- Emiliano Manfredonia, uno degli organizzatori della manifestazione di sabato a Roma per il cessate il fuoco, dice che i partiti sono «benvenuti», ma non saranno «i protagonisti». «L’Europa dov’è? Deve aprire canali diplomatici, le sanzioni e le armi non bastano».
- «Diciamo a Zelensky che serve mettersi a un tavolo e trattare. Per una pace giusta, senza giustizia non c’è pace».
- E sull’ipotesi che il Pd venga contestato dice: «Non temo contestazioni, non le escludo, l’importante è che venga fuori il grido per la pace, non i fischi».
Emiliano Manfredonia, lei è il presidente delle Acli, una delle organizzazioni che hanno convocato la piazza di domani per il cessate il fuoco, per una conferenza di pace e per il bando delle armi nucleari. Avete scelto le parole d’ordine più inclusive per consentire l’adesione anche dei partiti che hanno detto sì alle armi a Kiev?
Da marzo la guerra si è evoluta, e anche la consapevolezza delle persone. Da parte di molti oggi c’è maggiore responsabilità per far parlare la pace, non le polemiche. Ma le nostre parole d’ordine sono quelle di sempre, il tema delle armi nucleari lo proponiamo da sempre. La guerra porta solo alla guerra. Nella nostra piattaforma oggi non c’è l’“equidistanza”, che però era stata fraintesa: nessuno di noi pensa che l’Ucraina e la Russia stiano sullo stesso piano.
Stavolta in piazza, con Europe for peace, ci saranno anche i partiti progressisti, Pd e M5s, che hanno votato sì alle armi. Chi ripensandoci poi, chi no.
Le adesioni ci fanno piacere. E la presa di coscienza che la pace è l’unica soluzione. Alcuni ci hanno spiegato che non vogliono alimentare la guerra ma supportare il popolo ucraino, e che senza quegli aiuti oggi non esisterebbe più un’Ucraina indipendente. Altri che comunque bisognava aprire da subito canali diplomatici. Quello che contesto io è il fatto che questi canali diplomatici non si siano aperti subito. La pace si costruisce con le due parti, aggredito e aggressore.
A meno che la Russia non vinca la guerra.
Putin non la può vincere, è evidente. Nel diritto internazionale l’invasione russa non è accettabile.
Quindi riconoscete all’Ucraina il diritto a difendersi?
Certo. E diciamo a Zelensky che serve mettersi a un tavolo e trattare. Per una pace giusta, senza giustizia non c’è pace. Dalla piazza di sabato vogliamo chiedere pace, non resa alla Russia.
Eppure alcune associazioni parlano di «pace a qualsiasi costo». Anche a costo della resa?
No, il punto è che in questi otto mesi ci hanno detto che l’unica cosa da fare è la guerra. E che la pace è una cosa utopica. Io non mi permetto di entrare nelle questioni internazionali, ma l’Europa dov’è? Deve aprire canali diplomatici, le sanzioni e le armi non bastano, e non portano alla pace. Quante iniziative diplomatiche ci sono? Si parla solo della capacità dei missili.
Il Pd sarà contestato?
Mi auguro una piazza pacifica, serena. Non temo contestazioni, non le escludo, l’importante è che venga fuori il grido per la pace, non i fischi. Sarà una piazza con molti colori, ci sarà anche l’associazione di Gianni Alemanno, legata al centrodestra. Ma è una manifestazione promossa dalle associazioni per i cittadini. Il fatto che i partiti vengano, quindi irrobustiscano lo spessore politico della manifestazione è un bene. E se alcuni partiti oggi prendono coscienza di quello che dice quella piazza, è un bene. La traduzione politica poi è responsabilità loro. Benvenuti, ma non saranno loro il fronte mediatico.
Avete preso misure per evitare striscioni pro Putin e anti Nato?
Mi auguro che non ci siano. Abbiamo trecento addetti alla sicurezza, staremo attenti, ma non possiamo controllare tutti gli striscioni. La manifestazione del 5 di marzo era più spontanea. Abbiamo striscioni molto belli, su pane e pace, sulla pace sorella della giustizia sociale e ambientale. Mi auguro che i media li vedano, e non vedano gli eventuali cartelli di qualche bischero. Ci sono i sindacati unitari, il mondo cattolico, le famiglie. Lo striscione di apertura è portato dagli scout.
Noi cronisti cercheremo gli striscioni Putin=Nato. E li scoveremo.
Lo sappiamo. Ma convinceremo anche i giornalisti ad ascoltare tutta la piazza.
Ci saranno bandiere ucraine?
Sì, verranno gli ucraini della parrocchia di Santa Sofia (di Roma ndr), e da tutta Italia.
Dopo il decreto anti rave vi preoccupa il clima della piazza? Temete provocazioni?
No. “Il” o “la” presidente del Consiglio spero ascolti la piazza. Nel suo discorso ha detto che la pace non si fa con le bandiere. Noi pacifisti non siamo sbandieratori, le nostre associazioni lavorano tutti i giorni, in tanti siamo stati in Ucraina, a Kiev, a Leopoli, a portare aiuti, sostegno e solidarietà.
Pacifista è diventato sinonimo di amico di Putin. Riuscirete a cambiare questa narrativa?
Ma è una cavolata. Chiedono ai pacifisti di non essere pacifisti? Ci sono 59 guerre nel mondo, e nessuno ci accusa di stare dalla parte dell’aggressore negli altri 58 casi. Siamo pacifisti, veniamo dalla storia della non violenza, siamo contro l’uso delle armi. È vero, non siamo per l’annientamento della Russia. Annientare il nemico è quello che vuole fare Putin, non deve essere il ragionamento delle democrazie.
Sulla guerra i governi Meloni o Draghi pari sono?
Non lo sappiamo, a parole sì. Ma la posizione di Silvio Berlusconi su Putin è inaccettabile, gravissima.
Il corteo conterrà quasi tutto il presepe dell’opposizione al governo. Sarà di fatto la prima manifestazione contro la destra?
No, assolutamente. Nessuno strumentalizzi la piazza. I partiti dell’opposizione hanno aderito, ma non mettano in bocca alla piazza altri contenuti.
Non sarà la piazza lanciata per primo da Conte?
No, Conte ha intuito che la piazza si stava organizzando, del resto facciamo manifestazioni da mesi e questo appuntamento lo abbiamo pensato a partire da agosto.
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