- L’uomo più vicino a Letta: «La Lega, ha un accordo con il partito di Putin. Che Berlusconi sia stato un sodale di Putin è noto. E chi non è alleato con Putin è alleato con Orbán. Dovremmo essere preoccupati qui in Italia, è normale che lo siano i nostri partner internazionali»
- «Chi si è assunto la responsabilità di andare da solo aiuta oggettivamente la destra. Ma ormai è chiaro che ogni voto dato a loro e tolto a noi aiuta la destra, la scelta è fra noi e loro. Il voto utile è un dato di fatto».
- «Tutti i dirigenti sono impegnati a lavorare per il voto. E cosa accade dopo il 25 settembre dipende dall’esito delle elezioni. Inutile, sbagliato, e soprattutto impossibile affrontare ora questa discussione».
Nessuna asticella per il Pd, ma occhio, dice Marco Meloni, c’è un disegno per dividere forse distruggere il Pd. Non un complotto: ci sono le dichiarazioni di alcuni ex alleati. Parla il dirigente Pd più vicino ad Enrico Letta, da sempre. L’eminenza grigia, consigliere politico, l’uomo che sussurra al segretario? Risponde così, schermendosi, in perfetto stile Meloni: «Sono una persona che lavora molto e per questo può rispondere ai giornalisti meno di quanto sarebbe educato fare, e di quanto vorrebbe».
Enrico Letta a Berlino ha parlato con il cancelliere Scholz di energia. La Spd, partito fratello, teme la vittoria di una forza “post-fascista”. Per i paesi fondatori dell'Ue siamo sorvegliati speciali?
Se si pone come presupposto di un rapporto diverso con l’Europa il fatto che si vuole cambiare il Pnrr, sostanzialmente sospenderne l’applicazione, con conseguenze sullo scudo anti-spread della Bce, si creano le premesse per non rispettare gli impegni presi, persino quando sono a nostro vantaggio. In Europa serve cooperazione, per esempio sul tetto del prezzo del gas. Se da Scholz ci va Draghi o Letta, ci vanno persone che sanno di cosa parlano e rispettate dagli interlocutori, con una storia di serietà e affidabilità. Altri che si candidano a guidare il paese non danno certezze in questo senso. È un fatto oggettivo.
I report Usa sui soldi distribuiti da Mosca non dovrebbero riguardare l'Italia, per quel che si sa. L’Italia è sorvegliata speciale anche da quella parte?
Oltre a sapere cosa è accaduto, cosa necessaria e che abbiamo chiesto,uno dei partiti della destra, la Lega, ha un accordo ancora in piedi con Russia Unita, il partito di Putin. Che Berlusconi sia stato per decenni un sodale di Putin è noto. E chi non è alleato con Putin è alleato con Orbán che è alleato con Putin. Dovremmo essere preoccupati qui in Italia, è normale che lo siano i nostri partner internazionali.
Sull’invio delle armi in Ucraina è divisa la destra, ma anche il centrosinistra.
La posizione del Pd è stata la più determinata dal 25 febbraio, e ora si dimostra che era giusta: stiamo aiutando un popolo a liberarsi da un invasore. Nel centrosinistra abbiamo fatto accordi con forze su cui c’è intesa sui valori costituzionali di fondo, e sui temi ambientali, ma abbiamo detto chiaro che ci sono posizioni differenti su altri temi. Sempre molto minori rispetto alle contraddizioni fra le forze di destra, che dicono di aver fatto un patto politico di governo, e hanno invece posizioni contrapposte su flat tax, alleanze internazionali, Pnrr. Noi siamo seri con gli elettori e spieghiamo questa differenza, loro non lo scrivono sui programmi e non lo dicono.
Per Conte il Pd ha fatto un dietrofront sul “voto utile”. È così?
Ma quando mai. Questa legge sembra proporzionale e invece è ipermaggioritaria, dai 221 collegi uninominali dipende il futuro dell’Italia. Abbiamo cercato in tutti i modi di riunire le forze che potessero contrastare l’avanzata della destra e invece siamo costretti a farlo con un’alleanza più piccola. Chi si è assunto la responsabilità di andare da solo aiuta oggettivamente la destra. Ma ormai è chiaro che ogni voto dato a loro e tolto a noi aiuta la destra, la scelta è fra noi e loro. Il voto utile è un dato di fatto.
Eppure il presidente Emiliano dice qualcosa che non suona così chiaro. Cosa precisamente?
Emiliano ha un suo linguaggio talvolta paradossale, ma una cosa è vera: c’è differenza fra il M5s e la destra. Il che rende ancora più pesante la loro responsabilità: aver fatto cadere Draghi e voluto rompere un’alleanza per qualche punto percentuale in più, rischiando di portare al successo la destra, è una scelta grave.
Alcuni alti dirigenti Pd dicono che dopo il 25 settembre dovrà riprendere il dialogo con le forze con cui non avete fatto gli accordi, anche M5s. Andrà così?
