La lettera inviata in risposta alle accuse di ArcelorMittal. L’ingresso con il versamento del capitale avrebbe dovuto essere fatto entro il 5 febbraio, nel documento Arcuri assicura che l’esecutivo non sta temporeggiando per aspettare il Consiglio di Stato. Palombella (Uilm): «Rimpallo inaccettabile», il 26 incontro con Giorgetti
Un rimpallo sospetto quello tra Invitalia e il ministero dell’Economia, con lo stato che a oltre un mese di ritardo dalla scadenza dell’accordo con ArcelorMittal, non ha fatto il suo ingresso nel capitale della società dell’Ex-Ilva. Eppure l’intervento dello stato nella produzione dell’acciaio era stato stabilito con un accordo vincolante siglato lo scorso dicembre e avrebbe dovuto diventare realtà entro il 5 febbraio.
Dopo le minacce del colosso dell’acciaio sul taglio della produzione la settimana scorsa, oggi l’a.d. della società del ministero dell’Economia, Domenico Acuri, ha inviato una lettera per dire che il ministro dell’Economia, Dario Franco, non ha ancora destinato alla partecipata i 400 milioni necessari per passare dalla firma ai fatti: «Invitalia è dunque in attesa delle determinazioni dei ministeri competenti, ma conferma che il governo si sta attivamente adoperando» in modo che tutto si compia «nel più breve tempo possibile». Ma soprattutto, rassicura Arcuri, prima che si pronunci il Consiglio di Stato. Sull’impianto di Taranto infatti pesa già una sentenza del Tar che pretende lo spegnimento degli inquinanti camini a caldo, pronunciamento sospeso che adesso potrà essere smentito o confermato. Per Invitalia il governo farà in modo che «prima della decisione che definirà tale giudizio, possano essere autorizzate la sottoscrizione e l'integrale liberazione del primo aumento di capitale». Il responso del Consiglio di Stato si saprà il prossimo 13 maggio. Secondo i sindacati è poco credibile che il Mef voglia temporeggiare tanto a lungo.
Minacce
Lo scorso sabato ArcelorMittal è stata protagonista di un un atacco alla società del Mef: «Riduzione dei livelli di produzione e un rallentamento temporaneo dei piani di investimento», fino a quando Invitalia «non adempierà agli impegni presi». Poi il dietrofront dopo qualche ora e la comunicazione della ripartenza di alcuni impianti dello stabilimento, con il richiamo del personale necessario dalla cassa integrazione.
Intanto oggi il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, ha convocato i sindacati per il prossimo 26 marzo. Le sigle sono sempre più preoccupate sulle reali intenzioni dell’esecutivo. Rocco Palombella, segretario della Uilm, dice a Domani: «Assurdo il ritardo e le motivazioni addotte da Arcuri sulla mancata capitalizzazione di Invitalia nella società con ArcelorMittal». Per lui «è inaccettabile questo rimpallo di responsabilità tra Invitalia e ministero dell'Economia mentre le condizioni dei lavoratori e degli stabilimenti peggiorano drammaticamente». Per lui «quasi a un punto di non ritorno». Adesso, aggiunge, «il Governo ci dica chiaramente se vuole dare seguito all'accordo del 10 dicembre, se vuole costituire una società con ArcelorMittal oppure ha altri progetti». Nell'incontro con Giorgetti «chiederemo fatti concreti e non più impegni verbali. Non c'è più tempo da perdere, si rischia una bomba ambientale, sociale e occupazionale senza precedenti».
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