Nel corso della riunione congiunta dei parlamentari di Camera e Senato il reggente M5s ha lanciato l’idea. No di Grillo e Di Battista al presidente tecnico, ma l’ex leader Di Maio è alla ricerca di «un governo politico». Il Movimento cerca di mantenersi unito al suo interno e di tenere viva l’alleanza con Pd e LeU, in attesa che si esprima anche Conte, che smentisce di aver ricevuto proposte da Draghi
Crimi e Di Maio non dicono no a Draghi. «Quella del voto su Rousseau e una ipotesi da non trascurare. Ovviamente dico ipotesi perché dobbiamo aspettare che prima ci sia un contenuto reale da sottoporre, votare su una persona soltanto mi sembra riduttivo» lo ha detto il reggente Vito Crimi durante l’assemblea congiunta dei gruppi Camera e Senato del M5s. Un punto di vista che all’improvviso ammorbidisce la linea del no a cui ha fatto seguito la posizione dell’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che chiede «un governo politico»: «Io credo che il punto non sia attaccare o meno Draghi, Mario Draghi è un economista di fama internazionale che ha legittimamente e correttamente risposto a un appello del Capo dello Stato. Io credo che il punto qui sia un altro e prescinde dalla figura di Mario Draghi. Il punto qui è che la strada da intraprendere a mio avvisto è un'altra. E, come ho detto, è quella di un governo politico».
Il problema non è Draghi
Subito dopo la convocazione di Draghi da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il reggente Crimi era stato netto, ribadendo la fedeltà a Conte aveva aggiunto che il Movimento non avrebbe votato «per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi». Una linea riaffermata dal fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, e dall’esponente di punta Alessandro Di Battista. Anche oggi, al cospetto dei parlamentari, il reggente ha ripetuto il no: «Al di là della persona Draghi, il governo tecnico non ha una visione dalla parte della gente». Un governo tecnico, ha proseguito Crimi, «può immaginare il reddito di cittadinanza?». All’interno del Movimento però ci sono dei parlamentari che vorrebbero appoggiare Draghi. Il primo nome che circola è quello del deputato Giorgio Trizzino. Dal Movimento dicono che si tratta di poche unità e neanche così convinte da arrivare a lasciare il gruppo. Dopo il coro di no dal barricadero Di Battista ai rumors sul fondatore, i pentastellati pronti alla rottura si sarebbero calmati, anche se l’apertura a un voto su Rousseau certifica che le voci dissidenti non si sono affatto sopite. Di Maio ha invitato all’unità: «Noi dobbiamo reagire con forza e sangue freddo. Chiedo unità a tutti, compattezza a tutto il Movimento. Nessuno pensi di dividerci».
Mantenere le alleanze
Oltre a mantenere la sua compattezza, il Movimento vuole provare a far resistere le alleanze nell’era del post governo. Questa sera parteciperà al vertice convocato dal segretario del Pd Nicola Zingaretti e che metterà insieme Pd, M5s e LeU - il cuore della vecchia maggioranza senza Italia viva - nella speranza di trovare una via che non conduca allo strappo. Da parte degli ormai ex alleati di governo sono arrivati i richiami a restare tutti uniti in un’eventuale maggioranza di appoggio a Draghi. Zingaretti ha già detto che ha intenzione di sostenere il governo del presidente, e il capo delegazione del governo uscente Dario Franceschini ha fatto esplicitamente appello ai Cinque stelle.
Crimi ritiene che il dialogo maturato negli scorsi mesi con Pd e LeU non debba andare disperso: «Ovviamente anche in questi ultimi giorni con Pd e Leu c'è stato un lavoro e confronto durante il tavolo alla Camera. C'è stato un comportamento leale, contrariamente a Renzi. Oggi incontriamo le loro delegazioni per ascoltare le loro posizioni e per confrontarci, anche allo scopo di non disperdere il patrimonio acquisito, sul quale abbiamo avviato un percorso in questo ultimo anno e mezzo».
Dopo Crimi e Di Maio adesso si aspetta che intervenga il presidente uscente Giuseppe Conte. Secondo Franceschini «proprio Conte sarà coerentemente il primo e più convinto sostenitore di Draghi». Nel frattempo è arrivata la smentita di Palazzo Chigi che oggi, durante il loro incontro, Conte e Draghi abbiano parlato di un ipotetico ministero per l’avvocato: «Le notizie che stanno trapelando in queste ore sul colloquio tra Giuseppe Conte e Mario Draghi sono totalmente inventate. In particolare, è destituita di fondamento l’indiscrezione secondo cui nel corso dell’incontro si sarebbe parlato di incarichi di governo per il Presidente Conte».
© Riproduzione riservata