Jet privati
- La pagina Instagram che ha lanciato la campagna contro i jet privati in Italia ora ha articolato meglio la sua proposta per rimediare a questa ingiustizia climatica.
- Si tratta di tre proposte per regolamentare (e non abolire) il traffico privato in Italia: vietare le tratte inferiori ai 500 chilometri, tassarne il kerosene e applicare un’imposta a ogni decollo (quella attuale è poco più che simbolica).
- Ci sono poche possibilità che vengano prese in considerazione nell’attuale contesto politico italiano, ma la campagna è un piccolo laboratorio su come portare avanti proposte politiche radicali sul clima in Italia.
Anche se è una storia della settimana scorsa, sembrano già passati mesi da quando discutevamo di abolire o almeno regolamentare l'intenso traffico di jet privati negli aeroporti italiani. Il nostro metabolismo mentale ha già espulso il tema dal dibattito, ma i primi promotori della proposta stanno provando a tenerla in vita, lottando allo stesso tempo contro la ristretta soglia di attenzione della politica italiana e il suo diffuso conservatorismo.
Al di là di come andrà e delle improbabili ricadute politiche concrete (almeno nel breve termine), la questione della regolamentazione dell'aviazione privata è un piccolo laboratorio su come si possono portare avanti in Italia proposte politiche radicali in un contesto di crisi climatica.
La questione jet privati ha attraversato il ciclo accelerato del dibattito italiano: un'idea, frutto di dati e di elaborazione, è diventata la card social di una lista (Europa Verde e Sinistra Italiana), usata per dare una scossa alla campagna elettorale.
Ne è nato un dibattito surreale, che si è esaurito in fretta e nel quale si è parlato di tutto tranne che del merito della questione centrale: non c'è strada per abbattere le emissioni di CO2 se non si mette mano alla disuguaglianza per cui una persona può consumare in un'ora il carbonio che per un altro viene sfruttato nell'arco di anni. In Europa il 50 per cento della CO2 emessa in atmosfera dall'aviazione viene dall'1 per cento più ricco della popolazione.
Il 41 per cento di questo 50 per cento viene dall'aviazione privata, le cui emissioni sono aumentate del 31 per cento tra il 2005 e il 2019, contro il 25 per cento di quella commerciale. Nessun privilegio sintetizza l'ingiustizia climatica bene quanto il volare regolarmente su un aereo privato da Torino e Milano per risparmiare dieci minuti di viaggio soltanto perché si può farlo.
Il merito dell'esistenza di questo dibattito può essere intestato a una pagina Instagram, che si chiama Jet dei Ricchi. Attualmente ha 31mila follower e traccia le rotte degli aerei privati italiani usando open data pubblici.
Era successa la stessa cosa in Francia con l'account che conteggiava le emissioni dei voli dell'imprenditore Bernard Arnault: è bastato impaginare in modo chiaro i numeri della questione per visualizzare la scala del problema.
Quando Fedez emette 12 tonnellate di CO2 per volare da Ibiza a Tirana e ritorno fa fuori il budget climatico dei trasporti di quattro persone per un intero anno.
Alneno quelli brevi
Ora hanno fatto un passo in più: immaginare un'aviazione privata meno climaticamente irresponsabile in Italia. Si tratta di tre proposte, ci hanno lavorato insieme all'organizzazione specializzata in decarbonizzazione dei trasporti Transport&Environment: vietare i voli privati brevi, tassarne il kerosene e applicare un'imposta a ogni tratta.
Vietare i voli privati brevi è la versione moderata del vietare i voli privati nella loro interezza. Si tratterebbe di cancellare un decollo su cinque: il 18 per cento delle rotte di aviazione privata in Italia è inferiore ai trenta minuti.
Costringere la clientela degli aerotaxi a scegliere un'alternativa se il tragitto è meno di 500 chilometri e se esiste un mezzo di trasporto meno inquinante per percorrere la distanza in meno di tre ore permetterebbe di tagliare di un terzo le emissioni dell'aviazione privata su base europea.
L'idea di tassare il kerosene dei voli privati sarebbe invece un incentivo a usare carburanti più sostenibili, e creerebbe un gettito fiscale non trascurabile. Infine, la terza proposta è applicare un'imposta più seria ai voli privati. Esiste già oggi ma è praticamente simbolica (dai 10 ai 200 euro per voli che ne costano da 5mila in su, per esempio, come un classico Milano - Roma) e quindi invisibile, di nessuna efficacia.
Il tema da noi è sembrato più sovversivo di come sia in realtà, è stato quasi accolto come un invito all'abolizione della proprietà privata. Ed è per questo utile che l'account all'origine di tutto abbia lavorato per articolare meglio la proposta, facendo supplenza ai partiti che avevano preferito solo rilanciarla.
Le idee non sono visionarie: le tratte brevi in Francia sono state vietate addirittura per l'aviazione commerciale sulle rotte dove c'è un'alternativa più sostenibile.
Era una proposta arrivata direttamente dai cittadini estratti a sorte e riuniti in assemblea, spia che esiste una domanda dormiente di radicalità da intercettare nelle nostre società. Nel 2020 il parlamento svizzero ha approvato un'imposta simile a quella chiesta in Italia, dai 500 ai 3000 euro per ogni volo privato.
In Italia siamo ancora lontani. Eppure abbiamo manomesso il funzionamento della democrazia perché ci sembravano inaccettabili auto blu e stipendi dei parlamentari, ma quando si parla di lussi privati certi privilegi sembrano ancora intoccabili.
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