Il senato ha approvato la richiesta di non passaggio agli articoli. Passa dunque la ‘tagliola’ sul ddl Zan. I voti favorevoli sono stati 154, i contrari 131 e gli astenuti 2. Da un primo calcolo sarebbero una trentina i franchi tiratori
Alle 9 e 45 al senato è ricominciata la discussione generale sul testo «Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». Alla fine si è passati al voto di due richieste di «non passaggio agli articoli», firmate dal leghista Roberto Calderoli e dal “fratello d’Italia” Ignazio La Russa, che sono state approvate. Passa dunque la ‘tagliola’ sul ddl Zan.
La Legge Zan è finita
Il senato ha approvato la richiesta di non passaggio agli articoli. Passa dunque la ‘tagliola’ sul ddl Zan. I voti favorevoli sono stati 154, i contrari 131 e gli astenuti 2. Da un primo calcolo sarebbero una trentina i franchi tiratori.
Malpezzi (Pd): la Lega vuole solo affossare la legge
«Di là ci sono quelli che vogliono affossare una legge contro i crimini d’odio, di qua quelli che la ritengono necessaria e sacrosanta». La presidente dei senatori Pd Simona Malpezzi, nella dichiarazione di voto, ricorda che la legge Zan era «finita nei cassetti» della commissione giustizia di palazzo Madama, guidata dal leghista Andrea Ostellari. «Poi è cambiata la linea della destra», che infatti ha presentato un proprio testo. Ma, continua, «è cambiata anche la linea di Italia viva. Sarebbe stato utile andare diritti, marciare uniti». «Siamo disposti anche a cambiare la legge. Ma negli incontri di ieri è stato chiaro che la spada di Damocle del non passaggio agli articoli, sarebbe rimasta lì ferma a impedire qualsiasi forma di mediazione».
Iniziano le dichiarazioni di voto
A nome di Forza Italia il senatore Lucio Malan annuncia il sì del suo partito alla tagliola. No invece, a nome del gruppo delle Autonomia, di Julia Unterberger che rivolge un appello per la ricerca di modifiche condivise al testo.
L’autodifesa di Casellati
Lunga autodifesa della presidente Casellati per la scelta di concedere il voto segreto, duramente contestata da Zanda (Pd), De Petris (Misto, Leu) e a più riprese da esponenti dei Cinque stelle: «Sono confortata da precedenti che vengono da questa assemblea e dalla giunta di questa assemblea, ma anche dalla Camera».
Il “voto” del Vaticano
'«Davanti a simili progetti di legge, il comportamento dei fedeli e dei politici cattolici deve adeguarsi al Magistero della Chiesa, che sull’ideologia gender ha espresso “chiara riprovazione' tramite numerosi interventi di Papa Francesco». Con perfetto tempismo a pochi minuti dal voto del senato la Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede esprime i suoi “chiarimenti dottrinali” sul ddl Zan richiesti dall’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus. «Grati alla Santa Sede per la risposta chiara e inequivocabile», risponde l’associazione.
Assenze eccellenti
Momenti concitati in aula, si contano le assenze dal lato del centrosinistra. Italia viva nel mirino dei senatori del Pd. Manca il leader Matteo Renzi, impegnato a Ryad, ma anche Nadia Ginetti, Gelsomina Vono e Ernesto Magorno. Sono appena arrivati in aula l’ex ministra Teresa Bellanova, sembra richiamata al suo impegno direttamente da Alessandro Zan, e Francesco Bonifazi, fin qui assenti. Nei banchi di Forza Italia si nota l’assenza di Renato Schifani e Nicolò Ghedini.
Zanda: no al voto segreto
Il senatore Luigi Zanda si rivolge alla presidente Casellati che ha appena concesso il voto segreto sulle richieste di “non passaggio agli articoli”. Il senatore si appella al regolamento del senato per contestare la decisione, verso la quale pure esprime comunque il suo rispetto. «Il non passaggio agli articoli è una norma procedurale, su cui il voto segreto a mio avviso non può essere concesso». Anche Zanda si appella alle destre: se la legge sarà affossata «certamente non ce ne sarà una migliore in questa legislatura». Alla contestazione di Zanda sul voto segreto si unisce anche la senatrice Loredana De Petris.
