L’obiettivo della società è di garantire la manutenzione e la gestione di soluzioni software e di servizi informatici per Inail, Inps e Istat. Ma non esiste un sito Internet, non ha una sede definitiva e non è nemmeno partita la fase di reclutamento del personale
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L’obiettivo della 3-I spa è di garantire la manutenzione e la gestione di soluzioni software e di servizi informatici per Inail, Inps e Istat, dalle cui iniziali deriva il nome.
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Il governo, a dicembre, ha esultato per la nascita della società, che finora è salita alla ribalta solo per la mail dell’ex presidente Anastasio, in cui citava Mussolini.
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A oggi non esiste un sito Internet, non c’è ancora una sede definitiva e non è partita la fase di reclutamento del personale. L’accusa dei sindacati: «Sembra che sia costituita solo per prendere i 150 milioni del Pnrr».
La società 3-I c’è, perché è stata fondata con tanto di statuto, ma nei fatti ancora non esiste. Paradossalmente, la polemica sull’ex presidente Claudio Anastasio, che aveva inviato con una mail ai componenti del cda il discorso di Benito Mussolini in cui rivendicava il delitto Matteotti, ha rappresentato l’unico segnale di vita di un progetto che resta poco chiaro.
Non esiste un sito Internet, fatto singolare per una realtà del settore informatico, non c’è ancora una sede definitiva né è stata avviata la fase di reclutamento del personale. E non si parla nemmeno del successore di Anastasio.
La missione di 3-I
Il compito della 3-I è provvedere alla «manutenzione e alla gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore degli enti previdenziali e amministrazioni pubbliche centrali», come si legge nell’atto di fondazione.
Il progetto riguarda in particolare Inail, Inps e Istat, dalle cui iniziali deriva la denominazione 3-I. La società dovrebbe quindi trasformarsi in un polo pubblico specializzato nella fornitura di servizi informatici, nell’ambito delle attività presidiate dai tre istituti e, in generale, delle altre pubbliche amministrazioni.
Ma la fase operativa è molto lontana: la più ottimistica delle stime parla di un ipotetico avvio per il prossimo autunno. «La sensazione è che la società sia costituita per prendere i 150 milioni del Pnrr, messi su questo capitolo», dice Luigi Romagnoli, componente dell’esecutivo Usb pubblico impiego.
La creazione di una newco dedicata allo sviluppo di software a supporto della trasformazione digitale della Pubblica amministrazione era infatti un traguardo previsto nella missione “digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella Pa”.
Nonostante un quadro nebuloso, prima delle sue dimissioni Anastasio si era lanciato in previsioni entusiastiche, parlando di una gara, da un miliardo di euro, per «i servizi di sviluppo applicativo di Inps» che sarebbe stata gestita da 3-I.
L’allora numero uno della società aveva ringraziato il presidente dell’istituto di previdenza, Pasquale Tridico, «per avere fatto di tutto per dare a 3-I quanto necessario per operare». Parole che non hanno trovato riscontro: in assenza della struttura societaria, e di dipendenti assunti, è impossibile gestire l’appalto. Tra i tanti nodi, il capitolo personale resta quello principale.
Esultanza di facciata
«La proposta era di offrire la mobilità volontaria e temporanea ai dipendenti di Inail, Inps e Istat, con incentivi vantaggiosi chi avrebbe scelto di spostarsi, per qualche tempo, nella nuova società», dice Matteo Ariano della Fp Cgil funzione pubblica.
Ma, aggiunge il sindacalista, «su questo punto manca addirittura una bozza di proposta. La società, insomma, esiste solo sulla carta». Una questione che allunga i tempi: la procedura richiede degli incontri per la definizione del perimetro delle competenze, il coinvolgimento dei tre enti interessati, e non ultimo la tipologia di contratto lavorativo da applicare.
Eppure a dicembre la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, insieme agli altri due titolari del dossier, Paolo Zangrillo, ministro della Pa, e ad Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione, avevano annunciato l’avvio della società, definendo l’azionariato che vede l’Inps come socio di maggioranza, al 49 per cento. All’Inail, invece, sono andate il 30 per cento delle quote, e all’Istat il 21 per cento.
Ma qual è la storia della 3-I? Il primo passo risale all’aprile del 2022 con il decreto Pnrr del governo Draghi, che ha definito la nascita della società.
L’iniziativa è proseguita con il cambio della guardia a palazzo Chigi, dandogli peso. Tanto che al vertice della società Giorgia Meloni aveva piazzato il fedelissimo Anastasio.
I sindacati hanno chiesto più volte dei chiarimenti per capire la direzione e l’organizzazione della 3-I spa. «Non c’è piano industriale, non c’è un documento che spieghi davvero quale sia la missione della società», ribadisce, a nome dell’Usb, Romagnoli.
Poche informazioni
Le uniche informazioni sono state riferite proprio da Anastasio in un incontro informale con i vertici sindacali. L’obiettivo dichiarato è quello della razionalizzazione della spesa pubblica.
Ma si torna sempre al punto di partenza: al momento non c’è un interlocutore, un luogo fisico, se non quello temporaneo. Inizialmente si ipotizzava che la sede della 3-I potesse trovare ospitalità negli uffici dall’Inail. Ma non ci sono state conferme e si resta ospiti del governo.
Inoltre, non è possibile comprendere se davvero ci saranno quelle mille assunzioni annunciate: è impossibile avanzare delle candidature per lavorare con la società; non c’è traccia di un reclutamento del personale sul web, nemmeno attraverso strumenti come Linkedin.
«È una situazione molto fumosa», aggiunge Ariano, ricordando un altro tema su cui sono stati chiesti chiarimenti: «Il trattamento dei dati dei tre enti, che sono molto sensibili per la loro natura. In passato abbiamo ricevuto generiche rassicurazioni, che non posso bastare».
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