- L’egemonia è tale se viene riconosciuta, se quelle idee portanti costituiscono punti di riferimento ineludibili, se i portatori sono variamente premiati, nel loro paese e all’estero. In caso contrario si tratta di discriminazione e oppressione.
- Non mi pare affatto che sia alle viste una grande battaglia di idee, anche se forse il sovranismo si erge contro l’europeismo, né che qualcuno nello schieramento di centro-destra abbia le qualità per diventare un intellettuale pubblico di grande influenza.
- Il problema, però, riguarda anche la sinistra, quindi il paese. Venute meno le grandi culture politiche che scrissero la Costituzione, manca una competizione aperta, trasparente, anche aspra fra idee e ideali.
A fondamento di qualsiasi egemonia culturale stanno le idee. Qualche volta le ideologie. Bisogna che quelle idee vengano diffuse, apprezzate, considerate essenziali nei dibattiti, nella scelta degli obiettivi, nella ricerca di soluzioni collettive. L’imposizione dall’alto della loro osservanza non è egemonia. Piuttosto, è discriminazione e oppressione.
L’egemonia è tale se viene riconosciuta, se quelle idee portanti costituiscono punti di riferimento ineludibili e i portatori sono variamente premiati, nel loro paese (pardon, patria) e all’estero. Anzi, saranno i premi all’estero, le traduzioni, le vittorie nei festival a sancire che in effetti alcuni prodotti culturali sono importanti. Questi dati “duri” metterebbero in piedi una valutazione più convincente di quanta e quale sia stata l’egemonia culturale della sinistra. Dall’egemonia culturale dovrebbe discendere anche una egemonia politica. Idee importanti sulla vita e sul mondo, sulla cultura e sulla rappresentazione della società che c’è e di quella da costruire non possono non influenzare la politica, i partiti, il voto.
Invece, è innegabile che alla egemonia culturale della sinistra si sia contrapposto con grande successo il controllo del potere politico ad opera di chi quella presunta egemonia non gradiva, remember l’espressione culturame?, e la sviliva. Tuttavia, neppure l’occupazione, peraltro non integrale, del grande schermo televisivo è servita, da un lato, a contenere l’egemonia culturale della sinistra e, dall’altro, a fare nascere e prosperare una contro-egemonia, centrista, moderata, alternativa.
Con i suoi primi atti e con numerosissime dichiarazioni, i/le governanti del centrodestra hanno annunciato che vogliono porre fine all’egemonia culturale della sinistra (a me, nella misura in cui è effettivamente esistita, sembrava già da tempo esaurita) e sostituirla con idee di destra, con intellettuali di area, con una visione alternativa, a cominciare, ma non solo, dalla Rai.
Sono circolati nomi ai quali nessuna egemonia di sinistra aveva impedito di esprimersi, i cui prodotti culturali non hanno mai incontrato censure, che nella misura delle loro capacità sono già stati apprezzati dal pubblico, magari molto meno a livello europeo e internazionale.
Ciò detto, non mi pare che sia alle viste una grande battaglia di idee, anche se forse il sovranismo si erge contro l’europeismo, che qualcuno nello schieramento di centrodestra abbia le qualità per diventare un intellettuale pubblico di grande influenza. Non basterà al centrodestra conquistare più posti per acquisire una vera egemonia. Il problema, però, riguarda anche la sinistra, quindi il paese. Venute meno le grandi culture politiche che scrissero la Costituzione, manca una competizione aperta, trasparente, anche aspra fra idee e ideali poiché entrambi sono assenti. L’egemonia non abita in Italia.
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