Il premier Giuseppe Conte ha detto che promuoverà una «legge di impianto proporzionale». Il testo del Brescellum è fermo in commissione Affari istituzionali alla Camera. Con lo strappo di Italia viva, la maggioranza non ha più i numeri, che sono fermi 24 a 24
- La legge proporzionale è suonata come una mano tesa ai “costruttori”, che formerebbero la base di un movimento politico di Conte e che sarebbe favorito da un sistema elettorale proporzionale.
- Il proporzionale piace anche a Forza Italia, che così sarebbe incentivata a separare le proprie sorti da quelle del blocco sovranista del centrodestra.
- Senza Italia Viva, però, mancano i numeri in commissione e il Brescellum è fermo da mesi: sul testo manca la convergenza anche all’interno della maggioranza.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha promesso per due volte, sia nel discorso alla Camera che al Senato: «Il governo, nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma di impianto proporzionale perché con questo quadro non possiamo fare una legge elettorale che costringa nello stesso involucro sensibilità molto diverse. Piuttosto bisogna favorire appieno la rappresentanza democratica di tutte le realtà che sono sul campo».
Tradotto in termini politici, una legge elettorale proporzionale consente a tutte le forze politiche di avere una rappresentanza, con la possibilità poi di formare maggioranze in parlamento. Esattamente la specialità di Conte. Un sistema di questo genere, inoltre, avrebbe il pregio di rendere più attrattiva la nascita del nuovo polo di “costruttori”, che alle prossime elezioni potrebbe essere la base di un movimento politico di centro guidato dall’attuale premier. Grazie al proporzionale, il gruppo sarebbe la soluzione ideale per gli ex grillini ma anche per i fuoriusciti dal centrodestra in cerca di una nuova collocazione elettorale. Non solo, anche Forza Italia apprezzerebbe un ritorno al proporzionale e in quest’ottica potrebbe prestarsi a fare da sponda al governo. Il partito di Silvio Berlusconi, infatti, è la forza dell’alleanza di centrodestra più in affanno nei sondaggi, ma è anche spesso in disaccordo con la linea sovranista che Matteo Salvini vorrebbe imporre alla coalizione.
Il Partito democratico e il Movimento 5 stelle si sono già espressi in favore di una legge proporzionale: la proposta, attualmente ferma in commissione Affari costituzionali della Camera, porta la prima firma del grillino Giuseppe Brescia e nel luglio scorso era stato proprio il segretario dem Nicola Zingaretti a chiedere che quel disegno proseguisse nel suo iter approvativo, considerando la nuova legge elettorale un correttivo necessario dopo il via libera al taglio del numero dei parlamentari.
Il nodo della commissione
Le parole così esplicite di Conte hanno spiazzato la sua stessa maggioranza. Nessuno si aspettava un riferimento così diretto alla legge elettorale, né era stato discusso precedentemente. «Gli è servito per prendere più voti in aula», dicono i dirigenti del Pd, ma tutti sanno che quello del presidente del Consiglio sulla legge proporzionale può essere al massimo un auspicio e non certo una promessa.
Il perché è evidente guardando i numeri della Commissione. Il cosiddetto “Brescellum” è in stallo da mesi a causa del blocco dei renziani. Dopo aver dato il via libera al testo base, Italia viva ha cambiato idea e ha chiesto che la proposta di legge elettorale venisse riscritta con una impostazione di tipo maggioritario. Anche Liberi e uguali, pur favorevole al proporzionale, considera ancora troppo alta la soglia di sbarramento. «Il proporzionale ridurrebbe gli effetti negativi dovuti al taglio dei parlamentari, soprattutto sul piano della rappresentanza politica e territoriale al Senato», spiega Federico Fornaro, capogruppo alla Camera e membro della Commissione, ma «una soglia di sbarramento al 5 per cento appare eccessiva» perché «rischierebbe di produrre per altre vie una riduzione della rappresentanza».
A rendere quasi irraggiungibile in tempi rapidi l’obiettivo indicato da Conte, tuttavia, sono i numeri. Senza Italia viva la maggioranza avrebbe gli stessi voti dell’opposizione: 24 a 24. Il riparto è il seguente: 15 componenti del M5s, 7 del Pd, 1 di Leu e uno delle Autonomie contro i 3 di Fratelli d’Italia, 6 di Forza Italia, 10 della Lega e 2 del Misto, a cui si sommano i 3 renziani. In pratica, la maggioranza non ha la maggioranza e sarà costretta a cercarla ogni volta su ogni singola proposte di legge. Esiste comunque la possibilità che la composizione della Commissione si modifichi sulla base delle variazioni in atto negli schieramenti politici: se infatti alcuni deputati di Iv torneranno al Pd, i renziani potrebbero essere costretti a lasciare un posto.
Per ora da Italia viva non trapelano commenti. Sulla carta il proporzionale potrebbe favorirla soprattutto se, come è probabile, la soglia di sbarramento venisse abbassata al 3 per cento. Bisogna però aspettare cosa succederà nei prossimi giorni e se alla fine i deputati di Iv sceglieranno di far pesare la propria linea, paralizzando la Commissione e mostrando come una maggioranza raccogliticcia in assemblea non sia sufficiente a garantire il corretto svolgimento dei lavori parlamentari. In ogni caso, a oggi il Brescellum è lontano dall’essere un testo condiviso e nessuno è pronto a dichiarare che l’approvazione di una legge di tipo proporzionale sia solo una questione di tempo.
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