Anche la sezione locale del partito ha promosso la petizione a Giorgia Meloni per dirsi contraria all’ipotesi. Il muro dell’area prescelta confina con un camping e si trova a 200 metri dal mare
Il governo ha dovuto chiedere aiuto all’Albania, visto che in Italia i comuni sono pronti a una strenua resistenza contro nuovi centri per il rimpatrio. Come anticipato da Domani nei giorni scorsi sono partiti i sopralluoghi in Liguria: ad Albenga si è recata una folta delegazione del ministero della Difesa per vedere l’area dell’ex caserma “Piave”, ma nei prossimi giorni il primo cittadino, Riccardo Tomatis, firmerà una lettera scritta con gli avvocati all’indirizzo del ministro della Difesa Guido Crosetto, di palazzo Chigi per Giorgia Meloni, del ministero dell’Interno e anche a quello dell’Economia.
Il ministro Crosetto è incaricato di occuparsi della costruzione dei nuovi centri, e Albenga gli manderà un avvertimento in grande stile. Nella bozza, che abbiamo potuto leggere in anteprima, si invitano «a non definire illegittimamente il procedimento senza attendere tale preannunziato momento partecipativo», quindi a decidere senza coinvolgere il comune, e si chiede accesso agli atti.
Per il comune tutto «osta prima facie alla prospettata localizzazione». Insomma, non si può fare, e per questo includeranno una diffida.
La visita
La scelta di Tomatis di intervenire è stata presa con l’appoggio unanime di destra e sinistra. Il 17 ottobre il Consiglio comunale ha approvato una delibera per dare mandato al sindaco di «ribadire la ferma opposizione a questa proposta».
Per Tomatis, i problemi sono evidenti. Le linee guida del governo prevedono che non si possa procedere se esistono dei vincoli oppure si è troppo a ridosso dei centri abitati; eppure, nonostante le case vicine, un muro confinante con un camping e, a 200 metri, gli stabilimenti balneari, il governo ha voluto verificare. Ultimo sfregio per il governo Meloni, la sezione locale del partito della premier, Fratelli d’Italia, ha promosso una petizione da inviare «al presidente» Giorgia Meloni per esprimere contrarietà all’ipotesi.
Come rivelato da questo giornale, i progetti di fattibilità dei Cpr formato Panopticon, che ricordano il carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham, riguardano 9 comuni. Oltre ad Albenga, ci sono Castel Volturno (Caserta), Bolzano, Diano Castello (Imperia), Aulla (Massa Carrara), Falconara Marittima (Ancona), Catanzaro, Brindisi e Ferrara.
Proprio pochi giorni fa il sindaco leghista Alan Fabbri ha ammesso di aver avviato un confronto col ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Ma mentre il sindaco si prepara a cedere, si è sollevata la chiesa. Per il vescovo, Gian Carlo Perego, presidente della fondazione Migrantes della Cei, «più che una città carcere il futuro di Ferrara dovrebbe essere quello di una città aperta e inclusiva».
Il governo si concentra spasmodicamente su nuove strutture, andando a scomodare il presidente albanese Edi Rama, eppure i centri per il rimpatrio in Italia hanno dei posti liberi. Quelli operativi sono 9, e hanno una capienza totale di 669 posti. L’ultimo aggiornamento delle presenze, dello scorso 17 ottobre, registra 60 posti vacanti.
Non risulta in lista Pozzallo, dove il tribunale di Catania ha stabilito che non potessero essere reclusi dei migranti tunisini. Piantedosi ha spiegato che in effetti non è un Cpr ma un luogo di trattenimento «per le procedure accelerate di identificazione e gestione della domanda di asilo». Comunque una struttura detentiva.
Nei corridoi del Garante si dice che il governo adesso ci stia pensando due volte prima di adottare dei nuovi provvedimenti di trasferimento dei richiedenti asilo, e attende la Cassazione. Intanto pensa a come mandare i migranti in Albania.
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