- Il colloquio, che segue a ruota un’intervista al Corriere della Sera lunedì, fa intuire una futura maggiore presenza mediatica dell’ex presidente del Consiglio dopo mesi di relativo silenzio. Conte appare combattivo.
- L’ex premier racconta di lunghe riunioni (con tutte le correnti e con tutti i gruppi interni ci sono «ottimi rapporti»), con grande sostegno e aspettative elevate. Certo, «sempre se mi confermeranno gli iscritti». Un dubbio che dopo tutto l’hype che ha circondato la sua discesa in campo e votazioni che (come ricorda Floris) hanno premiato candidati che hanno preso tre voti non è giustificabile neanche con la scaramanzia.
- «La mia politica è curare le parole, la profondità del pensiero e non affidarsi agli -ismi». Quindi, «no agli slogan» e viva le lettere che si lasciano alle spalle «la gogna mediatica». Cosa rimane? «I vecchi valori non negoziabili: la legalità, la lotta a tutte le mafie, anche le agromafie, l’etica pubblica».
Il leader in pectore del neoMovimento, Giuseppe Conte, martedì sera ha concesso un’intervista a Di Martedì di Giovanni Floris. Oltre a parlare del «grande onore» che è stato fare il presidente del Consiglio, ha insistito su altri temi centrali per il rilancio del Movimento (e le sue nuove priorità).
Nel colloquio, che segue a ruota un’intervista al Corriere della Sera di lunedì e fa intuire una futura maggiore presenza mediatica dell’ex presidente del Consiglio dopo mesi di relativo silenzio, Conte appare combattivo. Le sue repliche sono verbose e in alcuni momenti sembra sentirsi molto sotto attacco (anche più di quanto non lo sia realmente).
Confrontato con la sua relativa inesperienza, Conte dice di avere sempre seguito la politica da accademico e da «grande appassionato della vita sociale e politica del paese». Parlando poi del suo trasformismo, anticipa di voler pubblicare tutti i suoi discorsi pubblici (l’attesa era grande) e annuncia: «Vi sorprenderete». Una promessa che torna più volte nella serata: l’uomo è pronto, dopo aver creato tutta la suspense del caso, a offrirci grandi sorprese, pare.
La guida del M5s
«Ci sarà da sporcarsi le mani nel rilancio del Movimento?», chiede Floris. Conte parla in maniera piuttosto vaga di compiti diversi che ha affrontato, di sfida delicata, ma ribadisce il suo entusiasmo e promette, di nuovo, che «rimarrete sorpresi».
L’ex premier racconta di lunghe riunioni (con tutte le correnti e con tutti i gruppi interni ci sono «ottimi rapporti»), di grande sostegno e aspettative elevate. Certo, «sempre che mi confermeranno gli iscritti». Un dubbio che dopo tutto l’hype che ha circondato la sua discesa in campo e votazioni che (come ricorda Floris) hanno premiato candidati che hanno preso tre voti non è giustificabile neanche con la scaramanzia.
«Non vedo l’ora di esser tra la gente, dove ho sempre vissuto la politica»: nel momento di massimo pathos Conte annuncia che il giorno in cui è stato detronizzato era in realtà contento perché finalmente tornava «tra la gente, tra i bisognosi».
Non vede l’ora anche di «fare una proposta politica in una competizione elettorale alle politiche prossime» (o alle prossime politiche?), perché, in fondo, «per le amministrative siamo appena partiti col nuovo Movimento». Mannaggia.
L’altro ritornello della serata è: «Non me lo faccia anticipare». È la risposta standard quando il conduttore tenta di portarlo sui dettagli specifici, per esempio sui «nuovi organi» che Conte ha in mente per il Movimento. Il leader in pectore fa solo qualche accenno, specificando che «non saranno le forme del tradizionale schema partito», ma si utilizzeranno «strutture agili» che «conservino la freschezza del Movimento». Chiarissimo.
