Dopo esser stato commissario contro il Covid-19, ora si dovrà occupare dell’emergenza alluvione, come commissario per la ricostruzione. Riscoprendo la sua antica passione per la logistica
Riecco il generale Francesco Paolo Figliuolo: dopo esser stato commissario contro il Covid-19 (nome per intero: «Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19»), ora si dovrà occupare dell’emergenza alluvione, come commissario per la ricostruzione. La conferma è arrivata dal Consiglio dei ministri, martedì sera.
La storia di Figliuolo l’aveva raccontata per Domani Daniela Preziosi, in un articolo dell’11 marzo 2022. A partire dal grande mistero: «La ragione per cui un uomo che ha raggiunto le fatidiche quattro stelle, vetta assoluta, oltre l’Everest per chi fa il mestiere delle armi, si sia lanciato in questa nuova scommessa con la sorte». Ai tempi il riferimento era appunto alla lotta al Covid, e all’organizzazione del piano vaccinale in particolare. Ora lo stesso lo si potrebbe ripetere per i danni dell’alluvione.
Un italiano
«Figliuolo non è solo coraggioso, come “confessa” di sé con ingenuità disarmante, l’uomo è temerario», scriveva Preziosi, e nel suo libro autobiografico, Un italiano, scritto con Beppe Severgnini per Rizzoli, «si concede gioiosamente alla memoria di sé bambino, ragazzino e giovane recluta».
«Come quando racconta della «strage di orecchioni» nell’ospedale militare dell’Accademia, gestito dalle suore, del sospensorio per genitali messo sulle orecchie da un suo collega; di «qualche giornalino sconcio (che) lo leggevamo tutti, dai»; di quella non propensione a innamorarsi «subito e ripetutamente», non proprio da spiriti tufacei; di quando alle elementari, se non gratificato da un dieci da parte dei maestri, «me li mettevo da solo». Insomma ci si compra l’autobiografia di un generale e, almeno nelle prime pagine, ci si trova in mano il libro delle barzellette di Francesco Totti».
«Il libro descrive la sua discesa in campo dopo il secondo governo Conte e soprattutto dopo la gestione del suo predecessore Domenico Arcuri con espressioni come “il mio è stato un approccio più dinamico”», scrive ancora Preziosi.
Passione logistica
Da commissario per la ricostruzione, Figliuolo potrà trovare una sua antica passione: quella per la logistica, che porta avanti «dai tempi in cui da alpino capiva che «quando si va in montagna nello zaino bisogna portare quello che serve» e invece a volte scopriva «che uno nella gavetta aveva ancora la peperonata del campo precedente». E salendo su su per li rami, fino al comando alleato in Bosnia, dell’Afghanistan, del Kosovo, su fino a quello del Covid, tutti incarichi portati a termine con encomio e promozione».
«Perché, scrive, «la logistica è romantica. Quando gli elementi vanno a posto e i meccanismi si incastrano esattamente, mi sembra di ascoltare la musica delle cose». La guerra è una storia maledettamente seria per fare battute sulla musica delle armi che sta maneggiando».
E così Figliuolo riuscirà anche nell’impresa della ricostruzione. Lui «gode dell’immunità da critiche e dunque ce la farà». «La vita rurale», che tanto apprezza, «può attendere» ancora. «Ce la farà perché quando parlava dei successi della campagna vaccinale scrive che «sono soddisfazioni non personali, ma nazionali», «dietro la mia uniforme c’è il prestigio dell’Italia». Ce la deve fare, dunque: per amor di patria».
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