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Il candidato azzurro punta alla rielezione: sarebbe la prima volta di un bis nella storia della città. A spingerlo, c’è la promozione del Monza in serie A sotto la guida di Berlusconi, che in piccolo ha replicato il sogno del Milan quando il capoluogo era guidato da Letizia Moratti.
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L’obiettivo di Forza Italia in città è di rimanere su una percentuale a doppia cifra: nel 2017 – al netto della lista del candidato sindaco – era stata del 13 per cento, appena un punto sotto la Lega.
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Nel crepuscolo berlusconiano, la passione nel coniugare il sogno sportivo con la politica è rimasta la stessa, è la scala ad essere cambiata. Sia nel calcio che nella politica.
Il nuovo quartier generale di Silvio Berlusconi – e per estensione di Forza Italia – da Milano si è spostato a Monza. Quindici chilometri di distanza che rappresentano la parabola discendente dell’ultimo ventennio del Cavaliere.
Il 12 giugno, il comune alle porte del capoluogo vota per eleggere il nuovo sindaco e il candidato uscente Dario Allevi punta a confermare lo scranno di primo cittadino conquistato nel 2017, dopo aver strappato il comune al centrosinistra. Se ce la facesse, sarebbe un doppio successo. Per Forza Italia, che ha in lui l’unico candidato proprio alla guida di un comune di medie dimensioni in Lombardia. Ma anche per Allevi stesso che sfaterebbe la maledizione di Monza, nota per essere città bizzosa, che nella sua storia non ha mai confermato il sindaco uscente.
Il clima è già quello di festa. «Possiamo vincere al primo turno», esagera un militante azzurro della città. Un dirigente però lo ridimensiona e spiega che il pronostico più realistico è di arrivare al ballottaggio con un vantaggio che dia tranquillità. Del resto, in città hanno lavorato ventre a terra tutti i vertici del partito, a cominciare dal monzese doc Andrea Mandelli, vicepresidente della Camera e presidente della Federazione ordini farmacisti italiani.
Il calcio
L’arma segreta, però, è sempre Silvio Berlusconi. Ad appena due settimane dal voto, ha regalato a Monza quello che vent’anni fa aveva dato a Milano: l’orgoglio di una squadra di calcio vincente. Nel 2006 Letizia Moratti venne eletta sindaco di Milano sull’onda dei successi del Milan del decennio d’oro dell’allenatore Carlo Ancelotti, vincitore di due Champions League, uno scudetto e due Supercoppe europee. Dismessi i fasti di Forza Italia al 24 per cento e ceduto il Milan, nel 2022 l’obiettivo è il bis di Allevi sull’onda del Monza per la prima volta in Serie A.
Per giorni e notti intere la città ha festeggiato lo storico traguardo della promozione, ottenuta per la prima volta in 110 anni di storia grazie alla guida (e al capitale) del Cavaliere. Dal 2018 – data dell’acquisto del club in Lega pro - al 2022 della promozione nella massima serie, Berlusconi non ha badato a spese pur di ottenere il risultato: 116 milioni di euro stimati in quattro anni, per una squadra comprata per 3 e rimessa a nuovo con l’aiuto del fedele Adriano Galliani. Questo traguardo storico è il propulsore che dovrebbe spingere Allevi all’altrettanto storico risultato della rielezione.
Il Cavaliere è il primo a cui non sfugge il ridimensionamento: dal capoluogo alla provincia, dai campi europei all’ultima arrivata in serie A. Un ridimensionamento che è anche politico, con Forza Italia che arranca per mantenere le sue posizioni nella casa madre lombarda, che già ha dovuto cedere alla Lega e dove ora teme di doversi guardare anche da Fratelli d’Italia. Il partito di Meloni, infatti, punta alla conquista del nord e il primo segnale è stata la tre giorni programmatica milanese.
La scelta dei candidati alle amministrative è stata complicata proprio da questo scontro interno tra Salvini e Meloni, come già era stato nella tornata ben più importante dell’autunno scorso e finita con una debacle.
Il crepuscolo del Cavaliere
A Monza Forza Italia ha potuto conservare il suo candidato, forte della regola di confermare il candidato uscente, ma gli altri due comuni medi – Como e Lodi – sono andati a candidati leghisti e meloniani di comprovata fedeltà ai due leader. Allevi, poi, ha potuto contare sulla sua pregressa militanza prima nell’Msi e poi in Alleanza Nazionale che certo lo collocano vicino al fronte oggi vincente di Meloni, più che a quello del calante Salvini.
Un pedigree che aiuta, nel momento in cui la tensione nell’alleanza è alle stelle: «Berlusconi rimane ancora l’unico vero federatore del centrodestra. Ma la stanchezza si fa sentire e gli appetiti dei due sono famelici: rischiano di mangiarsi l’un l’altro, facendo saltare l’alleanza», dice un dirigente nazionale dell’ortodossia berlusconiana. Tradotto: il Cavaliere è sempre più stanco e acciaccato e potrebbe non riuscire ancora a lungo a fare da pacere tra Salvini e Meloni, che amano poco la grammatica della coalizione e preferiscono quella del leader carismatico.
L’isola felice di Monza, però, serve anche a sollevare l’umore di Forza Italia in Lombardia, compromesso dal traumatico cambio di coordinatore delle scorse settimane. Rimosso il fedelissimo della ministra Maria Stella Gelmini, l’eurodeputato Massimiliano Salini, il suo posto è stato preso dalla senatrice Licia Ronzulli. «Per fortuna le liste e i candidati erano stati scelti prima del cambio di coordinatore», commenta un dirigente locale. Tuttavia l’avvicendamento non ha favorito il clima sereno in campagna elettorale. Ragione in più per cui la promozione del Monza è stata un balsamo utile a far dimenticare anche le amarezze interne.
L’obiettivo di Forza Italia in città è di rimanere su una percentuale a doppia cifra: nel 2017 – al netto della lista del candidato sindaco – era stata del 13 per cento, appena un punto sotto la Lega. Quest’anno peserà la crescita di Fratelli d’Italia ma si spera che il successo calcistico permetta di non perdere troppo terreno. A contare alle comunali è il feeling con la città e in questo momento nessuno è più amato di Berlusconi, che deve centellinare le forze e ha preferito i festeggiamenti per la promozione al più classico comizio.
Nel crepuscolo berlusconiano, la passione nel coniugare il sogno sportivo con la politica è rimasta la stessa, è la scala ad essere cambiata. Sia nel calcio che nella politica.
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