Fine del Conte II e rapporto con Draghi
«Rimangono le responsabilità» per la caduta del governo Conte II, dice il leader. Il riferimento è senza dubbio a Matteo Renzi: Conte cita «l’insofferenza di una forza di maggioranza in particolare», senza nominarla.
Quando Floris cita il presunto complotto ai suoi danni, il neoleader spiega che il governo è solo questione di voti, quando il conduttore tira in ballo Renzi, si lascia andare a un «non sono mai stato sereno» accompagnato da un moto di finta serietà che si scioglie in un sorriso. Battuta originale, non c’è che dire.
Ma in realtà Conte non era tranquillo soltanto perché «un premier in pandemia non può stare sereno», figuriamoci, perché dell’agenda del senatore di Rignano non gli importa, «fatti suoi».
Nessuno screzio personale (neanche con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ci tiene a sottolineare, «conta cosa dicono i partiti»), ma un «problema di sistema»: prima priorità, quando sarà confermato come leader, sarà una riforma costituzionale che «rafforzi il sistema e non lo lasci in mano alle forze al 2 per cento». Di fronte alla richiesta di qualche dettaglio in più, però, ritorna il solito «non me lo faccia anticipare». Perché, insomma, convocherà gli altri leader e «ci ragioneremo».
Le idee sulla giustizia
«La mia politica è curare le parole, la profondità del pensiero e non affidarsi agli -ismi». Quindi, «no agli slogan» e viva le lettere che si lasciano alle spalle «la gogna mediatica». Cosa rimane? «I vecchi valori non negoziabili: la legalità, la lotta a tutte le mafie, anche le agromafie, l’etica pubblica». Questi i tratti distintivi del Movimento, «anche nel nuovo corso». Si aspettano con ansia novità sulle agromafie.
Niente più «no pregiudiziali», si lavorerà «fino allo spasimo». E il M5s «sarà sempre più intransigente su principi e valori».
Conte si accalora quando si parla della riforma della prescrizione nell’ambito della proposta di riforma della Giustizia della ministra Marta Cartabia. «Le posso chiedere qualche secondo in più sulla prescrizione, dottor Floris?», seguono sguardo diretto in camera e un paio di brocardi del neoleader su «i processi importanti che si sono prescritti», «anche perché la prescrizione finisce per creare un sistema censitario. Cosa significa? Se ne avvantaggiano i ricchi, i poveracci della prescrizione non ne benificiano». La soluzione è, chiaramente, accelerare i tempi della giustizia.
Il direttore di Libero, Alessandro Sallusti, collegato, sorride, e Conte replica anche al sorriso: «Caro direttore, non sorrida perché è un fatto serio qui». Il neoleader ribadisce ancora di voler rendere i processi più veloci, ma non è chiaro come (se non eliminando la prescrizione, come è avvenuto grazie ai piani dell’ex ministro Bonafede): messo di fronte al fatto che non ha una proposta alternativa, l’ex premier spiega che in fondo quella misura entra in vigore tra qualche anno, quindi «c’è tutto il tempo per riformare la giustizia».
L’uomo Giuseppe
Myrta Merlino, da «quota rosa», «si prende il lusso di fare una domanda all’uomo: c’è qualcosa che Giuseppe non rifarebbe?» Giuseppe si lancia in un appassionato discorso sulla responsabilità e i responsabili e si gioca la carta Segre per dimostrare che i responsabili non sono soltanto Ciampolillo & co.
Le altre caratteristiche che si autoattribuisce l’uomo Giuseppe (e che attribuisce al suo Movimento) sono la lealtà e lo spirito costruttivo. Figurarsi se può negarle a Draghi, sempre che questo «non oscuri le nostre battaglie». Si incontreranno presto, dice, «non con simpatia», come suggerisce Merlino, ma «con cordialità». Dopo che sarà stato (forse) incoronato e ci avrà stupito.
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