Dopo aver sbrogliato la vicenda Rousseau, entrerà nel vivo la competizione per la guida del neomovimento. Conte punta a entrare in campo in maniera molto più decisa nel corso dell’estate, Di Maio tesse la sua strategia dalla Farnesina, osservando da vicino l’ex premier per capire come si posizionerà anche per la corsa al Quirinale
La gara per riprendere le redini del Movimento 5 stelle è aperta. Mentre Davide Casaleggio continua a tirare la corda, chiedendo al garante della privacy un prolungamento del termine per la consegna dei dati degli iscritti al Movimento, rimane da vedere chi guiderà il rilancio dei Cinque stelle, se il leader in pectore Giuseppe Conte, la cui presenza resta ancora evanescente, o Luigi Di Maio, che dalla Farnesina detta la nuova linea di un Movimento ripulito e presentabile in società.
Chi conosce i dossier assicura che Conte durante l’estate si muoverà in maniera più decisa nel tentativo di uscire dalla subalternità verso Di Maio, il quale, pur essendo formalmente privo del ruolo di guida, ha dettato le priorità dei Cinque stelle.
Ma è ancora troppo presto per pensare a un’uscita del Movimento dal governo, anche perché, dice un parlamentare, «ci vorrebbe un casus belli importante per giustificare l’ennesima giravolta». Lo schema futuribile di Conte contempla anche il tenersi disposizione per uno dei ruoli tra presidenza del Consiglio e della repubblica. Quella per il Colle ad oggi è una contesa aperta per cui sono già in circolazione molti nomi plausibili: parecchi retroscena giornalistici danno in movimento verso il Colle, oltre a Mario Draghi, anche Marta Cartabia e Dario Franceschini.
In ottica pentastellata, Conte al Quirinale risolverebbe un guaio ai Cinque stelle: tornerebbe infatti libera la casella di capo politico e dopo la guida inconsistente dell’ex presidente del Consiglio, mai troppo amato dai gruppi parlamentari (qualcuno arriva a definirlo «70 per cento acqua e 30 per cento retorica demodé»), potrebbe tornare in campo Di Maio e riposizionare il Movimento secondo le sue idee. E chi non si riconosceva più nella linea governista ha già lasciato da tempo.
Si ripartirebbe dallo zoccolo duro del 15 per cento che ancora oggi i sondaggi attribuiscono al Movimento per far fruttare l’esperienza al governo dei ministri nella riorganizzazione e nella creazione di una nuova immagine del M5s, lasciandosi alle spalle la disastrosa partita delle amministrative e delle fallite alleanze col Pd.
Insomma, ormai il periodo da cerchiare in rosso è l’autunno, quando la partita per palazzo Chigi e il Quirinale entrerà nel vivo.
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