I leghisti dovevano ritirare un emendamento che rinvia i termini per adeguare le università telematiche agli standard degli altri atenei ma non l’ha fatto. Tensioni con Bernini
La maggioranza è fragile, le europee si avvicinano e gli scontri tra i partner di governo non mancano. In una situazione già molto tesa, la Lega ha deciso di aprire un fronte ulteriore con Forza Italia, nonostante continui parallelamente la polemica con Fratelli d’Italia sulle proteste degli agricoltori. In questo caso, l’oggetto del contendere è un emendamento al decreto millleproroghe, in discussione in questi giorni in commissione Affari costituzionali alla Camera. Si dovrebbe votare già domani, ma la trattativa è in alto mare, visto il muro contro muro di FI e Lega.
La proposta di modifica a prima firma di Edoardo Ziello prevede che sia rinviato di un anno il termine per la regolarizzazione di requisiti e modalità di accreditamento delle università telematiche. Un adeguamento necessario per garantire agli studenti una qualità di insegnamento all’altezza del resto del sistema universitario, che però implicherebbe pesanti modifiche alle strutture degli atenei.
Il rinvio del termine per mettersi in regola sarebbe dunque un regalo a realtà che in passato hanno finanziato con generosità le campagne elettorali della Lega – per esempio le società legate a eCampus che hanno versato decine di migliaia euro alla corsa del partito di Matteo Salvini alle ultime politiche – e che potrebbe tornare a farlo anche in vista delle elezioni europee. Per altro, la modifica andrebbe a favorire anche Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Cusano. L’imprenditore ha annunciato la settimana scorsa le proprie dimissioni da sindaco di Terni per dedicarsi a tempo pieno alla campagna elettorale per le europee. Considerato che Alternativa popolare attinge a una parte del bacino elettorale della Lega, la mossa dei salviniani potrebbe anche essere letta come il tentativo di porre un freno alla corsa di Bandecchi e inglobarlo nell’alveo del Carroccio, come il partito sta tentando di fare anche con il generale Roberto Vannacci. Ma tra chi approfitterebbe della norma ci sono altri nomi di peso: oltre a Francesco Polidori, fondatore di eCampus, ex parlamentare di FI e soprannominato mister Cepu, anche il fondo Cvc, che controlla il gruppo Multiversity (Pegaso, acquistata da Danilo Iervolino, San Raffaele e Universitas Mercatorum).
L’unico ostacolo sulla via della Lega è la totale contrarietà di Anna Maria Bernini a rinviare l’adeguamento. La ministra dell’Università di Forza Italia non ha intenzione di fare passi indietro: la scorsa settimana si era trovato un compromesso politico per risolvere la faccenda trasformando l’emendamento in un ordine del giorno, cioè un impegno non vincolante nei confronti del governo. La vicenda sembrava chiusa, tanto che il 7 febbraio Bernini aveva twittato dal profilo ufficiale: «Il Mur è al lavoro per un tempestivo approfondimento dei requisiti e delle modalità di accreditamento dei corsi di studio delle Università telematiche».
Poi, l’improvviso passo indietro della Lega. Domani, quando la commissione Affari costituzionali tornerà a riunirsi la situazione dovrebbe infatti essere ancora quella di partenza, dopo che i salviniani avrebbero rinunciato al ritiro dell’emendamento, che dalle parti del ministero si aspettavano già per la fine di questa settimana.
Rendere conto
Il sospetto che circola è che le università con cui la Lega ha rapporti non siano state soddisfatte della proposta di trasformare il rinvio in un semplice ordine del giorno. La questione sarebbe finita addirittura sul tavolo di Matteo Salvini, ma il settore ha buone entrature ovunque, anche grazie alle cattedre assegnate a deputati e manager pubblici. Come quella che detiene il presidente azzurro della commissione Nazario Pagano, che è docente universitario in Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università Telematica Pegaso.
Pagano non è l’unico di Forza Italia che persegue una linea diversa da quella di Bernini: anche il collega Paolo Zangrillo, ministro della Pa, ha dato il via libera agli accordi con gli atenei telematici per la formazione dei dirigenti pubblici, un’apertura che ha ereditato da quando a guidare quel ministero c’era l’allora forzista Renato Brunetta.
Bernini dovrà quindi gestire sia i colleghi leghisti che le rimostranze interne al partito per tenere dritta la barra: poco importa nella trattativa che il rapporto 2023 dell’Anvur (l’autorità che valuta la qualità dell’insegnamento negli atenei, legata al ministero) definisce come “pienamente soddisfacente”, il secondo livello di valutazione più alto, soltanto una delle dodici università telematiche esaminate. Le altre vanno tutte peggio: insomma, l’adeguamento dei requisiti didattici in termini di tipologia di docenti e di modalità di calcolo del numero di studenti sarebbe urgentemente necessario.
La ministra è determinata a ottenerlo, ma altrettanto lo sono i leghisti a spuntarla con il rinvio: il rischio è che la questione salga di livello e finisca per coinvolgere, oltre a Salvini, anche Antonio Tajani e Giorgia Meloni. Un’altra miccia da spegnere per tempo.
© Riproduzione riservata