Quello che succede dopo il 25 settembre si vedrà dopo il 25 settembre.
Qualcuno nel Pd pensa al dopo?
No. È chiaro che se un giornalista fa dieci domande sul dopo, a un certo punto una risposta la dai. Ma tutti i massimi dirigenti sono impegnati a lavorare per il voto. E cosa accade dopo dipende dall’esito delle elezioni, e quindi è inutile, sbagliato, e soprattutto impossibile affrontare ora questa discussione.
Nessuno si posiziona per il dopo?
Ripeto: no. Ha detto bene ieri Andrea Orlando, che oggi è nella mia Sardegna: siamo tutti impegnati, e uniti, dai massimi dirigenti ai presidenti di regione, ai sindaci, come si è visto a Monza. E lo saremo anche dopo. C’è chi cerca di descrivere il Pd come una comunità che litiga e invece in questi ultimi anni siamo stati compatti in tutte le decisioni che abbiamo assunto. E lo dico perché oggi il Pd è sottoposto a un tentativo di attacco nel suo disegno fondativo.
Chi vuole far fuori il Pd?
Ci sono forze minori che lo dicono in chiaro. Il loro disegno fallirà. Abbiamo fondato il Pd perché pensavamo che al Paese fosse indispensabile una forza di centrosinistra. Avevamo ragione, dobbiamo difendere e rafforzare questo progetto.
Renzi, Calenda, Conte vi attaccano quotidianamente. Perché?
Perché hanno deciso di vincere le elezioni del 2027. Noi vogliamo vincere queste, nel 2022. Dicono esplicitamente di puntare al fallimento del Pd, c’è chi pensa di essere Macron e chi, dopo essere stato tutto e il contrario di tutto, ora fa Mélenchon. Il Pd c’è e ci sarà anche nel 2027. Vede, io sono candidato in Sardegna: qui Italia viva appoggia una giunta di destra guidata da un sardo-leghista. Chi dice che destra e sinistra non esistono finisce a destra.
Conte fa, al Sud, una forsennata campagna per il reddito di cittadinanza. Voi siete più timidi?
Assolutamente no. Siamo concreti: se non avessero fatto cadere il governo avremmo portato a casa la riduzione delle tasse sul lavoro, una mensilità di stipendio in più ai lavoratori dipendenti, e il salario minimo. Non deve esistere il lavoro povero, siamo gli unici a proporre che i lavoratori dal primo impiego abbiano uno stipendio vero. Difendiamo il reddito di cittadinanza, in Italia lo abbiamo introdotto noi. Chi vota M5s vota per difendere il reddito ma rischia di far vincere chi lo toglierà. Noi siamo più credibili perché abbiamo provato a fare in questi anni quello che scriviamo nel programma.
Voi avete fatto il jobs act, che ora vi rimangiate.
Sono passati sette anni con in mezzo due crisi devastanti. Il mondo è cambiato. Non ne farei uno scontro ideologico, oggi è aumentata l’esigenza della protezione di chi si avvicina al mercato del lavoro e della stabilità del lavoro. Anche per la tutela delle pensioni, per chi avrà avuto lavori intermittenti proponiamo la pensione di garanzia.
La Lega chiede l’autonomia differenziata. La vostra posizione?
L’autonomia deve essere attuata, ma non può aumentare ulteriormente i divari di sviluppo fra Nord e Sud. La destra ha una storia di utilizzo di risorse per il riequilibrio che hanno prodotto squilibri, e la loro autonomia differenziata differenzia i livelli essenziali delle prestazioni di cui fruiscono i cittadini nelle diverse parti d’Italia. È inaccettabile, lo abbiamo contrastato già in questa legislatura. Che il rapporto fra Nord, Sud e Isole sia più equilibrato è un’esigenza dell’Italia tutta. Spero che al Sud e nelle Isole si comprenda che il disegno della destra è quello di Tremonti, Berlusconi e Meloni. Lo hanno già fatto quando erano al governo: conti pubblici vicini al fallimento, aumento dei divari, tagli all’istruzione. Con Mariastella Gelmini, ora che ci penso.
I sondaggi non sono pubblicabili ma è diffusa la sensazione che M5s cresca. Perché cresce?
Partivano bassi, era naturale che recuperassero. Ora la tendenza sembra si sia fermata. Investono sull’identità a discapito di qualunque disegno di governo, è chiaro che riprendono un po’ di consenso. Ma scelgono di stare all’opposizione e far vincere la destra.
Il Pd si è dato un’asticella per il suo risultato?
La percentuale che si prende è sempre importante ma è più importante che noi competiamo sulle partite fondamentali, decine di collegi dove il margine di divario è basso. Dobbiamo concentrarci su questo, sugli indecisi, sui giovani, sui fuori sede che faticano a tornare a casa a votare per colpa di chi ha fatto cadere il governo, la nostra proposta “voto dove vivo” era a un passo dall’approvazione. Non c’è asticella, c’è un risultato complessivo che è importante per noi e per l’Italia.
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