Romeo cita Judith Butler a Marco Rizzo ma apre
Il presidente dei senatori leghisti Massimiliano Romeo respinge le accuse e attacca la legge Zan citando la filosofa femministra Judith Butler e il comunistissimo Marco Rizzo. Ma “apre” a un ragionamento con il Pd, segno che intestarsi l’affossamento della legge non sarebbe indolore neanche per la Lega: «Politici avveduti non avrebberoo mai portato un provvedimento di questa importanza senza un accordo di tutti», «Il governo rinvii la replica ad un’altra seduta: così avremo il tempo di trattare, discutere, evitare il voto sulla tagliola e dare una legge di civiltà al Paese».
L’appello di Arcigay
«Rivolgiamo un appello, in primis alle forze politiche che hanno approvato l’attuale testo alla Camera, cioè Movimento 5 stelle, Partito democratico, Italia viva e Liberi e uguali, affinché votino compatte per consentire alla legge di proseguire il suo percorso in aula». Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay, anche stamattina si rivolge ai senatori, come già nei giorni scorsi insieme alle associazioni del mondo lgbt. «A prescindere dalla posizioni dei singoli partiti sui vari articoli del testo, sarebbe oltremodo indegno che il parlamento nel 2021 non riuscisse neppure a discutere un testo per la prevenzione e il contrasto della violenza e delle discriminazioni, utilizzando un trucco procedurale per sfuggire al confronto e al dibattito innanzi a tutto il Paese».
Mirabelli: si modifiche, ma se la legge resta
«O discutiamo di una legge che solo noi non abbiamo nell’Europa dei diritti, o discutiamo di cancellare questa legge, le due cose non stanno insieme. Mi aspetto che sia chiaro a tutti i liberali che ho sentito in quest’aula». Il senatore Franco Mirabelli replica agli esponenti delle destre, ma anche di Italia viva, che chiedono modifiche al testo Zan. Il Pd è pronto a trattare, anche se entro certi binari, risponde, ma a patto che la legge non venga seppellita dal voto del “non passaggio agli articoli”.
Si fanno i conti in aula
Le assenze in Iv preoccupano. In aula i senatori Pd fanno i conti. I renziani inondano le agenzie di richieste di fermare il voto. Il senatore Faraone: «Noi voteremo il ddl Zan come sempre, peccato per la mancata intesa: siamo molto preoccupati che con il voto segreto la legge sia bocciata, sarebbe un disastro. Andare in aula così al buio è un terno al lotto che mi sarei risparmiato».
Iv chiede di rimandare, Renzi è a Ryad
Il senatore Cucca (Iv) è il primo a intervenire. Chiede di rimandare il voto. L’appello appassionato è comprensibile a colpo d’occhio: le destre sono a ranghi pieni, i senatori di Fi e Lega hanno ricevuto una precettazione tassativa. Italia viva invece conta qualche visibile assenza che potrebbe essere determinante nel otivoto. Manca, fra gli altri, proprio il senatore Matteo Renzi. Il quotidiano Il Fatto ha scoperto che il senatore di Scandicci proprio oggi è impegnato a Ryad in un confronto su «La cultura salva il mondo» organizzato dalla fondazione FII Institute, in omaggio al principe Bin Salman.
Voto al buio
L’esito del voto è più che incerto. Sulla carta alla vecchia maggioranza giallorossa, che ha già approvato la legge alla camera lo scorso novembre, ha perso almeno 4 o 5 senatori del gruppo misto, che nel frattempo sono diventati obiettori al green pass e quindi non possono entrare al senato. Fra loro l’ex grillina Bianca Maria Granato, sospesa per essere entrata a palazzo senza pass.
Determinante sarà la scelta della presidente Casellati: sul voto pende già la richiesta di voto segreto. Che favorisce le manovre dei “franchi tiratori”. Il Pd chiede il voto palese, come da prassi nei voti procedurali.
Il padre della legge, Alessandro Zan, a Radio Anch’io: «Spero che la presidente Casellati non conceda il voto segreto sulla cosiddetta tagliola, se il voto fosse palese non ci sarebbero problemi».
Italia viva con le destre
L’allusione è al zigzagante atteggiamento di Italia viva, che nei voti fin qui non si è mai discostata da Pd e Cinque stelle ma ha sempre lavorato per la modifica della legge. Così il capogruppo al senato Davide Faraone a Radio24: «Chi ci sta portando a votare questo provvedimento con le bende agli occhi si sta assumendo una grossa responsabilità. Io spero che tutto andrà bene. Ma se dovesse andar male, si assumano la responsabilità quelli che ci hanno costretto a questo scontro assurdo».
© Riproduzione riservata