Un paio di giorni fa, i due avversari di Italia-Uruguay del 2014 si sono sentiti al telefono. Sembrava dovessero diventare compagni di squadra alla Juventus, invece la procura di Perugia sta indagando sull’attestato di lingua ottenuto da Suarez
- Il calciatore juventino, Giorgio Chiellini e Luis Suarez, l’ex avversario che gli ha rifilato un morso durante Italia-Uruguay del 2014, si sono sentiti al telefono nei giorni scorsi.
- Nessuno sa cosa si siano detti, ma la ragione della chiamata sembrava essere l’ipotesi di arrivo dell’uruguagio alla Juventus.
- L’interrogativo, però, è in che lingua si siano parlati. La procura di Perugia, infatti, sta indagando sull’esame di lingua che serviva a Suarez per ottenere la cittadinanza italiana e sbarcare a Torino.
Il mistero che intrigava gli appassionati – di sport e umanità – si infittisce. Cosa si sono detti Giorgio Chiellini e Luis Suarez al telefono, giorni fa? Questo era l’enigma. Parole di circostanza, attestati di stima, scuse, spiegazioni, ironia, autoironia. Ce li ricordavamo tutti, i due giocatori, il 24 giugno 2014. Chiellini si prendeva la spalla e mostrava i segni degli incisivi nella pelle. Suarez si afferrava i denti da coniglio in una posa geniale, come se l’avversario avesse voluto spaccarglieli con una spallata.
Era il più famoso morso della storia del calcio. Famoso perché seguito in diretta da milioni di spettatori, durante una partita mondiale, che avrebbe sbattuto la nostra Nazionale fuori dal torneo. Eppure il morso che il Pistolero aveva rifilato l’anno prima, quando vestiva la maglia del Liverpool, a Ivanovic del Chelsea, gli aveva già fatto meritare una copertina con la maschera di Hannibal Lecter e un nuovo soprannome: il Cannibale. Scuse ufficiali, ogni volta, e promesse assolute: mai più quella bocca avrebbe morso un avversario in terra. Ma cosa aveva detto, quella bocca, a Chiellini, per preparare il suo arrivo a Torino? Adesso l’enigma è un altro ancora. Come glielo aveva detto? «Non spiccica una parola d’italiano» questa è la laconica osservazione intercettata dalla procura di Perugia che ora indaga sull’esame di lingua con cui l’uruguagio si stava conquistando la nazionalità necessaria a diventare juventino. Pare che sappia usare gli infiniti e che probabilmente la lingua madre gli permetta una certa capacità di gestire la comunicazione anche in italiano. Ma siamo alle ipotesi.
C’è un’unica certezza per chi voglia passare con disinvoltura da una lingua all’altra senza usare i denti, quando le lingue sono tanto vicine, almeno all’apparenza. Il pericolo maggiore sta in quelle parole o frasi tanto simili da apparire sovrapponibili e interscambiabili nonostante il loro significato sia in effetti diverso, al punto da generare fraintendimenti drammatici. I linguisti le chiamano “falsi amici”.
© Riproduzione riservata