- Andrea Delmastro Delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia, non parla delle querele di Giorgia Meloni contro la stampa. «Deontologicamente non posso parlare delle cause che avevo tra le mani», per lui non c’è conflitto col suo ruolo politico: «Una stronzata. Vi lascio fare il vostro lavoro così consentitemi di fare il mio non parlando delle cause che ho maneggiato».
- Ribadisce il principio della separazione delle carriere.
- Nessun intervento imminente sulle intercettazioni: «Non vuol dire che le intercettazioni non possano essere utilizzate. Sanciremo l’inutilizzabilità e la sanzione per chi concede e pubblica cose irrilevanti.
Il sottosegretario alla Giustizia di Fratelli D’Italia, Andrea Delmastro Delle Vedove, ha presentato come avvocato le querele della presidente del Consiglio Giorgia Meloni contro Domani e contro Roberto Saviano. Ma adesso, interpellato politicamente sulla questione non si esprime: «Non posso parlare, io ero comunque il suo avvocato. Deontologicamente non posso parlare delle cause che avevo tra le mani».
Mi scusi, ma io le sto chiedendo un giudizio dal punto di vista politico.
Quindi lei mi chiede di violare la deontologia?
Adesso però ha il ruolo di sottosegretario alla Giustizia.
Infatti sono sospeso dall’ordine.
Allora c’è un conflitto tra il suo ruolo lavorativo e il suo ruolo politico?
È una sovrana stronzata: niente confligge. Leggo continuamente cose su Domani, mi chiedo come facciate a scriverle, ma non rappresenta il mio pensiero. Vi lascio fare il vostro lavoro così consentitemi di fare il mio non parlando delle cause che ho maneggiato.
Parliamo degli altri temi che la riguardano come sottosegretario alla Giustizia. Ci sono decreti legge, disegni di legge in cantiere? Si parla moltissimo di separazione delle carriere tra Pm e giudici.
Da sempre siamo stati per il giusto processo con parità tra le parti e terzietà del giudicante. Vogliamo che sia attuato l’articolo 111 della Costituzione.
E sulle intercettazioni? Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha annunciato una profonda revisione.
Sono lo strumento cardine per sgominare la criminalità organizzata. Ma l’utilizzo snaturato sui giornali è stato fatto prendendo stralci irrilevanti per rovinare la vita delle persone. Vorremmo rivendicare il diritto alla privacy. Non si pone in discussione l’utilizzo delle intercettazioni, ma se nell’ambito delle indagini il sedicente, presunto, asserito, corrotto, parla di un fatto di natura personale con l’amante potremmo essere tutti d’accordo: credo che le intercettazioni per l’episodio corruttivo vadano conservate, per quanto riguarda l’amante non credo serva che finisca in prima pagina.
Come si attua senza che sia un limite per le indagini?
Dire che non si può prendere uno stralcio e pubblicare la vita privata di una persona significa limitare il Pm nell’utilizzo delle intercettazioni?
Come pensate di intervenire concretamente?
Le intercettazioni entrano nel fascicolo del Pubblico ministero, poi arrivano al Gip che decide cosa usare e cosa non usare. Il fatto che sia fedifrago non ha rilevanza per il fenomeno corruttivo. Il Gip dovrebbe dire che l’intercettazione è inutilizzabile, secretata, stralciata e poi distruggerla. Se finisce su un giornale significa che lo ha fatto illegittimamente, se arriveremo a concludere questo percorso. Non vuol dire che le intercettazioni non possano essere utilizzate. Sanciremo l’inutilizzabilità e la sanzione per chi concede e pubblica cose irrilevanti.
Quando pensate di mettere in campo un veicolo normativo?
Non lo so. In questo momento c’è la guerra in Ucraina e una pandemia energetica che ha eroso due terzi della manovra di bilancio. Lentamente faremo tutto il resto. Sono 30 giorni che siamo lì (dal 22 ottobre, ndr), quando avremo finito questo ci dedicheremo al resto nel corso di un mandato di cinque anni o anche dieci, se le opposizioni continuano così.
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