
Mezzogiorno verde
Rotolando verso Sud, poi, ecco un’altra recente poltrona presa dal partito di Meloni: al Parco Appennino lucano è approdato Antonio Tisci, benedetto dalla sua appartenenza a FdI, a dispetto di qualche trascorso burrascoso. Un esempio? Durante una delle ondate di Covid, nel 2022, fu sorpreso in ufficio dai carabinieri, nonostante fosse positivo al virus, facendo infuriare anche i leghisti. A marzo 2022 ha quindi lasciato il vertice dell’Arpab (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Basilicata) per dissidi con il presidente della regione, il forzista Vito Bardi. Tisci fu accusato di «essere troppo destra». Per il diretto interessato una medaglia. E infatti oggi è al comando dell’Ente parco lucano.
In Campania, per il parco del Vesuvio, è andato in onda la guerra dei De Luca’s: il presidente della Regione, Vincenzo De Luca (Pd), e il commissario dell’organismo, Raffaele De Luca, sindaco di Trecase (Napoli) e già vicesegretario provinciale a Napoli per Forza Italia dall’aprile del 2022. Il governatore dem ha fatto le barricate per opporsi all’insediamento del suo omonimo al vertice della struttura commissariale.
Alla fine, tra una ricorso e un altro, l’ha spuntata il ministro Pichetto Fratin, che ha potuto far insediare un compagno di partito alla guida dell’ente vesuviano come presidente. Facendo segnare una vittoria per il partito locale, che vede l’eurodeputato Fulvio Martusciello come grande regista e la deputata Annarita Patriarca come braccio operativo.
Nel parco del Cilento, invece, ha brindato il sottosegretario agli Esteri, Edmondo Cirielli, che tra una crisi internazionale e l’altra al fianco del ministro Tajani, ha trovato il modo di caldeggiare la nomina a presidente di Giuseppe Coccorullo, sfruttando il peso politico nella provincia di Salerno.
Un passaggio che ha subito trovato il plauso di un altro parlamentare di spicco sul territorio: il senatore meloniano Antonio Iannone. In precedenza, un altro uomo di FdI, Marcello Feola era stato il commissario per condurre in porto la transizione da una fase all’altra. L’iter, comunque, non è stato indolore: gli appetiti erano talmente forti che il partito di Meloni ha vissuto con tensione l’assegnazione della poltrona a Coccorullo.
Isole a destra
Nelle isole la musica non cambia più di tanto. Ad agosto ha fatto discutere abbastanza la nomina di Italo Cucci a commissario del parco di Pantelleria: nulla da eccepire sul curriculum professionale di giornalista sportivo di lungo corso, storico direttore editoriale dell’agenzia di stampa Italpress e con un passato da direttore del Corriere dello sport. Solo che nella gestione dell’ente non conta la capacità di scrittura, ma il comando di un organismo complesso. A pesare le simpatie politiche destrorse, mai negate: in passato è stato vicino, seppure nel ruolo di intellettuale ad Alleanza nazionale. Anche se lui ha sempre preferito definisco un «anarchico di destra».
Il mosaico si completa con l’assegnazione, risalente alla scorsa settimana, dell’incarico di commissario del Parco dell’Asinara a Giovanni Cubeddu, ex sindaco di Ozieri (10mila abitanti in provincia di Sassari) sponsorizzato da Forza Italia. Così Pichetto Fratin ha potuto firmare un altro atto che rende felice qualcuno del suo partito. Spruzzando di azzurro forzista il verde dei parchi.
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