Nella giornata conclusiva della Leopolda, il leader di Italia viva ha lanciato l’affondo alla presidente della Commissione europea, etichettandola come «un’influencer». Ma parla anche di politica italiana: e in platea si fa vedere l’ex compagna di Berlusconi, Francesca Pascale
Chiusura con i fuochi d’artificio alla Leooplda, kermesse di Italia viva. Matteo Renzi ha lanciato l’affondo contro la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, colpendo per interposta persona Antonio Tajani: «Non deve essere confermata alla guida della Ue. Se sarò eletto proporrò di votare contro di lei, e di votare per una leader e non una follower», ha detto il leader di Italia viva davanti alla platea della stazione fiorentina.
«Guardiamo alle 5 cose fondamentali», ha insistito l’ex presidente del Consiglio, «sguardo su futuro: rinviata. Riforme istituzionali, fondamentali, ma non sono arrivate. Io ho chiesto il pugno duro su Orban ma Von Der Leyen è timida. Le guerre: come siamo andati nella risposta ai conflitti? Benissimo su Twitter».
L’obiettivo Tajani
Da qui il rimprovero allo scarso impulso per la pace: «Non si possono solo inviare munizioni e armi, chi fa politica deve rivendicare un ruolo della diplomazia europea».
L’altro vero obiettivo di Renzi è comunque Forza Italia, che il senatore di Iv vede come un competitor elettorale per l’elettorato moderato: «Forza Italia e Tajani hanno snaturato e hanno votato Ursula Von Der Leyen, la visione europeista di Berlusconi è diventata il grigiore di Tajani. E io Forza Italia voglio combatterla nei suoi luoghi, in Veneto e Lombardia, io voglio vederli gli imprenditori che votano i sovranisti, si sparano nei piedi». Il mirino politico è stato puntato sul Ppe a tutto tondo, quindi. A cominciare da chi rappresenta i popolari europei in Italia. Un altro segnale è arrivato dalla presenza in platea di un’ospite inattesa: l’ex compagna di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale, che comunque da tempo si è allontanata dalla famiglia del fondatore di FI.
Renzi punzecchia il governo
Non è mancata una stoccata diretta al governo Meloni, dopo le polemiche di ieri sull’assenza improvvisa del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, atteso alla Leopolda: «Non so fino a quando Meloni sarà presidente del Consiglio, Salvini ci ha abituato a grandi emozioni. Ma il dato oggettivo è che dopo 18 mesi questo paese è più arrabbiato perché chi lo governa educa alla rabbia».
Renzi è tornato pure sul caso Pozzolo, che in queste settimane ha messo sotto osservazione più di molti altri leader politici: «Quando ci sono parlamentari che viaggiano con le pistole la presidente del Consiglio ha il dovere di dire qualcosa. Le istituzioni vengono prima di Meloni o dei cognati d'Italia».
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